I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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mercoledì 29 aprile 2009

Ricette Naturali... I Cereali

Premetto che i sali minerali e le vitamine sono localizzate nella parte esterna del chicco e quindi li ritroviamo solo nei cereali integrali.
Quali cereali preferire e anche la scelta di un modo o l’altro di cottura dipende dalla condizione personale, ma esperimentando e allenando l’osservazione e l’ascolto si può scoprire come decidere al meglio.
Dopo aver mangiato c’è sempre un effetto, una reazione sia fisica che di stato d’animo: caldo-freddo, sonnolenza-nervosismo-insicurezza-paura o invece energia, buonumore, leggerezza, positività etc.

La BEVANDA di RISO e SOIA (vedi Soia gialla)
Se rimane del riso germogliato si può cucinare insieme agli altri cereali (al più presto perché germogliato non si conserva molto).
E’ preferibile cuocere i cereali misti nelle zuppe, sia con le sole verdure o anche con i legumi, per valorizzare le reciproche caratteristiche.

FIOCCHI di Cereali misti conditi
Per una persona: metti tre o quattro cucchiai di fiocchi in un pentolino. Ricopri con l’acqua, un pizzico di sale e porta a bollire lentamente fino a che assorbono l’acqua. Chiudi con un coperchio e lascia gonfiare per qualche minuto.
Si possono mangiare salati: con un filo di olio, gomasio e umeboshi oppure dolci: con uvetta, sesamo o semi di girasole tostati.

RISO e AZUKI
Gli azuki sono un cibo adatto in molti casi di problemi ai reni, quindi è indicato particolarmente nel periodo invernale, o quando questi organi vengono messi alla prova dal freddo.

RISO SEMINTEGRALE CON AZUKI
Tre tazzine di riso semintegrale (lavato due o tre volte) – una tazzina di boulgur e mezza di quinoa.
Una tazzina di azuki (lasciati a bagno una notte) per sei tazze di acqua.
Un cucchiaino di miele e pizzico di sale.
Portare a bollore e poi abbassare il fuoco lasciando cuocere lentamente, a metà cottura unire i cereali il sale e il miele.

QUINOA
Una tazza di quinoa per una tazza e mezza d’acqua cotta prima,
un cucchiaio di olio di sesamo,
due carote e un porro tagliati a julienne,
due cucchiai di mandorle tritate e uno di uvetta (non ammollate).
Scaldata la wok, versare l'olio e unire mandorle e uvetta, dopo un paio di minuti unite carote, porro e far cuocere per dieci minuti, in modo che le verdure rimangano croccanti.
Infine unite la quinoa già cotta e far saltare per qualche minuto. Salare e servire caldo.

NOTA: l’utilizzo di verdure dolci e frutta secca bilancia il desiderio di dolce

…e il dolce: CROCCANTE
Una tazza di cereale soffiato, una tazzina di semi di sesamo e mezza di semi di girasole, un cucchiaio pieno di miele e due di zucchero integrale mascobado.
Lavare e scolare bene il sesamo, scaldare la padella e aggiungere i semi (prima quelli di girasole)
e tostarli mescolando sempre.
Quando sono ben tostate aggiungere lo zucchero mescolando bene finchè si scioglie e poi aggiungere il miele mescolando bene e a lungo.
Quando tutto è ben amalgamato, stendere bene il tutto sopra un foglio di carta da forno, lasciare raffreddare e poi tagliare.

mercoledì 22 aprile 2009

È tempo di... Enzimi di Erbe Selvatiche

Gli enzimi sono ricavati dalla fermentazione delle erbe selvatiche con lo zucchero, si ottiene così una soluzione che, entrando in risonanza con gli enzimi delle nostre cellule li riattiva, ripulisce l’intestino e rivitalizza il nostro metabolismo.

Per pulire l’intestino e prepararlo a utilizzare al meglio gli enzimi d’erbe selvatiche – mentre si svolge il loro processo fermentativo, è bene, nel frattempo, iniziare a prendere della clorofilla con una centrifuga di erbe selvatiche: artemisia, piantaggine, trifoglio, ortica, malva, ecc.
non più di uno o due cucchiai al giorno perché sono ricche di potassio.
Nota: la clorofilla si trova anche in pastiglie ma….

Enzimi di erbe selvatiche
Per rivitalizzare gli enzimi intestinali e riequilibra tutto il metabolismo.
Raccogliere almeno un chilo e mezzo di diverse erbe selvatiche di stagione, più varietà possibili: piantaggine, ortica, malva, artemisia, coda cavallina (equisetum arvense), tarassaco, farfaro, farfara, trifoglio, foglie di primula-fragola-lampone, silene, rosoline, spinacio selvatico, poca cicoria, qualche germoglio di noce, castagno, melo e - solo qualche foglia o rametto perché troppo profumate – di finocchio, salvia e rosmarino.
Tutte le erbe vanno bene evitando bardana, aglio, erba cipollina.
Come procedere:
- Pesare e poi lavare,
- asciugare, non strizzare o schiacciare ma delicatamente come per l’insalata,
- mescolare bene con pari quantità di zucchero (anche bianco, poi si trasforma),
- lasciare in una bacinella coperta solo da un telo di stoffa, in un luogo caldo e riparato in modo che rimanga, circa, sempre alla stessa temperatura per 10/15 giorni (dipende dal clima).
- Ogni giorno ma se fa freddo anche 2/3 volte per portare calore, mescolare, delicatamente, per smuovere e ossigenare anche gli strati non a contatto con l’aria, a mani nude o con i guanti se ci sono ferite o problemi di pelle.
Secondo la temperatura sarà pronto in una settimana o anche due se non fa abbastanza caldo.

- Osservare quando compaiono delle bollicine nel liquido - non solo quando si mescolano - ma prima, a riposo - incomincia a fermentare e va travasato e filtrato.
Non dovrà fermentare troppo perché diventerebbe alcolico e non sarebbe più curativo.
- Colare avvolte in un canovaccio per far filtrare anche la parte residua. Evitare di strizzare.
Poi mettere un peso e lasciar colare ancora, questi ultimi enzimi vanno usati per massaggio.
Conservare in frigo, inizialmente non tappato, perché continuerebbe a fermentare.
Bere mezza tazzina da caffè, ogni giorno, a digiuno la mattina o dopo i pasti: si può sperimentare quando ci fa sentire meglio - ma continuare per almeno un mese.
Può sostituire una merenda o il dessert.
- L’erba rimasta si utilizza per il bagno per arricchire di Sali minerali (..e rende morbida e bellissima la pelle).
- Aumenta la volontà e il benessere personale
- Aiuta ad allungare il respiro

Utilizzo
- Per massaggi
- per eliminare le feci stagnanti
- per assimilare correttamente i cibi
- quando i bambini si svegliano di notte
- quando le mestruazioni sono dolorose
E anche…
- per rinforzare i capelli, si usano nel risciacquo

In cucina
- Si può aggiungere alla pasta del pane
- del riso (risciacquando mezzora prima della cottura)
- per togliere le tossine della carne (es: come per la marinata - spalmare bene un pollo con una tazzina di soluzione enzimata e lasciare per qualche ora prima di cuocere).

Per alimentare e attivare la flora intestinale in cucina provare anche:

INSALATINI di Radici ed Erbe aromatiche
Tagliare a fiammifero carote e ravanelli, metterle in una terrina di ceramica con sale peperoncino e un pizzico di zucchero nero, a questo punto unire qualche foglia di timo e basilico freschi. Lasciare almeno un paio d’ore ma anche due o tre giorni: più è lungo il tempo più le radici fermentano e si arricchiscono di enzimi.
Aggiungere, a piacere, ogni giorno nelle insalate.

Insalatini di cetrioli
Un cetriolo tagliato a fette, un cucchiaino raso di sale, peperoncino e un pizzico di zucchero nero, mescolate e coprire con un piattino e un peso per far uscire l’acqua. Lasciare coperto da due ore fino a una giornata e scolare l’acqua prima di utilizzarlo.

lunedì 20 aprile 2009

Sclerosi multipla 1- Quello che si sa

Sulla sclerosi multipla si sa ben poco, anche se alcune cose si conoscono nei dettagli.
E' una malattia da auto aggressione del sistema immunitario, che colpisce una particolare struttura del sistema nervoso centrale (cervello e midollo): la guaina di Schwann.
Quest'ultima é il rivestimento delle fibre nervose motorie che garantiscono la trasmissione degli impulsi nervosi, isolando, proteggendo e nutrendo le stesse fibre.
E' formata da una serie di avvolgimenti attorno alle singole fibre nervose, prodotti da una cellula specializzata in questa funzione, la cellula di Schvann.
Quando la sostanza caratteristica di questa guaina, la mielina, viene colpita, per qualunque motivo, la cellula nervosa subisce un danno più o meno grave, fino alla morte ed alla conseguente riparazione cicatriziale.
Ciò significa che, a quel punto, le funzioni di quella cellula sono andate perdute per sempre...

Perché accade tutto questo?
La medicina ufficiale, in definitiva, non lo sa; al massimo riesce a spiegare, e solo parzialmente, come.
Sarebbe un errore del sistema immunitario, soprattuto del grande sistema di istocompatibilità, che in definitiva dovrebbe riconoscere il mondo interno all'organismo, evitando di aggredirlo e distruggerlo.
Questo passaggio, che avviene nei primi tempi dello sviluppo del sistema immunitario, é uno dei fenomeni biologici fondamentali, che rendono possibile la vita dell'individuo stesso.

Perché allora, in questo caso, il sistema immunitario, ad un certo punto della vita stessa, sembra impazzire, ed attacca la parte anatomica più nobile di sé, il sistema nervoso centrale?
Sono state fatte parecchie ipotesi, nessuna convincente.
Che si possa trattare di un virus "latente" ed invisibile, il famoso virus Ninja o il famoso virus fantasma, mai però dimostrato.
Ancora, l'ipotesi tossico immunitaria, da metalli pesanti, ad es., ma anche questa, almeno statisticamente, non copre.
Ed ancora, la regina delle ipotesi: un errore del solito DNA. Ipotesi non sostenibile...
Allora? Si brancola nel buio, come sempre avviene in questo tipo di malattie, e sono moltissime.

Ciò che solo alcuni dicono: la ipotesi jatrogena, ossia da farmaci, sia per tossicità diretta che per una serie di combinazioni fra farmaco e mielina, che porterebbero il sistema immunitario a non più riconoscere , in questa mascherata, se stesso.
Il classico esempio di morte per "fuoco amico" (ricordate il povero Callipari?)...

Certo questa ipotesi, privilegiata dalla omotossicologia (ossia dai detrattori del farmaco), non é nemmeno presa in considerazione dagli adoratori del "dio" chimica farmaceutica.
Pure questa, tuttavia, è una ipotesi solo parziale ed insoddisfacente, anche se illuminante: dovrebbe almeno servire ad evitare la intossicazione voluttuaria da farmaci inutili, ma in questo campo c'é la vittoria totale di due fattori: la paura e la disinformazione, conditi con l'aceto della malafede, l'olio del consumismo ed il sale della stupidità.

La malattia è nota, nei suoi caratteri peculiari da molto tempo, fin dall'ottocento, quando uno dei più grandi neurologi, e dei più attenti osservatori, Charcot; ne riconobbe i sintomi essenziali: paralisi progressiva, rigidità e parola scandita ed inceppata, che la identificavano e distinguevano da altri tipi di paralisi.
Da quell'epoca, quasi nulla di nuovo ed utile è stato aggiunto.

La malattia, che compare intorno all seconda - terza decade di vita, procede a poussèes, alternando periodi acuti con periodi di remissione; forme lievi e forme gravissime.
In genere consente anche molti decenni di sopravvivenza, ma ahimè, a quale caro prezzo!
Ben lo sanno i famigliari (spesso i figli), che assistono questi pazienti.
Dipendenza spinta fino all'estremo, stitichezza orribile, con frequente necessità di svuotamento manuale, ed una mente che rimane lucida fino all'ultimo.
Non vorrei essere frainteso, ma questa lucidità mentale, spesso diventa uno strumento di potere sugli altri, che trascende anche il necessario.
Sembra quasi di leggere un copione della serie "Aliens", anche se non sempre è così (ma abbastanza spesso da rendere l'assistente più malto dell'assistito).

La terapia?
Anche il più distratto dei lettori, a questo punto, dovrebbe esclamare "clara cum voce", cortisone ed immuno soppressori!
I risultati? Li conosce bene chiunque ha un familiare colpito, a parte rari casi, che vanno bene di suo, nei quali anche l'acqua in pillole sarebbe sufficiente...

Hai sputato abbastanza veleno?
Per oggi direi di sì, anche perché stasera riparto per l'Africa...
Per fortuna...Ma quali notizie utili hai dato?
Aspetta, che non ho finito...

Consigli: disintossicare, sempre comunque, in tutti i modi (vedi: Principi per una alimentazione umana, probiotici ed anti radicali liberi).
Far impegnare il paziente al massimo delle sue possibilità, evitando inutili e dannosi sensi di colpa nel farlo.
Da parte dei pazienti: chiedi il minimo e ringrazia - sinceramente - il massimo.
Ma non finisce ne qui ne così.

Il prossimo al mio ritorno.
Un caro saluto.
Giuseppe.

martedì 14 aprile 2009

Ancora sulla retina


La retina è la struttura nobile ed essenziale della vista.
Le altre strutture dell'occhio, pur mirabili, sono, in sostanza, un supporto mobile della retina e la lente per la messa a fuoco.
Trapianti di cornea, cristallino, aggiustamenti dell'iride, sono attualmente possibili.
A livello retinico, la chirurgia, in particolare quella laser, è limitata a correggere i disturbi vascolari (retinopotia diabetica), a re- incollare il distacco parziale, ed altro, ma non a recuperare la parte destinata alla visione, coni e bastoncelli.
Nella loro struttura essenziale, questi sono, dal punto di vista evolutivo, il frutto di una fortunata infezione delle primitive terminazioni cutanee sensitive, con proto- batteri, portatori di granuli di pigmento.
Lo spettro luminoso, catturato da granuli di pigmento per fenomeni meccanico-quantistici, viene ri- emesso sotto forma di lunghezza d'onda monocromatica, essendo le altre frequenze catturate dal granulo.
La frequenza emessa, a sua volta, va a stimolare, per risonanza fisico-chimica, le ultra specializzate terminazioni nervose del nervo ottico: bastoncelli e coni.
Mentre i primi, diffusi in periferia, percepiscono i grigi, e servono alla visione crepuscolare, i secondi sono sensibili alle altre frequenze cromatiche, tanti tipi diversi quante sono le frequenze, probabilmente.
I coni, stipatissimi, sono presenti solo nella fovea, che serve quindi alla visione colorata diurna.
I bastoncelli si muovono, venendo in superficie, nelle zone ove sono mescolati ai coni, in condizioni di bassa luminosità, e viceversa.
La nostra percezione dei colori non è tricromatica, come nei televisori, ma policromatica.
Percepisce, cioè, un numero di frequenze (colori), corrispondente all'intervallo delle lunghezze d'onda visibili, divise per la costante di Plank.
Essendo questa piccolissima, il numero di colori percepiti è enorme.
I granuli di pigmento più noti sono la porpora retinica, per la visione crepuscolare, e le lipofuxine, sensibili alla luce colorata diurna.
Altri numerosi pigmenti sono altresì noti.
Le singole lunghezze d'onda vengono poi trasmesse, dal nervo ottico, alla corteccia visiva occipitale, ove avviene la percezione soggettiva del fenomeno visivo.
Questa percezione ha tali e tante implicazioni fisiche, fisicochimiche, neuro-psicologiche, associative, integrative, stabilizzatrici e mnestiche (ossia di memorizzazione), da apparire quasi miracolosa.
Saggezza della vita!
Servirà invece far notare che tutte le sostanze vegetali pigmentate, antocianidi, isoflavoni, etc ( es. carota, verdura, mirtillo etc), servono a mantenere l'integrità anatomo-funzionale della retina.
Viceversa, un'alimentazione a base di prodotti animali e zuccheri, se sbilanciata, finisce per danneggiare... Traetene le conseguenze!

In Colombia ho conosciuto una anziana insegnante, che aveva dedicato tutta la vita ai ciechi.
Ebbene, questa persona era riuscita a far recuperare un embrione di vista, proiettando sugli occhi dei ciechi la luce di fogli colorati altamente riflettenti.
Lo ha fatto anche com me, a palpebre chiuse, e devo dire che è stata una sensazione meravigliosa.
Lo stimolo delle varie frequenze induceva la rigenerazione, se pur piccola, di coni!
Ma c'è di più.
Aveva allenato i ciechi ad utilizzare il tatto come funzione vicariante della vista, su immagini semplici, in bianco e nero, fortemente illuminate.
Ebbene, alcuni ciechi erano in grado di riconoscere, con i polpastrelli, la sagoma delle persone, fino ad individuarle...
Non è meraviglioso ed incoraggiante a fare il possibile per conservare il più prezioso dei nostri sensi?
Vi propongo una rilettura degli articoli precedenti, senza farvi paralizzare dal panico seminato da certi terroristi in camice bianco, anche se in buona fede.
Buon lavoro.

lunedì 13 aprile 2009

Retinopatia e maculopatia degenerativa

Anita Rossetti scrive.

Un anno fa,in seguito ad un controllo oculistico per una presunta atrofia retinica all'occhio destro, diagnosticata otto anni prima, é stata fatta diagnosi di distrofia retinica di Fuchs.
Lo specialista, secondo me molto ben preparato, mi ha elencato tutta la sintomatologia cui non avevo mai dato molto peso: fotofobia, stanchezza nella lettura, difetto di lacrimazione ed altro, che ora non ricordo, ma che (forse), all'epoca era presente. (Cara Anita, eri tu che avevi i sintomi, o il molto ben preparato oculista?).

L'oculista, molto apprensivo, ha cominciato ad arrabbiarsi (? - era molto preparato anche ad arrabbiarsi?), dicendo che non era un'atrofia retinica (per fortuna), ma una malattia genetica molto grave e rarissima, ma alla fine mi ha detto che ero fortunata perché stavo bene (vedi Shakespeare, Molto rumore per nulla...) e la zona distrofica era delle stesse dimensioni dell'atrofia di otto anni prima (quindi migliorata, da atrofia a distrofia...).
Mi ha prescritto lenti correttive della miopia ed anche quelle per la presbiopia, in modo da impedire la progressione della cataratta, inoperabile... (per fortuna che stavi bene, insomma, sei una portatrice sana di un trattato sull'ottica, quale neanche il buon Cartesio...).

Ho iniziato con gli esercizi descritti sotto (consigliati dall'autore del Blog), già risultati efficaci nel guarire una maculopatia di una amica, alla quale un oculista di fama (fame?) internazionale aveva predetto una inarrestabile cecità.
La mia amica, oggi, sta BENISSIMO dopo un unico trattamento e poca pratica, prescritta dal dottore del blog...

Successivamente egli stesso (l'oculista?), mi ha consigliato dieta per prevenire la cataratta, di cui il mio oculista (ma quanti ne hai, sono tutti tuoi o in condominio?) aveva già visto le tracce, ed altro ancora.

Oggi sto bene, leggo per ore, guido senza problemi la sera ( di giorno, però sono riuscita a sfasciare la macchina contro un guard rail...), non ho più alcun dolore. Noto invece che, se sono tesa, specie alle spalle, il dolore ricompare, anche se per breve tempo. Basta infatti rilassare.

Come ho migliorato la vista.

Pratico un respiro lungo e profondo, mantenuto durante gli esercizi, ed espirando mentre creo impegno.
Copro gli occhi con i palmi delle mani calde ed espirando muovo gli occhi nelle quattro direzioni fondamentali. Toglie tensione e migliora la lacrimazione.
Faccio pressione con le dita: tutt'attorno alle orbite, sulle tempie di fianco agli occhi, sugli zigomi vero le pupille, e così pure ai lati del collo, sull'osso joide, sulle fossette craniche occipitali, sulle articolazioni temporo-mandibolari e sulle apofisi delle mastoidi, dietro le orecchie.

Infine con i polpastrelli degli indici, comprimo dolcemente i globi oculari, cominciando da quello che duole meno.

In tutto questo lavoro, mantengo le spalle il più possibile rilassate.

Anita Rossetti.

Cara Anita, grazie per la tua testimonianza, utile, oltre che per il tuo caso, per tutti i problemi agli occhi, in generale.
Grazie anche per avermi informato, dopo tanto tempo, che tu e la tua amica state bene.
Ho solo aggiunto brevi commenti, fra parentesi, per alleggerire un po' il testo...dopo averti chisto il permesso.
L'ho fatto soprattutto per informare le persone che non devono prendere alla lettera tutto ciò che alcuni medici dicono, specie quando minacciano eventi catastrofici, che poi non si realizzano.
Molti medici, oggi, non conoscono bene il significato delle parole greche che utilzzano, vedi " atrofia" e "distrofia, usate come sininimi...
Ho già spiegato nei commenti di ieri.
Anita da molti anni fa terapia, dopo essersi decisa assistendomi nelle terapie. Per questo mi sono prese alcune libertà che, garantisco, non mi permetterei di prendere con nessun altro.
Giuseppe

domenica 12 aprile 2009

La distrofia maculare di Fuchs

(Dis. di Piero Bagnariol)
Con il nome di distrofia maculare di Fuchs, famoso oculista e ricercatore, s'intende una abbastanza rara patologia degenerativa della retina, soprattutto a livello della macula, o fovea, ove esiste la massima concentrazione di coni e bastoncelli, che consentono una visione centrale distinta.
Questa patologia, da causa ignota, ha una componente genetica, comporta una progressiva perdita della vista e può portare alla cecità.
Viene definita irreversibile, non curabile né guaribile.
Ma è proprio così?
 Anita dichiara un grosso miglioramento con l'auto trattamento su punti del viso, capo e collo, correlati con la retina. (Vedi articolo retinopatia e maculopatia degenerativa nel Blog)
Devo dare qualche spiegazione sul significato d'eredità.
Prendiamo ad esempio l'emofilia.
E' una gravissima malattia ereditaria, legata al solo sesso maschile (geneticamente XY), recessiva, che non compare nelle femmine, che solo la trasmettono, perché la presenza del difetto su entrambi i cromosomi X (femmina), è incompatibile con la vita dell'embrione.
Le femmine con un solo cromosoma X malato, non presentano la malattia, perché il secondo cromosoma X, sano, prevale-
Il maschio, che di cromosomi X ne ha uno solo, se questo è anche malato, presenta in pieno la malattia.
Questa è presente dalla nascita, incurabile ed inguaribile, e porta sempre a morte, per emorragie irrefrenabili.
Esistono altre forme meno gravi, le para emofilie, curabili e compatibili con la vita.
Un mio compagno di scuola ne è morto per essere stato trasfuso con sangue infetto da AIDS...

Torniamo alla distrofia di Fuchs.
Questa compare in età anche molto avanzata, con una certa prevalenza per le donne.
Ciò significa che il gene malato non è da solo sufficiente a determinare la malattia.
Ci vogliono anche altri fattori
- Genetici: il gene stesso difettoso, nel corso della vita può subire ulteriori danni che lo rendono pienamente capace di esprimere la malattia.
Infatti non tutti i portatori del difetto s'ammalano.
Oppure, altri geni protettivi possono esser danneggiati per fattori acquisiti, tossico-metabolici, e non proteggere più.
- Stile di vita: accumulo di tossine, radicali liberi, etc, che danneggiano la retina, esponendola all'effetto del gene malato.
Questi errori sono dipendenti da:
- troppo cibo - troppi prodotti animali e zuccheri (acidosi, tossine, radicali liberi),
- intestino pigro e sporco,
- postura scorretta con tensione nucale, collegata con stress retinico,
- respiro corto (acidosi, tensione),
- stress di vita quotidiana,
- stato d'animo, non ultimo il terrorismo medico nell'informazione sulla malattia.

Quindi le possibili terapie.
Meno cibo, carni e zuccheri.
Pulizia dell'intestino, digiuno e dieta: erbe selvatiche, enzimi, probiotici, antocianine, (es mirtillo).
Correttivi e Auto terapia dei punti correlati. (vedi, nel Blog, "Retinopatia e maculopatia degenerativa")
Ringraziamento e perdono: non arabbiarsi contro il sintomo, il destino, se stesso e gli altri, ma utilizzare il sintomo per migliorare la propria vita, in modo che la vita stessa lo riassorba come non più necessario.
Non paura di fronte alla diagnosi.
Sicuramente tutto questo porterà a ridurre i danni, ritardarel'evoluzione negativa e , con un po' di coraggio e costanza nella pratica, anche a guarire...

 Da parte mia, nei prossimi giorni, mi recheró per la quarta volta in Africa, e per la cinquantesima fuori Europa, a fare volontariato.Il mio progetto è semplice.
Fornire gli strumenti, scientifici, efficaci, sostenibili e non tossici, per curare malaria e TBC.
Queste due patologie sono le più diffuse e la prima causa di morte al mondo, con decine di milioni di decessi all'anno.
Studiare e valorizzare la medicina tradizionale africane, ricchissima ma sempre più abbandonata per cattiva informazione ed interessi di vario tipo.
Proporre un percorso di studi, fino alla laurea in medicina, e dare il sostegno necessario, a ragazzi in gamba, che possano diventare medici territoriali, con una utenza di oltre centomila abitanti.
Poi, che scelgano liberamente, secondo scienza e coscienza, quale medicina praticare.
Infine, realizzare alcune pompe a mano, perché l' acqua potabile divenga, per tutti e per sempre, sorgente di vita.

Auguro a tutti buona Pasqua.
Per chi volesse saperne di più, teoricamente e praticamente, propongo la lettura degli articoli "Retinopatia e maculopatia degenerative" e "Ancora sulla retina", sempre su questo blog

giovedì 9 aprile 2009

Mamma Africa 4 - L'Africa bussa in Italia

Quello che sto per dirvi preme nel mio cuore, così come, in queste ore, mamma Africa sta premendo, con forza, al cuore d'Italia, in Abruzzo.

Siamo tutti partiti dal cuore dell'Africa qualche centinaio di migliaia di anni or sono.
Eravamo tutti neri, non avevamo né soldi, né armi, né beni materiali, né titoli accademici, né arroganza, né odio e nemmeno razzismo...
Solo centomila anni fa.
L'unico bene prezioso: un cervello già identico a quello attuale, che però funzionava molto meglio.
Qualche giorno fa, in TV, una molto poco onorevole signora, che probabilmente, per come parlava aveva invertito le due estremità del tubo digerente, e per come pensava disonorava il termine di "foemina sapiens", sosteneva che gli Africani devono tornarsene a casa, tutti, in modo da lasciar liberi i posti di lavoro da loro usurpati ai nostri...
Parlava di umiltà nel tornare a raccogliere pomodori.
Dia allora l'esempio, se vuol essere credibile!

Quanti "va a laurà, negher" non abbiamo sentito, soprattutto da chi non ha più ne voglia ne bisogno di lavorare...
Stupido razzismo, arrogante e becero!

Da parte mia, pur non raccogliendo pomodori, piego la schiena a piantare artemisia e speranza in terra d'Africa.
E faccio questo per ringraziare l'Africa ed i miei cugini di laggiù per tutto quello che continuano a darci e, purtroppo, anche per quello che, a causa nostra, continuano a subire.

Son tornato da qualche giorno, anzitempo, in Africa.
Oggi voglio un po' parlare dei bambini africani, che sono l'immagine più forte che porto dentro.
Bellissimi, come tutti i bimbi del mondo, e qui, per fortuna, nutriti, amati e rispettati.
Li ho visti morire non per fame, ma per malaria e tifo...
Questo mi spinge a far qualcosa ed a ritornare: ho già il biglietto per il 21 Aprile.

Nel grande cortile della casa in cui ho abitato, la più grande e bella del villaggio, costruita da un togolese che fa il giornalista in Germania, tutti i giorni entravano i bambini, a fare spontaneamente pulizie con piccole scopette di paglia, ed a giocare.
Nessuno, qui, ha giocattoli, e così, anche, nessuno fa mai capricci, ma giocano a lungo, assieme e creativamente, con qualunque cosa esista: una vecchia camera d'aria, un cerchio di legno, una palla piccola di pezza, e con i sassolini, soprattutto.
Gli stessi giochi che anch''io facevo da bambino...

I piú piccoli, come tutti in Africa nera, mi apostrofano. "iovò cadò", che significa "signor bianco, dammi un regalino".
Una caramella africana (costo 0,1 cent), é sufficiente a renderli felici.

Uno dei primi giorni uno di loro vistosamente zoppicava con smorfie di dolore, ma sorrideva sempre.
Quattro mesi prima era caduto, fratturandosi femore ed anca, ed i nostri valenti assistenti medici in Africa si son limitati a strattonargli la gamba e a rimandarlo a casa ancor più sofferente...
Tre mesi a letto e poi il coraggio di rimettersi in piedi, stringendo i denti.
Ho fatto una terapia a mani nude (shiatsu), e strofinato del peperoncino sulla zona del trauma (non temete, la cute era perfettamente integra), et voilà, il dolore era scomparso, per sempre, e già camminava appoggiando.
Benedetto peperoncino! (vedi nel blog).

Da quel giorno, una piccola folla di bimbi: ho male qui e lì, e tutto, in pochi minuti, già passava.
Poi, hanno cominciato a fare lo stesso fra loro, ed ancora tutto passava...

Che dire di più: non è meraviglioso?
Questo vale più di mille biglietti aerei Italia - Africa.

mercoledì 8 aprile 2009

Terremoto e sciacallaggio

Il nostro Presidente del Consiglio, poche ore fa, ha solennemente annunciato una nuova legge per il reato di sciacallaggio.
Reato odioso, che urta l'opinione pubblica nel momento del lutto e della sofferenza.
Ma quando tutto questo sarà terminato, assisteremo ad un ben peggiore sciacallaggio, fatto di nascosto, nelle sedi di partiti ed enti "per la ricostruzione".
Milioni di euro, com'é sempre successo, finiranno nelle tasche di squallide persone, ben vestite e ricche, di tutte le parti politiche.
Non sarà sciacallaggio, ma peculato, forse derubricabile in finanziamento illecito ai partiti...
Ma tanto, l'opoinione pubblica sarà già tornata al grande fratello del beneamato Premier, gli sfollati saranno nelle loro baracche e qualche ladruncolo, per aver rubato qualche scatola di sardine, sarà esemplarmente punito...
Giustizia è fatta, come sempre...
Usque tandem Berlusconi?

Mamma Africa 3- Una storia antica

Quella di stamani é una storia antica.
Antica quasi come le colline d'Africa che mi circondano: la storia della stupidità ed avidità dell'uomo, (ultimo esempio, il terremoto in corso all'Aquila), ma anche della sua grandezza e nobiltà.

La malaria, ogni anno miete un milione di vittime, specie in Africa, specie fra i bambini.
E' la seconda causa di morte, dopo la tubercolosi. Questo da almeno 50.000 anni.
In Italia, fino all'eradicazione degli anofeles, grazie alla bonifica del loro habitat ideale, le paludi, faceva 15.000 vittime all'anno.
La più illustre vittima della malaria fu il sommo Dante Alighieri che, contratta la malattia nelle paludi del delta, durante una delicata ambasceria a Venezia (durante la quale, forse incontrò Tomaso D'Aquino, in una seduta spiritica e con cui ebbe un tumultuoso chiarimento -prossimamente su Graffiti), morì a Ravenna la notte fra il 13 e 14 settembre 1321, all'etàdi 56 anni.
Era nato a Firenze il 28 maggio 1265.

Le scoperte scientifiche sulla malaria e sugli anofeles sono quasi tutte italiane.
Camillo Golgi, unico nobel italiano per la medicina, scoprì la relazione fra attacchi febbrili e ciclo vegetativo dei plasmodi nell'organismo.
Di Grassi ho già detto.
Ulteriori, esaurienti informazioni le trovate in Wikipedia.

Un altro grande della medicina, Hannemann, primo medico sperimentale e scientifico dei tempi moderni (fine 1700), basò i principi della moderna omeopatia sulla osservazione che i lavoratori dell'albero della china non prendevano la malaria, mentre la corteccia di china ad alte dosi produceva sintomi simili alla malattia.
Fu la base di una mirabile intuizione, quella della legge del simile alle altre diluizioni e previa energizzazione, per ottenere l'effetto inverso.
Oggi ogni sperimentalismo è cessato (quello fatto su di sé, come Hannemann faceva), e l'omeopatia si è ridotta in gran parte a business e sterile polemica con la medicina ufficiale ( la quale non è per nulla diversa, solo più tossica...).

La bonifica delle paludi è una delle cose buone fatte (fare) da Mussolini.
Catastrofica, invece, fu ed é la lotta alle zanzare con il DDT e quant'altro, con le note conseguenze: inquinamento globale e resistenza sempre più forte delle zanzare (ed altri cosiddetti molesti!).

Non meglio sono andate le cose con la chemioterapia dei plasmodi.
Chinino, clorochina, primachina, metilclorochina, atebrina, permetrina ed avanti così, sono bensì state temporaneamente armi efficaci, ma lo sono sempre meno, mentre diventano sempre più tossiche (fino a produrre più morti che guarigioni).
Le multinazionali ci guazzano, mentre molti dei nostri bravi e ben preparati medici, inconsapevoli burattini nelle mani dei grandi burattinai del farmaco, continuano a dichiarare non scientifico tutto quello che non conoscono, come l'artemisia!
La quale, invece, é documentatissima come il più efficace e meno tossico rimedio naturale per la malaria.
Tanto che le multinazionali, che non dormono come i nostri luminari, lo sanno bene e la stanno mettendo in pillole.
Purtroppo non solo l'estratto in toto, ma, tragico errore ripetuto all'infinito, il presunto principio attivo, associato a qualche chemioterapico, così, perché non si sa mai, e comunque bisogna pur sempre vendere (e guadagnare...).

La titolazione e la standardizzazione, fino a quando, usque tandem... continueranno ad essere i pilastri di una dissennata e calcolata miopia scientifica, che tante morti inutili ha prodotto, e tante occasioni buone di guarire ha fatto perdere, in molti, troppi settori della medicina clinica?


Preparazone dell'artemisia

Intanto, qui in Africa, le mie piantine di Artemisia vulgaris (non la costosissima ed introvabile Artemisia annua cinese, che fra l'altro va riseminata annualmente), crescono bene e, con le foglie secche portate dall'Italia, con aggiunta di miele locale e propolis dell'Amazzonia, sta già guarendo malaria, epatite, broncopolmonite e tifo...
Mi spiace solo che non sia scientifico, ma i buoni africani si accontentano lo stesso...

(continua)

P.S.
Ringrazio la persona che, per prima, ha fatto un commento a quanto scrivo.
Invito chiunque lo voglia, a fare altrettanto, sia sul blog che tramite la mia email ( v. a lato).
Devo dire che conoscere le vostre osservazioni, anche e soprattutto critiche, é non solo importante ma indispensabile, affinchè il blog abbia una ragione etica per continuare...

martedì 7 aprile 2009

Mamma Africa 2- I giorni della locusta

Qualche giorno fa ho piantato l'artemisia che avevo portato dall'Italia e che, quasi per miracolo, non era morta durante il viaggio.
Le piccole pianticelle erano però agonizzanti.
L'ultimo trauma, tremendo, erano state le sette ore di viaggio da Lomé a T., con temperature di oltre quaranta gradi.
Messe a dimora la sera, il mattino dopo parevano riprese, ma la sera era tutto scomparso.
Inspiegabilmente, il mattino dopo c'era qualche germoglio, spuntato dalle radici ancora vitali.
ma la stessa sera più nulla.
Mi ero quasi rassegnato, quando, due giorni dopo, non uno, ma tre o quattro germogli spuntavano di nuovo dalla rossa e fertile terra d'Africa-
Cosa stava succedendo? Ho capito quando ho visto una verde e graziosa locusta pasteggiare con i germogli.
Perché proprio con quelli, quando intorno aveva foglie ben più succulente? Semplice, anche le locuste si curano con l'artemisia. Così ho capito d'essere sulla strada giusta!
Ho anche piantato la soia verde ed il peperoncino, ed ho acquistato un pò di miele delle grigie e forti api selvatiche dal vicino di casa.
Io e Shafer siamo diventati amici. Ha viaggiato in Europa, conosce le piante medicinali con buona scientificità ed è una...simpatica canaglia!
Con l'artemisia già secca, portata dall'Italia e gli altri rimedi che ho detto, era pronta la base per curare la malaria e non solo.

La malaria, qui, si chiama paludismo, è endemica da sempre, quasi tutti l'hanno avuta, in forma più o meno grave, ma pochi, nel complesso, ne sono morti.
Soprattutto i bambini malnutriti, e quando si associa ad altre malattie, tifo e tubercolosi, soprattutto.

Il ciclo vegetativo dei plasmodi malarici, fra zanzare, uomo e zanzare, è stato scoperto dall'italiano Giovan Battista Grassi, nell'ottocento.
Penetrati nel sangue con la puntura di una zanzara "Anofeles", i parassiti in un primo tempo entrano nel fegato, ove maturano il loro sviluppo.
Da lì, invasa la circolazione sanguigna, penetrano nei globuli rossi, di cui si nutrono, riproducendosi fino a causarne la rottura.
Escono,dopo 24-72 ore, causando un intenso attacco febbrile, per invadere altri globuli, e così via, causando una anemia sempre più grave, impegnando milza e fegato,a fare da spazzini.
Questi organi sono, infatti, sempre più o meno ingrossati, specie nelle malarie croniche.
Alcuni parassiti, invece di invadere i globuli. iniziano a differenziarsi in due sessi distinti: i gametociti.
Sono questi, succhiati dalla zanzara, a dare origine ad un nuovo ciclo vegetativo, fecondandosi nello stomaco, producendo nuovi individui che, dalle ghiandole salivari, arriveranno all'uomo.
Quindi, sia la zanzara che i plasmodi, hanno bisogno del sangue dei mammiferi. La prima per maturare le proprie uova, i secondi per nutrirsi e riprodursi.
Ma l'uomo, a sua volta, ha un qualche bisogno dei plasmodi?
Apparentemente no, anzi, talvolta ne viene ucciso, ma solo dal tipo "falciparum", a forma di falce.
Gli altri tre tipi, invece, probabilmente più antichi, hanno ormai perso il potere mortale, poiché l'uomo si é adattato e ne guarisce sempre.
Però, non tutti soccombono al falciparum, il quale per essere letale deve incontrare nell'organismo un ecosistema già compromesso da cause multiple.
Forse un giorno scopriremo che anche il falciparum aveva una utilità per il gruppo sociale umano, nel suo complesso, e non solo per eliminare i più deboli.
L'ecosistema vita, nel suo complesso, è ancora poco e male conosciuto, e spesso solo per essere giudicato buono o cattivo a seconda del nostro punto di vista, superficiale, calcolatore ed egoista.
Ma le cose non stanno così!
La ricerca scientifica stessa, nonostante i grandi personaggi, come Grassi, che hanno fatto compiere veri progressi a suon di sudori e sacrifici, spesso procede in modo parziale e calcolato, secondo gli interessi del committente, in questi casi quasi sempre una multinazionale del farmaco.
Si veda, ad es., Fleming che, scoperta per caso la penicillina, si limitò alla ricerca sulle muffe, tossiche, riproducendo a basso costo una serie di farmaci, a partire dalla penicillina, che hanno dato a lui ed alle multinazionali enormi profitti.
Se milioni di vite, nei primi tempi, sono state salvate, è soprattutto grazie alla muffa, più che a lui.
Poi sono comparse le resistenze, i danni da tossicità e la ormai prossima perdita della battaglia, giacché il singolo composto chimico non ce la fa a battere in velocità gli adattamenti mutazionali dei batteri.
E così è anche per la malaria, ormai spesso resistente ai sempre meno efficaci e più tossici prodotti di sintesi (si veda, ad es., il Lariam, che ne ha uccisi più di quanti ne ha guariti).
Ma non è così, invece, per l'artemisia, che di antibiotici naturali ne ha centinaia, in gran parte ancora da scoprire, ed efficaci anche su virus, batteri, miceti etc.

Ma torniamo a mamma Africa.
Ho fatto il bagno nel fiume, assieme ai bambini, che ridevano a vedere la mia pelle bianca.
Una giovane, generosa (e bellissima) ragazza mi ha aiutato a portare i secchi colmi, per le necessità quotidiane.
E' una vicina di casa, ed ho fatto amicizia con lei, come con tutti gli altri, offrendo quello che avevo: caffè, sardine in scatola e maionese!

Così i giorni passano, al suono delle cicale che continuano a divorare i germogli d'artemisia, che però ricrescono sempre più numerosi.
I miei beveroni guariscono malaria, tifo e polmoniti.
I bambini mi salutano: bonjour docteur!
I vcchi mi stringono la mano con entrambe le loro...
Solo il capo del villaggio mi chiama, con disprezzo "quel massaggiatore", ma c'é un perché, e questo lo racconterò un altro giorno.

(continua).