I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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martedì 22 dicembre 2009

Due argomenti a caso: pigmenti e peperoncino

Riproponiamo, a seguire, la lettura di due argomenti gia trattati nel blog:

I pigmenti biologici
Vorrei aggiungere qualcosa sul significato biologico dei pigmenti, o granuli cromogeni, presenti nelle alghe unicellulari ed in alcuni batteri fin dalla loro antichissima origina, e da cui si sono diffusi in tutte le forme viventi attuali.
Fra altre numerose funzioni, la più nota delle quali è la fotosintesi operata dalla clorofilla, i pigmenti hanno da sempre svolto anche una funzione protettiva dai danni prodotti dalle radiazioni elettromagnetiche solari ad alta frequenza (raggi UV).
Il meccanismo d’azione è in parte spiegabile dalla conoscenza di fenomeni, sotto il dominio della meccanica quantistica, per primo studiati ed interpretati da Einstein e Planck.
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Peperoncino piccante

Contiene sostanze tipiche (capsicina e simili), enormi quantità di vitamine (specie C ed E), pigmenti flavonoidi (antocianosidi, quercetina), fosfolecitina, sali ed oligoelementi, etc.
Effetto: potente attivatore della circolazione locale, e quindi della ossigenazione dei tessuti.
Potente sudorifero ( disintossicante e rinfrescante). Potente inibitore dei radicali liberi (frammenti molecolari elettricamente carichi e super reattivi, prodotti od introdotti dall’esterno nell’organismo, in svariate condizioni tossiche od irritanti,- es. radiazioni, alcuni chemioterapici etc.-, capaci di danneggiare le strutture cellulari ed il patrimonio genetico per reazione chimica fortemente ossidante).
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giovedì 11 giugno 2009

La depressione - 5 La rivincita del corpo

Lo stato d'animo sicuramente influenza la condizione fisica, tanto che si sostiene che ogni malattia abbia una origine psichica. Viene dato invece ben poco rilievo alla positiva influenza del movimento fisico sulla condizione mentale.
In effetti, risulta molto difficile credere che sia possibile uscire dalla depressione utilizzando solo lo strumento più danneggiato dalla stessa, la mente per l'appunto.
Con ciò non voglio sminuire il lavoro di psicoterapisti e psicologi, sicuramente utile, importante e faticoso.
Dico solo che, se non si riprende il contatto e l'uso del corpo, si rinuncia ad utilizzare un potenziale (auto)terapeutico unico ed insostituibile.
Quante volte, con pazienti in così grave sofferenza da sembrare incurabili, ho dovuto far impegnare, fisicamente, loro e me stesso, fino al sudore, perché un nuovo benessere irrompesse, come brezza primaverile, nel gelo del corpo e nel calore al rosso incandescente della mente!
Per chi è in quasi totale inattività fisica da anni, con metabolismo ridotto al minimo e in un tormento mentale senza fine, una terapia solo rilassante non fa altro che intossicarlo ancora di più.
Suggerisco invece, per chi è terapista, la seguente pratica.
Con il paziente disteso a terra (e non su lettino!), appoggiate la mano destra, aperta, sull'addome, subito sotto l'ombelico, e fatelo muovere in tutti i modi possibili, contro la forte, determinata resistenza della vostra mano.
Provate a farlo fino ai limiti del possibile, non cedendo, continuando ad incitare a viva voce (anche lo stile "sergente-che-addestra-reclute", se fatto a ragion veduta, con consapevolezza e profondo rispetto interiore, può - e talora deve - essere messo in pratica!).
Non abbiate solo paura di perdere un cliente: ciò che conta è salvare un paziente ed educarlo a salvarsi!
Alla fine il paziente vi ringrazierà, perché si sentirà, finalmente, meglio... e voi pure!
Sta infatti avvenendo l'inizio di un profondo cambiamento della condizione fisica e mentale, originato dallo sviluppo di quella forza fra addome e lombari, chiamata in Cina "Tan Tien", in Giappone "Hara"ed in occidente "Pancia", base indispensabile per stare bene.
Il Mastro Oki, a ragion veduta e con esperienza pratica forse unica al mondo, più volte ha dichiarato: " sono convinto che tutti i problemi dell'uomo moderno derivino dalla perdita della forza d'addome e lombari!".

Propongo a tutti, nella pratica di vita quotidiana, qualunque cosa si stia facendo, di farla mantenendo almeno un po' d'impegno della forza d'addome e lombari.
Ad esempio, se vi cade un oggetto per terra, avete due modi per raccoglierlo: arrabbiandovi perché "è caduto", o cercando di piegarvi a raccoglierlo nel modo migliore che vi riesce, facendo partire il movimento dalla pancia!
Un altro semplice esercizio. che serve a cambiare positivamente lo stato d'animo, è la torsione delle lombari.
Distesi a terra, supini, con braccia aperte, palmi in basso, pugni chiusi, pollice all'interno della altre dita:
- inspirate lentamente, portando i piedi a martello e gonfiando l'addome, mentre le lombari spingono in alto
- trattenendo il respiro, flettete un ginocchio e ruotate la gamba flessa dal lato opposto, fin dove vi è possibile e per il tempo che vi è possibile, con il massimo impegno dell'addome
- giunti al limite, espirate di colpo e riportate la gamba a terra, rilassando il corpo tutto nella frazione di un attimo.
- dopo un recupero in totale rilassamento, ripetere l'esercizio, tre o quattro ( o più volte, a piacere), per lato.
Fra le altre cose, questo esercizio serve a spremere dall'addome, insieme al sangue stagnante, anche grosse quantità di serotonina, il famoso mediatore del benessere che, guarda un po', è prodotto, al 90%, dalle cellule "entero cromaffini" dell'intestino, e solo per il 10% nel cervello...
Inoltre, il corpo diventerà caldo, la mente fresca e vi sentirete riposati, leggeri e rigenerati come non mai.

Voglio spendere due parole sull'uso dei farmaci nella depressione.
I più usati sono le benzodiazapine (i cosiddetti tranquillanti) ed i farmaci che aumentano la disponibilità della serotonina a livello delle giunzioni dei neuroni ( inibitori della ricaptazione pre sinaptica).
Se li state già utilizzando, rendetevi conto che, qualunque sia il prezzo che inevitabilmente ne pagate, lo state facendo per vostra scelta e perché avete la fortuna di vivere in un paese "ricco".
Anziché lamentarvene, ringraziate per l'opportunità in più che state ricevendo, sapendo che stanno, in ogni caso, surrogando impegni che, per vari motivi, non avete avuto la forza o la voglia di prendervi...
Poi, fate almeno qualcos'altro per star meglio, quel tanto che vi consenta, se voi lo vorrete, di ridurli gradualmente, fino a sospenderli del tutto, se decidete che la vita è meglio viverla nella sua pienezza...
Siccome questo passaggio è molto delicato, per il pericolo di crisi d'astinenza o di ricadute, fatevi consigliare da persone esperte in materia.
Una buona efficacia nel migliorare il tono dell'umore, l'ho trovata nella ortiche, che fra l'altro hanno molteplici altri effetti positivi (vedi nel blog: E' tempo di...ortiche).
Invece, sia l'iperico che la valeriana, mi hanno prodotto effetti negativi, di tipo tossico, piuttosto forti.
L'olio d'iperico per uso esterno è, invece, un ottimo rimedio per tanti problemi (vedi Olio d'iperico).

Per bilanciare, completandolo, l'impegno fisico tramite qualcuno degli esercizi finora proposti, consiglio, infine, la pratica seguente.
Seduti, in posizione eretta, con sostegno lombare, ascoltate ad occhi chiusi il respiro, per alcuni minuti, finché diventa regolare.
Inspirare ed espirare con le narici, senza forzare, lasciando che il respiro si regolarizzi da solo, solo ascoltandolo.
Adesso, mentre inspirate lentamente, sillaba per sillaba, fate risuonare mentalmente la parola ARMONIA. (Qualunque altra parola positiva, LUCE VITA FELICITA', vanno comunque bene).
Espirando, immaginate che la vibrazione della parola si diffonda ad ogni cellula, scendendo per il cervelletto e lungo il midollo spinale...
Fatelo, per almeno cinque minuti, tutte le volte che volete.

Ho proposto molte pratiche, di vario tipo, su questo argomento ed anche in molti altri articoli su questo blog.
L'ho fatto per averne sperimentato l'efficacia numerosissime volte, su me stesso.
Spero che almeno uno possa fare al caso vostro.
La vita, nel suo insieme, con tutto quello che contiene, è troppo bella, preziosa, unica per non cercare e fare di tutto per viverla pienamente ed umanamente...

"L'uomo trova la felicità solo quando riesce a mettere il massimo del proprio impegno, nel presente, nel fare qualcosa di creativo e di utile non solo per se stesso, ma anche per qualcun altro"
( M° Masahiro Oki)

Buona giornata.

La depressione - 4 Ripartiamo dai piedi

I piedi sono la parte del corpo più sacrificata, maltrattata, mal compresa e disprezzata, eppure, se vogliamo uscire dalla depressione, conviene ripartire da li, per tanti e buoni motivi.

Non esiste nessuna altra parte del corpo che, se trattata, dia altrettanto rilassamento mentale.
Un semplice massaggio ai piedi è il miglior trattamento familiare per tutti.
Nei bambini, poi, è forse la migliore terapia per qualunque tipo di problema.
Genitori, vi prego, qualunque sia il problema dei vostri bambini, prima di somministrare loro gli psicofarmaci, oggi sempre più usati, provate ad ascoltare il vero messaggio che il bambino vi manda con la sua sofferenza!
Provate, prima di tutto, a ricreare contatto, comunicazione e calore massaggiando loro i piedi.
Cinque-dieci minuti ogni sera saranno sufficienti. Non occorre una tecnica specifica, basta affidarsi al puro istinto. Qui ciò che conta è l'atteggiamento del cuore, non la tecnica.
Fra l'altro, il beneficio sarà parimenti distribuito fra chi riceve e chi lo fa.
Provate prima di giudicare, poi potrete anche credere o non credere...

Ancora, per i piedi: fare un pediluvio caldo con acqua, sale (una manciata) e un cucchiaino di polvere di peperoncino, rabboccando con acqua ben calda ogni tanto. Meglio la sera, prima di coricarsi.
Fa abbassare la tensione mentale, riportando l'energia verso i piedi.
Il sale serve a far espellere tossine, oltre che a dare un ulteriore stimolo alle terminazioni sensitive.
Il peperoncino prolunga questi effetti per molte ore, mantenendo un forte stimolo alla circolazione sanguigna.

Inoltre, camminare, camminare ogni giorno, almeno mezzora. Se non avete abbastanza tempo, alzatevi prima. Ridurre le ore di sonno è dimostrato che giova alla depressione.
Se il vostro è un caso grave (o se fate di tutto per non fare niente!), partite per un viaggio a piedi. Non esiste depressione che non scompaia o migliori nettamente, dopo tre giorni.
Se pensate che avete troppo da fare per fare questo, vuol dire che non state poi così male come credete (o volete far credere).
Per chi convive con un depresso, anziché passare decenni a dare coperture ed appoggio, partite con lui, a piedi, che sia mezzora o tre o più giorni. Sarà il tempo speso meglio.
Un'attività fisica regolare, di tipo aerobico, qual è appunto camminare, fra i tanti benefici fisiologici, aumenta anche la produzione di sostanze (neurotrasmettitori) che producono benessere.
Fra queste, le endorfine (sostanze ad effetto simile agli oppiacei, ma prodotte in modo fisiologico e modulato), la serotonina e molte altre.
Un ulteriore effetto della camminata è quello di armonizzare il sistema simpatico con il parasimpatico.

Camminate a piedi nudi il più possibile, anche sui sassi. Bastano pochi minuti ber cambiare stato d'animo.
Battere i piedi con forza a terra, sollevando lateralmente il più possibile una gamba per volta e lasciandola ricadere a terra, con il baricentro basso, ossia con ginocchia almeno un po' piegate: da venti volte per lato in più.

I piedi umani hanno struttura e funzione unici nel mondo animale. Servono a creare la base per una postura ed un'andatura di tipo umano, e questo per due caratteri fondamentali: un angolo di circa 45° per piede e l'esistenza dell'arco plantare.
Gli altri caratteri anatomo-funzionali che caratterizzano la postura umana sono:
-un angolo fra femore ed anca di 180°
-la lordosi lombare, la quale a sua volta crea e sostiene le altre due curve, dorsale e cervicale
- il grande forame occipitale in posizione orizzontale ed asse perpendicolare alla base del cranio

Il risultato finale è la verticalità, risultante dall'armonioso compenso delle tre curve della colonna, con vertice ed ano sulla stessa linea; la fronte rivolta verso l'avanti, e non in basso; il vertice rivolto verso l'universo.
Una postura con scorretto appoggio dei piedi (sul bordo esterno) e con alluci paralleli o convergenti, un femore costantemente flesso sull'anca, la perdita della curva lombare, il petto chiuso con le scapole aperte ed i loro assi centrali convergenti in avanti, una evidente cifosi dorsale alta (fra le scapole), nonché una testa ciondolante in basso, sono le stigmate inequivocabili di una condizione mentale e fisica non armoniosa.
A livello cerebrale l'effetto finale di una postura corretta, fra l'altro, è quello di mantenere l'ipofisi in posizione ottimale per ricevere il migliore stimolo dalla radiazione solare (notoriamente dotata di effetto antidepressivo), ed alla epifisi di rimanere in comunicazione con la radiazione cosmica universale, nel campo della "luce" invisibile. Ma di questo ho già ampiamente parlato in un altro articolo sul blog (vedi: Cervello, cervelletto ipofisi ed epifisi).

Da un punto di vista non solo statico, ma anche funzionale, la corretta postura umana, invece, è la base essenziale per creare quella atmosfera o forza di bilancio fra addome e lombari che, come mirabilmente ha spiegato il Mastro Masahiro Oki, è la condizione fisica indispensabile per mantenere in salute (ossia in armonia), il corpo, la mente ed il cuore.
Questo argomento è di tale importanza, che merita un discorso a parte.

(continua).

martedì 9 giugno 2009

La depressione - 3 Non di solo pane...

L'uomo non vive di solo pane.
L'ha detto Gesù, ma forse non tutti lo sanno. Anche il cuore, infatti, ha bisogno di un suo nutrimento specifico.

Oggi, forse più che mai, le prime vittime della depressione, in tutto il mondo, sono i bambini.
Unico nel mondo animale, il bambino, appena nasce, sa già sorridere e cerca di farlo il più possibile, da subito, immediatamente dopo il primo pianto che serve a farlo vivere su questo pianeta "azzurro", anche se non "celeste".
Lo fa per istinto, anche se si tratta di un istinto puramente "umano".
Lo fa per farsi accettare, per manifestare una profonda, anche se ancora inconscia, gioia di vivere.
Ma anche per invitarci a fare altrettanto.
Senza il nostro sorriso, il nostro calore, il nostro contatto, infatti, il bambino non riuscirà a sopravvivere.

Due studenti universitari americani, un ragazzo ed una ragazza che condividevano un appartamento per motivi di studio, decisero di fare un figlio.
Il bimbo venne al mondo e, per qualche settimana, fu il polo d'attrazione dei due giovani genitori.
Ma era solo un passeggero interesse. Il bambino, per loro, era solo poco più di un giocattolo.
Dopo un po' finirono per tornare alla loro vita di sempre, dimenticandosi quasi del tutto del bambino.
Abbandonato a se stesso, lasciato sporco, per lunghi tempi solo in casa, riceveva quasi solamente il cibo indispensabile per non farlo morire di fame.
A tre mesi pesava meno che alla nascita, non riusciva a sollevare la testa ed era, praticamente, in fin di vita.
Ricoverato in una clinica pediatrica, grazie anche all'intervento di una assistente sociale, ebbe la fortuna, potremmo chiamarla destino, di esser preso in cura da un "vero" medico.
Il pediatra, geniale ed umanamente ricco d'esperienza, prese una decisione che si rivelò fondamentale per salvare il bambino.
Non lo ricoverò, infatti, in una stanzetta del reparto, ma in un corridoio dove tutti, medici, personale e visitatori, passavano di continuo.
Sopra il suo lettino fece mettere un cartello. " il mio nome è Mikael, se mi chiamate per nome e mi prendete in braccio, mi fate felice..."
Dopo tre mesi aveva recuperato peso e capacità motorie "normali" e, soprattutto, la voglia di sorridere e di vivere.

Nel nostro mondo di ricchi privilegiati i bambini hanno perso il sorriso: basta osservarli quando andiamo in giro, o andare in un paese povero, per rendercene conto.
Lì, infatti, tutti - o quasi - sorridono, da noi quasi nessuno.
Forse in Italia le cose vanno un po' meglio, anche se abbiamo il più basso tasso di natalità del mondo.
Non sorridono perché gli adulti, a cominciare dai genitori, sorridono troppo poco, per non dire nulla.
Andando per strada, impegnatevi a sorridere se incontrate un bambino: verrete sempre ricompensati con lo spettacolo più bello della natura: il meraviglioso sorriso d'un bambino!
Se siete (o fate) i depressi, cominciate da questo, sorridete ai bambini, a tutti i bambini che incontrate e provate a farlo sempre.
Vi garantisco, anche per esperienza personale, che sarà il primo passo, forse il più importante, per uscire dalla depressione.

I bambini, come dicevo, oggi soffrono sempre più di depressione, ma sono vittime innocenti della mancanza di vero calore umano, dei loro genitori e degli adulti in generale.
L'adulto depresso, qualunque sia la causa, è invece, alla fine, solo vittima di se stesso, giacché esperienza ed (auto) educazione dovrebbero insegnarli almeno come uscirne, se non come non caderci...

Per uscire dalla depressione, qualunque essa sia, dobbiamo impegnarci a fare qualcosa.
Solo ricevere farmaci e trattamenti psicoterapeutici, anche se aiuta, non può ne potrà mai bastare.
In base a quello che vi ho raccontato, cominciamo a renderci conto che, se siamo vivi, vuol dire che, da bambini, abbiamo ricevuto dai nostri genitori il nutrimento, sia del corpo che del cuore, necessario per farci vivere.
Anche se ce ne siamo dimenticati e se ci fa comodo credere il contrario.

Una pratica fondamentale, per aiutarci a star bene, é la seguente.
Seduti, in posizione ben eretta, dopo aver ascoltato il respiro per alcuni minuti, proviamo a vedere, non solo ad immaginare di vedere, il volto dei nostri genitori.
Chiamiamo entrambi per nome, con almeno la pausa di un respiro fra l'uno e l'altro, ed aggiungiamo ogni volta "grazie".
Provatelo possibilmente subito, perché, dopo, verremo sopraffatti dalle abitudini e dalle distrazioni del quotidiano (a cominciare dai risultati delle elezioni, tanto per dire qualcosa d'attuale), che ci forniranno le più ampie giustificazioni per continuare a non fare nulla per stare meglio, ma continuando tuttavia a pretendendere che lo facciano gli altri...

Sorriso e ringraziamento sono due passi fondamentali per uscire dalla depressione, ma non i soli...
Ma di questo parlerò la prossima volta.

giovedì 4 giugno 2009

De fumo nihil nisi male

Del fumo non si può dir che male!

Mi son permesso di parafrasare un noto proverbio latino, che, invece dice: "de mortuis nihil nisi bene"...
Mio nonno, buonanima, se doveva dir male di un defunto, ad esempio: "il Tale era proprio un fetente", soggiungeva subito: "parlando da vivo!". Così, per scaramanzia, perché con i morti non si può mai sapere.
Analogamente, si dice: scherza coi fanti (i vivi), e lascia star i santi (i morti).

Del fumo, invece, non si può dire che tutto il male possibile e, possibilmente, anche un pochino di più.
Le motivazioni scientifiche son numerose "quasi arena quae est in litore maris".
Impossibile riferirle tutte, anche perché le più importanti sono fra le poche cose note a tutti (oltre, ben s'intende, a chi è l'ultimo vincitore del grande fratello ed ai risultati del campionato di calcio, restando alla cultura media degli italiani).

Io che, dando pubblico scandalo, mi ostino a fumare, a chi mi pone la fatidica domanda: "come, lei è medico e fuma, perché lo fa?", non so dare altra risposta che la seguente: "perché mi piace...".
Mi son perfino permesso, in anni recenti, di fare in bicicletta un tappone dolomitico (passo Fedaia, Campolongo e Stelvio, tanto per dire), spesso con la sigaretta accesa per i tornanti. Peggio ancora, due anni fa, ho percorso a piedi, in una notte, oltre novanta chilometri, alla tenue lucina rossa della sigaretta...(ora ho sessantacinque anni).

Detto questo, sconsiglio a tutti, perentoriamente, di fumare.
Riconosco, e dico sinceramente, che é un vizio, che causa dipendenza e può far male.
Lo sconsiglio soprattutto a quelli che mi pongono la fatidica domanda di cui sopra, e che già, nella maggior parte dei casi, non sarebbero capaci di fare cinquecento metri a piedi, senza farsi venire il fiatone...

Piuttosto, consiglio ai detrattori del fumo, di rinnovare ogni tanto il repertorio, che é un pochino monotono e scontato... anche per rendersi più simpatici e persuasivi.

Ad esempio, ad una signorina al banco tabacchi di un autogrill, messa lì suo malgrado, forse per un misero stipendio, e che mi ha suggerito, cortesemente, di non comperare sigarette, perché fanno male, "comperi piuttosto un biglietto della lotteria...", ho prontamente e gentilmente risposto: "cara signorina, ho provato a fumare i biglietti della lotteria, ma mi hanno fatto venire una tosse tremenda e costano pure cari..."
Ha dovuto sorridere e, credetemi, oggi non è facile far sorridere un crociato dell'antifumo!

Mi è invece andata male con un altro tabaccaio (ma non riescono proprio a trovare un altro lavoro? Mala tempora currunt...).
Dicevo che mi son permesso, senza sarcasmo, di ringraziarlo per avermi dato un pacchetto su cui stava scritto " il fumo danneggia te e chi ti sta intorno", mentre quasi tutti gli altri recavano scritto "Il fumo uccide".
Al che il signore in questione, fra l'altro proprietario del locale, mi ha ribattuto che per lui i fumatori potevano anche crepare tutti! (sic!). Forse, in cuor suo, si sarebbe accontentato di vender caramelle e gratta e vinci... Ma guarda un po', cosa ci tocca fare per vivere!

Dicevo, dunque, de fumo nihil nisi male, non però, in estensione, anche dei fumatori "im allgemeine oder alles zusamen", prego...

Quante volte d'inverno, fuori di un ristorante, alla pioggia sferzante ed al vento gelido, mi sono acceso una sigaretta in compagnia di uno sventurato quanto occasionale sodale, mentre dentro, in sana allegria, persone ai limiti dell'infarto e ben oltre quelli dell'obesità grave, introducevano porzioni di cibo che, per quantità e qualità, avrebbero fatto morire d'indigestione anche una balena di medie dimensioni... (ma quanto non riescono a mangiare, oggi, gli Italiani!).

Oggi ci si lamenta che, statistiche alla mano, il numero dei fumatori in Italia stia aumentando.
Sarebbe il caso di riflettere su di una certa pubblicità anti fumo che produce un aumento dei fumatori...
Ma forse "hoc erat in votis", era proprio questo che si voleva, perché, da noi, il primo beneficiato del fumo è lo Stato, oltre che le multinazionali..
Sarebbe bene ricordare che non si é mai bevuto così tanto, come durante il proibizionismo!

Perché non si dice, anche, che il gratta e vinci, le slot machines (son pullulate come i funghi!), il gioco del lotto etc, hanno rovinato milioni di famiglie...Ah, Stato, Stato biscazziere!

Se volessimo fare un elenco di ciò che fa male, non la finiremmo più, dal burro, allo zucchero, ai pesticidi ed inquinanti chimici degli alimenti e così via.
In realtà, non esiste nulla che faccia bene o male in assoluto. Dipende da come, più ancora che da quanto.

Un ammalato di cancro terminale, pochi giorni prima di morire, mi pregò di mandar via la moglie con una scusa, aprì bene le finestre e mi chiese di fumare insieme una sigaretta... Così, senza tante parole.
Dopo che ebbe fumato, mi confidò: "é l'ultimo e più grande piacere che mi é rimasto...ora mi sento proprio bene".
Qualche volta, una sigaretta può anche fare un po' di bene...

(Articolo scritto a gentile domanda sul tema)

mercoledì 3 giugno 2009

La depressione - 2 Le cause

Di cause ce ne sono tanta quante sono le storie degli esseri umani, dalle più banali alle più nobili e profonde.
Uno dei più grandi personaggi della storia dell'umanità, Gandi, piombò in depressioni tremende negli ultimi anni della sua vita, per il dispiacere (e l'assunzione morale della responsabilità), di fronte ai reciproci massacri fra Indù e Mussulmani, dopo la conquista dell'indipendenza dell'India dagli Inglesi. Gandi aveva un grandissimo livello di coscienza etica.
Ne uscì ogni volta rinnovando e profondendo il proprio impegno verso gli altri.

Sempre in India, qualche decennio dopo, un'altra anima nobile, Madre Teresa, patì crisi depressive così gravi (e così mal capite), da essere sottoposta , specie nell'ultimo anno di vita, ad alcuni interventi d'esorcismo...
Nel suo caso, probabilmente, oltre a motivi morali, ebbero una non trascurabile importanza la condizione fisica (un grave scompenso di cuore, con ripetuti interventi di by-pass coronarico) e la condizione tossica secondaria ad un vero e proprio bombardamento farmacologico, cui era quotidianamente sottoposta.

Molti dei più grandi spiriti dell'umanità conobbero la sofferenza della depressione, anche a più riprese, nella loro vita.
Per tutti questi casi, con le parole di Dante, sarebbe da dire " O dignitosa coscienza e netta, come t'é picciol fallo amaro morso!"
Nella vita di un uomo che abbia ancora una pur minima coscienza etica e morale, è impossibile non incorrere in episodi depressivi.
Il depresso vero, come ho già detto, fa colpa a se stesso di quello che non riesce ad accettare.
La maggior parte degli uomini, invece, di fronte a qualcosa di sgradito, si limita a far colpa agli altri. Ma questa strada, anche se molto diffusa e praticata (anche da alcuni psicoterapisti), non è una via d'uscita: solo un ritorno indietro...
Chi non ha mai conosciuto episodi depressivi, anche piccoli (ma credo siano pochi), probabilmente ha del tutto ucciso la propria coscienza o rinunciato alla ricerca di valori etici: vive solo per appagare i propri bisogni istintuali primari.

Non tutte le situazioni depressive, tuttavia, hanno una radice etica, diciamo così, nobile.
Spesso i motivi, almeno quelli apparenti, sono futili o banali: quanti, ad esempio, sono giunti a suicidarsi per la perdita di una partita di calcio!

Allora, qual é, se c'é, la causa prima comune a tutte le depressioni?
Anche se la scienza medica ufficiale parla di tre tipi di cause: endogene, esogene e miste, sono convinto che bisogna ricercare una causa iniziale comune a tutte e tre, per non finire in separazioni che finiscono, quasi inevitabilmente, per far colpa o agli altri, o alla vita stessa od al carma personale.
Altrimenti non esisterebbero vie d'uscita percorribili e praticabili fino in fondo.

Per esperienza anche personale e dopo lunghe riflessioni, sono convinto che, sempre, alla base, vi sia il rifiuto di qualcosa che è successo ( o che abbiamo fatto, ed é comunque successo), nella nostra vita.
In questo rifiuto, che gli addetti ai lavori chiamano conflitto, e che il più delle volte é collegato alla perdita di qualcosa o qualcuno, si consuma, spesso in pochissimo tempo, la nostra quota "spendibile" di energia fisica, mentale e morale.
In realtà, a livello di forza vitale, questa riserva è praticamente infinita, ma non vi sappiamo più attingere.
E' un po' come il caso dell'avaro, che pur avendo ingenti risorse economiche, si dispera per aver speso l'ultimo soldino dell' "argent de poche" che aveva in tasca...

Non possiamo rifiutare ostinatamente qualcosa che ci è stato mandato dalla vita, senza entrare in crisi.
Se questo rifiuto della realtà non viene riconosciuto risolto, la sofferenza di vivere può diventare così insopportabile da farci desiderare (e purtroppo attuare), di farla finita.
Però, prego, prima di farlo, domandiamoci se ne vale la pena: perché impegnarci a far qualcosa che prima o poi avviene da sola?
Tanto, dalla vita, finora, nessuno ne è uscito vivo (e nessuno è vissuto in eterno)!
E poi, non diamoci troppa importanza: la nostra sofferenza, in fondo, non è né l'unica né la più importante sulla faccia della terra, anche se a noi sembra proprio così!
Un barlume di ironia (e di auto ironia), spesso può salvare una vita.
Una vita, qualunque cosa abbiamo commesso o ci sia capitata, ha sempre un valido motivo, una intrinseca ragione, per riscattarsi ed essere degna di essere vissuta.
La barca della sofferenza non traghetta mai una sola persona per volta. Nel mare della sofferenza non si naviga mai "in piccioletta barca", ma su di un enorme transatlantico!

Nessun essere umano, con un minimo di integrità mentale, potrà mai sperare di lasciar fuori dalla propria vita la sofferenza: o diventa un animale, o impazzisce!
La tristezza, invece é un optional personale, una scelta non indispensabile nè ineludibile: da un punto di vista pratico, tempo perso, anche se mai inutile del tutto!
In ogni caso, é pur sempre occasione d'esperienza...si scis uti! (Se la sai utilizzare).

L'accettazione di questo fatto, della ineludibilità della sofferenza, è già il primo passo, ed il più importante, per uscire da quel tunnel, che ci sembra infinito e senza vie laterali di fuga, che noi chiamiamo depressione.
Se sappiamo guardar bene, la sofferenza è il vero carburante della vita, quello che ci fa progredire umanamente. Non esiste sofferenza fine a se stessa...

L'altro passo fondamentale è renderci conto che non ci sono colpe, nè personali nè altrui, ma cause ed effetti, che comportano l'assunzione di responsabilità e la messa in atto di azioni idonee, nel campo delle nostre effettive capacità, per poterne uscire.
Dobbiamo imparare a perdonare, per primo noi stessi, poi anche tutti gli altri.
Nessun altro lo potrà fare al posto nostro o per noi...
La vera confessione non può essere fatta ad un altro, ma a noi stessi, e l'ultima assoluzione ce la dobbiamo dare da noi, riparando ai nostri errori!
Ma di questo, ed altro, parlerò la prossima volta.

lunedì 1 giugno 2009

La depressione : Il male dell'uomo - 1

Questo è uno degli ultimi articoli che pubblicherò su questo blog.
Sempre che qualcuno non mi chieda qualcosa di specifico sulla propria condizione, utilizzando l'indirizzo email che trovate accanto al nome.
E' un articolo doveroso, basato sull'esperienza personale e professionale, che lancia un messaggio di speranza e di fede in sé.
Ma quello che sto per dire sarà per molti versi anche shoccante, fonte di turbamento, malintesi e, forse, rifiuto ed arrabbiatura.

Dalla depressione, non si guarisce né, tanto meno, ci si fa guarire: semplicemente se ne esce, riconoscendo che tutto e tutti ci stanno già aiutando e sostenendo in tal senso, e che l'ultimo passo tocca solo a noi stessi.
Ho detto volutamente male, e non malattia, e male dell'uomo, non dell'umanità, giacché esistono tante depressioni quanti sono i depressi, e la depressione stessa non è un'entità nosografica, un destino ereditario, un'infezione, una meteoropatia, una patologia da usura, una malattia socio-economica o da deficit o da eccesso, anche se, talvolta, potrebbe sembrare così.

Un altro malinteso comune è quello di chiamare depressione tutto quello che, della vera depressione è solo, per così dire, l'anticamera, il contorno, la strada maestra che vi conduce.
Molti, spesso, finiscono per credere d'esser depressi, mentre invece sono solo in una specie di limbo, tutto sommato comodo e vivibile "sanza infamia e sanza lodo", per dirla ancora con le parole del sommo Dante.

Infatti, tutti coloro che ancora riescono ad arrabbiarsi, a far colpa agli altri, a mettersi in dipendenza dagli altri con raffinata e sottile "ars vivendi" (o barcamenandi...), sono ancora fermi ai primi gradini della depressione o, per così dire, non ne hanno ancora varcato l'Ade, l'Acheronte o, quantomeno, lo Stige
.

Il depresso "vero", infatti, non sa arrabbiarsi con nessuno, fare colpa ad altri, condividere il proprio quotidiano con qualcuno che lo protegga ed assista. Tutto questo richiede ancore una buona carica d'energia, che egli non ha più.
Sa solo far colpa a se stesso, ed arrabbiarsi solo con e con la propria vita e non tollera la presenza d'altri: infatti, prova troppa vergogna della propria condizione.
Molti di coloro che si spacciano per gravi malati di depressione, a questo punto, si saranno già arrabbiati per ciò che, con voluta provocazione, sto scrivendo: non si preoccupino, il loro caso, tutto sommato, non è poi così grave!

Il resto sono cose abbastanza note e comuni ai più, anche se con caratteristiche individuali diverse caso per caso.
La fatica per tutto: a compiere le comuni azioni del quotidiano, lavarsi, vestirsi, uscire di casa, parlare, ascoltare, memorizzare, sentire il proprio corpo, lavorare etc.
Ma più ancora, compiere scelte, anche le più facili, prendere decisioni ed assumersi responsabilità
a qualunque livello, manifestare la benché minima forza di volontà.
Il depresso è un fuscello piegato alla minima brezza.
Vi sono persone particolarmente abili, anche a livello inconscio, nel prender possesso dei depressi e sottometterli al proprio volere od al proprio capriccio.
Tutto e tutti, per il depresso, hanno lo stesso potere di una setta, e molti se ne approfittano.
In particolare guaritori, maghi, cartomanti, gruppi pseudo spirituali, ma anche medici, psicologi, psicoterapisti di basso profilo professionale, soprattutto coloro che, incapaci di curare se stessi, presumono di poter guarire gli altri, diventandone guida.
In realtà, tutti costoro, finiscono col creare una più o meno calcolata dipendenza, talora lunga quanto la stessa vita del depresso, il che è la strada più sicura per sopravvivere come depressi, ma non per guarire...
Tutto ciò, lo so, può sembrare (ed è) molto duro, ma il prendere atto della realtà è il primo passo per salvarsi.

Il male più grave, tuttavia, è un altro.
E' la perdita dell'affettività, l'incapacità di provar gioia o dolore per ciò che ci circonda, di lacrimare e sorridere; é il deserto dell'amore, della compartecipazione, della pietas...in una parola, l'indifferenza.
Avete presente il cactus nel deserto, che sopravvive secco, spinoso, indifferente, ai decenni di siccità: tale è la vita del depresso...
Eppure, bastano quattro gocce di pioggia per farlo "riviver tutto e tutto rifiorire", riaprirlo quasi alla gioia di vivere, rivestirlo di colori (quanto nero e viola, oggi, nel mondo, e non è per moda: la moda studia solo le tendenze di fondo dell'animo umano, facendosene interprete a proprio vantaggio commerciale...).

Di che dobbiamo aver paura?
Se madre natura manda, ogni tanto, quattro gocce di pioggia anche sui deserti più aridi, che bastano a farli rifiorire, dobbiamo renderci conto che, talvolta, basterebbero veramente quattro lacrime sincere, versate non su di , ma per qualcun altro, per fare altrettanto con la propria vita.
Ma di questo parlerò domani...

mercoledì 27 maggio 2009

Pakistan - Afghanistan : ricordi dal fronte

Stamani ho bevuto il primo caffè assieme ad Ahmed, un pakistano che vive vendendo collane nelle spiagge italiane.
Fumando assieme una sigaretta, mi ha detto che il suo paese, ormai in piena guerra civile, sta morendo di fame...
Il governo Pakistano, per garantirsi gli aiuti economici americani, si è impegnato in una guerra civile nel nord del paese, in una zona da sempre sotto controllo di Al Quaeda, roccaforte dei sostenitori Pakistani dei Talebani e di Osama Bin Laden.
Guerra disperata, che rischia di estendersi a tutto il paese e dai più già considerata persa...
Il Pakistan si trova tra due fronti: ad est quello indiano per la questione del Kashmir, da oltre sessant'anni conteso fra i due paesi, e ad ovest quello con l'Afghanistan, con l'interposizione della cosiddetta "tribal area", formalmente pakistana, in realtà terra di nessuno, controllata dai signori della guerra di etnia Pashtun, da sempre in guerra fra loro e contro ogni tentativo di sottomissione esterna.
Contrabbando d'armi e di droga sono le basi economiche fondamentali, che garantiscono a quelle popolazioni una sorta d'invincibilità perenne, unitamente ad un fiero carattere bellicoso, indipendente da tutto e tutti. E questo fin dai tempi di Alessandro Magno...

Ma torniamo ad Ahmed. Il suo nome mi ha fatto venire in mente quello di Ahmed Shah Massoud, eroe afgano della indipendenza dai russi, mito quasi leggendario di coraggio, amore per il proprio paese, moderazione ideologica e moralità personale: non si fece corrompere da nessuno.
Venne ucciso, in un attentato suicida, da due arabi (tunisini, naturalizzati belgi), il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attacco alle torri gemelle.
Stava combattendo, clandestinamente l'ennesima battaglia personale, contro il dilagare dei talebani in Afghanistan, nella valle del Panshjir, da loro occupata.
Ma si era anche chiaramente espresso contro il dilagare della corruzione e la crescente dipendenza americana del governo Karzai, da poco costituito, cominciando, forse, a dare fastidio ad entrambi.
Sognava un Paese libero da ingerenze esterne, moderato e tollerante, moralmente immune da corruzione, con una economia svincolata dal mercato dell'oppio. L'Afghanistan, infatti, è tuttora il primo produttore al mondo.
Pochi giorni prima di morire, informò le Nazioni Unite di un prossimo attentato sul suolo americano, e di un altro per ucciderlo, ma non fu ascoltato nè protetto.
Lo stesso Karzai, con notevole cinismo politico, lo ha nominato, poi, eroe nazionale e gli ha fatto erigere un mausoleo a dominare la vall del Panshjir.
Massoud, se potesse parlare, rifiuterebbe sicuramente entrambe le cose.
Proposto per il nobel postumo per la pace, come Gandi, finora non ne è stato insignito, come a suo tempo, lo stesso Gandi...

Da Alessandro Magno, ai russi, agli americani, ai talebani, a Bin Laden ed Al Quaeda: perché tanto interesse per un paese povero, senza particolari risorse?
La sua importanza, enorme, è di tipo strategico.
E' infatti, da sempre, il crocevia tra est ed ovest, nonché tra nord e sud, di tutti gli interessi economici del mondo, anche se con caratteri specifici diversi nel tempo.
Basti pensare al petrolio ed al gas della Siberia, che di lì dovrebbero passare per essere vantaggiosamente commerciabili.
Così come il "leone" Massoud era riuscito a liberare il paese dal giogo del vecchio e nuovo imperialismo sovietico, probabilmente sarebbe riuscito a fare altrettanto con i talebani, il corrotto regime attuale e l'espansione, sempre maggiore dopo l'undici settembre, dell'ingerenza americana (ed europea, Italia inclusa), in Afganistan.

Sicuramente, nella sua morte, ha giocato un ruolo determinante una eterogenea "convergenza d'interessi", non nuova alla storia del mondo, antica e recente...
Ora gli americani, sul punto d'abbandonare l'Irak al suo destino, sotto l'egida dell'Onu e con il concorso di molti altri, stanno per aumentare il loro ( e nostro) coinvolgimento in Afganistan.
Gli interessi in gioco sono infatti troppo grossi, e lo scudo ideologico (lotta al terrorismo islamico), è molto ben radicato nell'opinione pubblica mondiale, oltre che realisticamente credibile e convincente.
Ma i signori della guerra non si muoverebbero mai per motivi ideali, se non vi fosse di mezzo anche la supremazia economica e strategica di portata, in questo caso, planetaria.

L'undici settembre ha poi quasi cancellato il ricordo di Massoud, di cui oggi nessuno parla più.

Tre mesi dopo la sua morte e l'intervento americano, ero a Peshawar, in Pakistan, con un gruppo d' Italiani.
Ho visto quello che ci fu lasciato vedere: il campo modello e ben rifornito di Shamshatù, ma non i campi, più ad ovest, dove, per non morir di fame, si mangiava l'erba dei prati.
Ed ho visto l'esodo biblico degli Afgani, che scappavano dai bombardamenti a tappeto degli americani. Milioni di profughi ufficialmente rifiutati dal Pakistan che aveva, anche se inutilmente, chiuso le frontiere, essendo già presenti sul suo territori più di sei milioni di profughi, tra vecchi e nuovi...
Ho visto, nelle nude tende collocate sul fango, i bambini orfani, miracolosamente scampati dalle macerie di Kabul, arrivati laggiù dopo cinquecento chilometri di fuga a piedi.
Sostenuti solo dalla misericordia degli altri profughi.
Ogni notte, qualcuno dei nuovi arrivati moriva di freddo. Si può morire di freddo, per la mancanza d'una coperta, anche in Pakistan, a dicembre, ove, due mesi dopo, già si morirà di caldo.
Ogni tentativo di donare qualcosa a quei poveretti, si traduceva in una specie di sommossa fra migliaia di persone, per afferrare un maglione, una coperta, anche un paio di calzini...
Dopo aver fatto qualche terapia con le nude mani e sulla nuda terra a pochi, diciamo così...privilegiati (ma gli unici privilegiati eravamo noi, con passaporto e biglietto aereo in tasca), ho provato a risolvere, in qualche modo, il problema di come lasciar loro qualcosa, senza provocar sommosse.
Così, mentre calava l'oscurità, dal pulmino che ci riportava alle comode camere d'albergo, ho gettato dal finestrino, un po' per volta, quello che c'era: maglioni, indumenti pesanti, perfino le scarpe ai piedi, ben presto imitato da alcuni altri compagni di viaggio...
Come si vede, fra il voler aiutare e creare problemi, il passo è breve, eppure qualcosa, comunque, si può cercare di fare.

Oggi, milioni di nuovi profughi, questa volta pakistani, stanno fuggendo dal Pakistan, incendiato dalla nuova, ennesima guerra, verso un Pakistan più sicuro, ma chissà fino a quando.
Per molti di noi, qui in occidente, tutto questo non è che un tragico fatto, fra i tanti al mondo, degno al massimo di una distratta occhiata dalla poltrona, davanti alla tivù.
Ma per chi c'è stato, anche se otto anni sono ormai passati, dimenticare o girare la testa, credetemi, è veramente impossibile.

giovedì 21 maggio 2009

Religiosità Religione Religioni

Non sono per nulla sinonimi, e nemmeno assimilabili.
Religione deriva dal latino religere, ossia raccogliere formule e atti rituali.
Come si vede, siamo già su di un piano esteriore, anche se in non negativo.
Religiosità è dal tardo latino religiositas, con un significato già svincolato dal precedente, riferito al piano interiore e soggettivo di ricerca di valori eterni ed assoluti.
Per molti spiriti illuminati, è sinonimo di ricerca di verità.
Einstein diceva che, in tutti i tempi, molti atei, rifiutando la figura di un dio parziale, fatto ad immagine dei difetti umani, erano e sono veri ricercatori di Dio come verità.
Religioni non lascia dubbi: si riferisce a differenze sul piano dogmatico, teologico, rituale ed esteriore, imposte dai successori di grandi spiriti umani illuminati ( Mahavira, Budda, Gesù, Muhammed, solo per citare in ordine cronologico i più noti), che hanno prodotto, nell'ordine, il Giainismo, il Buddismo, il Cristianesimo e l'Islamismo, nelle loro varie sette...
Non voglio fare commenti a questo livello, ritengo che, al di là della forma esteriore, si equivalgano tutte, nel loro senso originario più profondo.
Gandi, il più grande profeta dei tempi moderni (ed il più frainteso, odiato e deriso, al di là delle dichiarazioni ufficiali e della retorica celebrativa), ha detto cose molto illuminanti su questo argomento.
Ai vari missionari cristiani di tutte le sette, che pullulavano ( e pullulano) in India, i quali, facendogli notare la vicinanza del suo insegnamento a quello di Gesù, gli chiedevano di convertirsi al cristianesimo, rispose, con profondo rispetto: potrei farlo nel momento in cui, questi amici, mi dimostrassero, con il loro comportamento, di mettere in pratica il Suo insegnamento...
Preferisco, nell'attesa rimanere fedele alla mia origine induista e cercare di seguire, nella mia pratica quotidiana l' essenza dei testi sacri indiani, soprattutto la Githa, i Riga e le Uphanishad.

Gesù fondò una religione basata solo sull'amore, ma fu frainteso... Così, pur con caratteri peculiari per ciascuno, fecero anche Mahavira, Budda e Muhammed.

Tralascio ogni considerazione sulle attuali religioni, sulla loro storia recente ed antica...ognuno le faccia da , nel profondo della propria coscienza: non è così importante.
Ciò che conta, scelto un buon insegnamento, è di cercare di metterlo in pratica, nella vita quotidiana, seguendone i principi essenziali.
Ricordo solo due frasi, tratte dalla Bibbia: "Non costruite templi se non nel vostro cuore" e " Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli...".

A Lomé, capitale di uno dei paesi più poveri del mondo, mentre il palazzo dell'Assemblea Popolare è meno decoroso di una stalla modello, ad esempio della Baviera, esiste un edificio così grande, sontuoso, avveniristico, quale non ho visto, in Italia, nemmeno a Milano ( e Milano non è Lomé!).
Avrete capito che è una banca...
Eccole le vere ed uniche cattedrali dell'era moderna, templi di quell'unico dio ormai da (quasi) tutti adorato, ricercato, invocato, fino alla più sfrenata idolatria.
Speriamo che nel suo nome, non si compia in pratica, quella unità di tutti i credenti di tutte le religioni, così a lungo-ed inutilmente- invocata, predicata e retoricamente proposta dai grandi capi religiosi, specie nella nostra attuale "aurea Aetas".

martedì 19 maggio 2009

Olio d'uovo 2 - Digressioni e variazioni sul tema

Da qualche giorno sono tornato a casa, sano e salvo, come si suol dire...
"Gate gate, paragate, parasamgate, bodhi siva" , che significa "andato, andato, andato al di là, sull'altra sponda, sano e salvo". (Sanscrito, dal sutra del cuore).
Ero arrivato in Togo il 21 Aprile, lo stesso giorno di un tentativo di colpo di stato, messo in atto dal fratello del presidente Faure Egnessambé, mentre questi era in Cina, in visita di stato...
Quando si dice "parenti serpenti", qualche volta sembra proprio vero, ma guarda un po'!
Vi ero arrivato non con l'arrogante sicumera di Giulio Cesare "Veni vidi vici ".
-Ed i francesi ancora ce lo invidiano, come ci invidiavano, incazzandosi, nel veder Bartali, quel volto triste d'italiano in fuga, quel naso lungo in cima a una salita (Paolo Conte). Poi, giustamente, hanno smesso di invidiarci, nel 1940, quando li abbiamo pugnalati alle spalle... ma lasciamo perdere-.

Ero arrivato con il solo scopo di preparare l'olio d'uovo, così come é stato.
Siccome due affezionati lettori hanno manifestato grande interesse sulla trasformazione alchemica, voglio spendere ancora qualche parola sull'argomento.
La parola alchimia, oggi chimica, deriva dall'arabo Al-kimiya, la (ricerca) della pietra filosofale, a sua volta dal greco Philosophia, amore della sapienza.
Il significato era fisico e metafisico: la ricerca, tramite la sapienza, della trasformazione spirituale interiore, oltre che materiale, di cui l'oro è sempre stato simbolo.
Da un punto di vista fisico, l'oro, fino ad oggi, è stato solo prodotto da processi di fusione atomica, e non da trasformazioni alchemiche, che avvengono per fenomeni elettromagnetici a livello di orbitali elettronici esterni di tipo quantico-probabilistici.
Quasi incredibilmente, fra gli altri, Tomaso d'Aquino scrisse un trattato sull'alchimia...
(Poi si traviò del tutto, con la Summa Theologiae).

Gli alchimisti antichi erano spesso spiriti eletti, eclettici studiosi, animati dal desiderio di ricercare la verità in modo globale: scientifico, spirituale e religioso... ma con i mezzi d'allora, che erano empirici.
Non hanno prodotto quasi mai alcun danno agli altri, ma, spesso, molti benefici e per questo, molti, sono finiti al rogo.
I moderni chimici, pur non producendo solo benefici, non finiscono mai al rogo (per fortuna), ma spesso, a quella fiera delle vanità che é il salone delle premiazioni dell'istituto per i Nobel di Stoccolma...

Per distillazioni successive, si cercava di estrarre la quint'essenza della materia sottile, una specie di anima delle cose, mentre il crogiolo serviva per trasformare al calore, la natura visibile della materia in nuove sostanze, e così via.

La preparazione dell'olio d'uovo sintetizza bene due principi fondamentali delle trasformazioni alchemiche: la essenza fisica della vita biologica, dell' energia creativa della forza vitale, il rosso d'uovo, appunto, ed il potere trasformatore-purificatore del fuoco...
Per questo è così potente.
I chimici d'oggi potrebbero facilmente individuare e nominare tutte le migliaia di molecole che si formano nel processo, ma nominare non sempre significa anche capire...
Pur non essendo chimico, qualcosa ho già cercato di dire, ma voglio aggiungere dell'altro.
Avete presente lo speck (quello originale, quasi introvabile), oppure il pesce affumicato?
Non solo sono una delizia per il palato, ma rendono le sostanze imputrescibili.
Centinaia di molecole antibiotiche, antimicotiche, antivirali, si formano nel processo di fumigagione, alcune anche molto tossiche, come i derivati del ciclopentanopeiidrofenantrene (e il nome stesso incute oscuri timori), potenzialmente cancerogeno. Per questo tali prodotti vanno presi a piccole dosi.
Ma l'olio d'uovo contiene anche ben altro.
Fra l'altro, fosfolipidi ed acidi grassi ricchissimi di doppi e tripli legami (se non brucia troppo!), notoriamente efficaci nel ridurre il rischi di trombosi ed infarto, per il potente effetto anti aggregante ed ipocolesterolemizzante... (ma che vorrà dire questo parolone?)...
Parole, appunto, finché non vengono messe in pratica, ad esempio nella cura della tubercolosi, ma non solo. Anche infarto, angina, ipotensione, astenia, malattie croniche virali, batteriche, parassitarie, come ho potuto verificare più volte...
Nella tubercolosi, ad es., anche piccolissime dosi (sicuramente non tossiche), ce la fanno, in pochi giorni, anche nei casi più gravi e con i ceppi più virulenti.
Ricordo, invece, che l'attuale terapia antitubercolare, prevede l'associazione da due fino a sette sostanze, (mediamente tre), per sei mesi l'anno, per tre anni e con risultati per niente certi e definitivi in tutti i casi.

Si, ma l'olio d'uovo non é scientifico...
Questo lo dici tu e te lo fa dire la tua ignoranza e la tua visione parziale e preconcetta...
E poi, scusate tanto, ma se anche fosse così, chi se ne frega...!

domenica 17 maggio 2009

É tempo di... Equiseto

Equiseto o Coda Cavallina (Equisetum Arvense)

Nei campi nei fossati, nei luoghi umidi ma anche nei terreni argillosi, in primavera si trova una specie di asparago che costituisce la parte fertile, con le spore dell’equiseto.
Mentre questo scompare, spunta la spiga verde sterile che sembra un piccolo abete e diventa alto fino ad un metro, che si potrà raccogliere anche in piena estate (poi le punte cominciano ingiallire).
E’ una pianta arcaica, del gruppo delle crittogame, che non produce né fiori, né semi (ma spore), né foglie, ma solo rametti ed uno pseudo fusto.
Per arrivare fino ai nostri giorni ha avuto un grande successo evolutivo e particolari doti di resistenza a tutte le malattie. Anche per questo ci é molto utile.

Ricchissima di Sali minerali: calcio, potassio, magnesio, silicio, zinco
mineralizzante e depurativa:
- nelle carenze di Sali minerali, per rinvigorire le ossa, elasticizzare le articolazioni, nella sciatica, per rafforzare unghie capelli.
- nella cura delle malattie renali e vescicali.
- nella prevenzione del cancro, per l’alto contenuto di silicio e zinco e probiotici.
- è preziosa quando c’è uno stato d’animo di paura

Si utilizza fresca o secca.
Va seccata - non al sole - ma in luogo aerato e rapidamente meglio muovendola spesso.

Si può usare in tanti modi:
per via interna ed esterna

Infuso
con i germogli freschi in primavera

Decotto-mineralizzante
Un cucchiaino secco o un cucchiaio fresco, per una tazza d’acqua fredda, quando arriva a bollore abbassare la fiamma e lasciar sobbollire dieci minuti e filtrare. Diventa rosso arancio.
Si può prepararne almeno un litro e berlo nella giornata.

Clistere
- per pulire in modo dolce l’intestino, e quindi il sangue
- per ritrovare uno stato d’animo leggero e positivo.
Usare una manciata fresca - o un cucchiaio colmo di equiseto secco- per ogni litro d’acqua, fredda. Sobbollire leggermente almeno tre litri, poi aggiungere acqua fresca fino a temperatura corporea.
Fare il clistere gradualmente per tre volte, non tutto insieme, iniziare con mezzo litro d’acqua, rilassare poi rifare.

Semicupio
Per lombaggine – depressione.
Lasciar macerare l’Equiseto – per una notte, 100 gr di equiseto – La mattina riscaldare e unire altra acqua in modo che i Reni siano immersi (l’acqua si potrà riutilizzare).

Impacco caldo – umido
Applicare, sulla zona da trattare, delle manciate di pianta secca. Coprire con un panno caldo-umido e sostituirlo con altri, appena tende a raffreddare: per almeno un’ora.

E ancora:
-per un pediluvio rilassante
-per sciacquare i capelli

In cucina
L’asparago, che costituisce la parte fertile, si può cucinare con le uova strapazzate.
I germogli freschi di primavera, passati in una pastella di uovo, acqua, farina e sale, vengono poi fritti . Il fritto ha un effetto ricaricante sui reni (2-3 germogli e il fegato non subirà alcun danno).

Macerato
Si può usare per rinvigorire o curare le piante nell’orto.

giovedì 14 maggio 2009

Il mal sottile: la TBC

Detta anche tisi (dal greco ftysis, consunzione), scientificamente tubercolosi, per i caratteristici noduli che ne costituiscono la base anatomo - patologica, é da sempre il male più temuto, che suscita orrore e vergogna, paura ed umiliazione, vituperio e desolazione.
Associata alla miseria ed ai vizi, anzi, agli stravizi, specie quelli legati al sesso, alla masturbazione, alla prostituzione, alla lussuria, ma anche al sovraffollamento, alla promiscuità, all'aria viziata delle case più malsane e povere, eccolo il male che simboleggia tutti i mali dell'umanità, dai suoi albori ai nostri giorni.
E' superata, nella cattiva reputazione, solo dalla peste, che però morde e fugge, (mentre la tubercolosi dura anche decenni), e dalla lebbra, causata da un mycobatterio, come la TBC, che però è a bassissima contagiosità, almeno nelle fasi avanzate della malattia.
Quasi tutti ne siamo stati contagiati, ma relativamente pochi se ne ammalano.
Ne muoiono ogni anno circa due milioni, più dell'AIDS, ma meno che per la fame e per le malattie del benessere: aterosclerosi, infarto e diabete.
L' acronimo usato, TBC, dimostra che il nome stesso, tisi o, più modernamente, tubercolosi, é un tabù...

Finché Redi e Spallanzani non dimostrarono che la generazione spontanea non esiste, i peggiori pregiudizi, che ho citato sopra, costituivano anche le più forti ipotesi sulla sua origine.
Poi arrivò il grande Pasteur, a dimostrare l'origine microbica di tante malattie, e Koch (nel disegno a lato), che individuò il mycobatterio nello sputo dei malati.
Lo stesso Koch scoprì anche il bacillo del colera.
Entrambi sono premi nobel della medicina.

In letteratura infinite opere hanno per protagonista la malattia stessa.
Fra tutte, basterà citare "La signora delle Camelie", di Dumas, che Verdi musicò mirabilmente con il nome, significativo, di Traviata.
Un po' per sdrammatizzare, mi permetto una piccola digressione.
La prima di Traviata, alla Fenice di Venezia, con la presenza di Verdi, fu un clamoroso fiasco, vuoi per l'argomento scabroso, vuoi perché la soprano protagonista era, secondo la moda dell'epoca, piuttosto... robusta, rubizza e compatta, suscitando ilarità, schiamazzi e fischi nel momento della tragica fine per "consunzione".
Verdi, in una notte burrascosa, se ne tornò in carrozza a villa Condulmer, presso Mogliano, ove era ospite.
Per accanimento della sorte, la carrozza, sotto un diluvio, si rovesciò in un fossato...
Presso la stessa villa, oggi "Hotel de charme" é ancora visibile il piano sul quale il maestro compose alcuni brani della sua opera, divenuta poi un successo universale.

Ma torniamo alla TBC. Il batterio che ne è causa è caratterizzato dal fatto di avere una struttura di membrana molto resistente, di trattenere la colorazione (metodo di Ziell - Nillsen) anche dopo lavaggi con alcool assoluto e acido solforico, di essere insensibile ai comuni antibiotici e di essere altamente contagioso, anche a concentrazioni ambientali minime.
Inoltre, si diffonde con le goccioline di saliva che emettiamo respirando e parlando.
Per nostra fortuna immunitaria, pur essendone (quasi) tutti contagiati, nel 90-95% superiamo indenni il contagio.
Nei paesi più poveri, invece, per molti motivi, la morbilità é molto più alta.
Acido P-aminosalicilico, Idrazide dell'acido isonicotinico, streptomicina, etambutolo, rifampicina e pyrazinamide sono i farmaci più noti e usati in terapia.
Molti, da noi, non sono più usati, perché estremamente tossici, ad es. la streptomicina, che provoca quasi sempre sordità e danni al fegato ed ai reni (ma altrettanto tossici sono anche altri).
In Africa, invece, per il basso costo, sono tuttora usatissimi.
La cura è (unico caso), del tutto gratuita, ma dura anni, i dispensari sono spesso molto lontani, non ci sono i soldi per pagare la benzina, la informazione é carente, e la vergogna fa il resto...
Aggiungi che, attualmente, stanno emergendo ceppi estremamente virulenti ed insensibili a tutti i farmaci noti, anche in associazioni multiple, ed il quadro é completo.

L'olio d'uovo, di cui ho parlato diffusamente nel precedente articolo, si é dimostrato quasi shoccantemente efficace in tutti i casi, fino agli stadi terminali...
Ben noto in Giappone, dove é nato, venduto nelle farmacie e ben studiato a livello universitario, ha subito, dopo la bomba di Hiroshima e Nagasaghi, lo stesso destino di molte altre nobili e buone tradizioni giapponesi: l'oblio e il non riconoscimento ufficiale, anche per coprire gli interessi delle multi nazionali del farmaco.
Molti altri prodotti naturali sono, oggi, allo studio, perché la malattia, vuoi per la multi resistenza, vuoi per i nuovi ceppi ultra virulenti, sta creando il panico nella comunità scientifica, ma i pregiudizi, specie quando coprono enormi interessi, sono duri a morire.

Ho lasciato al villaggio, in Togo, una scorta d'olio d'uovo sufficiente per cercar di curare tutti i casi di TBC, anche nei villaggi vicini e per molti anni.
Spero nella collaborazione dei miei amici laggiù, anche perché, forse, non tornerò più in Togo.
Voglio portare lo stesso prodotto in altri paesi, ed imparare l'uso di nuovi rimedi, naturali ed efficaci.
Non vanto nessun merito personale, non ho aspettative di nessun genere, che non siano la salute delle persone malate...

Voglio solo ringraziare e benedire quel medico, morto da tantissimi anni e sua nonna: veri umili benefattori dell'umanità.
Ma per loro e quelli come loro, non ci sarà mai alcun Nobel, solo quello della propria coscienza.

Grazie Africa, grazie di tutto ed a tutti, ed arrivederci a presto, in qualche altro indimenticabile, magnifico e terribile Paese!

martedì 12 maggio 2009

Olio d'uovo - Una trasformazione alchemica.

Ieri, finalmente, ho preparato l'olio d'uovo.
Si tratta di una ricetta, vecchia di secoli, derivata dalla tradizione popolare giapponese.

Tra la fine dell'ottocento ed i primi del novecento, un medico giapponese era divenuto famoso in tutto il mondo per i sorprendenti effetti da lui ottenuti nella cura della tubercolosi.
Famoso al punto che bastava indirizzare una lettera al "dottor TBC, Giappone", che questa veniva regolarmente recapitata.
Un giorno, finalmente, egli svelò il segreto della sua medicina: nessun segreto, era la ricetta di sua nonna per la preparazione dell'olio d'uovo!

Oggi, quindi, voglio parlare diffusamente e dettagliatamente di questa ricetta, avendo ripetutamente ed in più parti del mondo verificato l'efficacia estrema di questo rimedio della nonna nel guarire quella che, da sempre, è la più temuta (ed anche la più diffusa) delle malattie, la tubercolosi.

Quella che segue é una cronaca, quasi in diretta, di una trasformazione alchemica tramite il calore, che ho cercato di documentare anche fotograficamente.

Ho fatto comperare cinquanta uova al mercato del villaggio vicino, perché qui, nonostante qualche micro pollaio, dono di una Onlus giapponese, preferiscono lasciar libere le galline perché, mi hanno spiegato, crescono meglio, non si ammalano e la carne è più buona (ma anche perché, al chiuso, andrebbero nutrite, e qui tutto è prezioso...).
Così le uova si disperdono nella foresta, per il piacere di serpenti ed altri animali, che abbondano ovunque (spesso te li ritrovi in casa).

Delle uova ho utilizzato solo i rossi. Le cinquanta chiare sono andate a ruba fra i vicini di casa: cibo prezioso e gustoso (e noi le gettiamo nel lavandino...).
Mi hanno prestato un utilissimo (ed olezzante) fornello a petrolio, ed una pentola in alluminio pesante, con la forma del "pot au feu", ossia panciuta ed un po' ristretta in alto.
Questa pentola è la diretta discendente, in qualche modo, del crogiolo degli alchimisti.
In essa ho versato i cinquanta rossi ed ho acceso la fiamma, a fuoco medio.

La massima cura va messa nel mantenere la fiamma moderata, affinché il tutto non finisca per bruciare. Ci vuole pertanto un po' di pazienza, giacche il tempo di preparazione è di due o tre ore, a seconda della quantità d'uova.
Il mestolo (un ramo d'albero), non deve mai restare fermo. Con questo, manovrato in varie maniere, si rimescolano, triturano e strizzano i coaguli che rapidamente si formano.
Questa è la fase delle "uova strapazzate": quando la temperatura supera i 45°C, le proteine cominciano a coagulare, unendosi le una alle altre, tramite legami idrogeno, fra i teminali aminici NH e quelli acidi COOH.
In questa fase c'è un viraggio da Sol (proteine disperse in fase acquosa), a Gel (acqua rinchiusa da trame proteiche).
Altri legami si formano tra i gruppi sulfidrilici (SH) degli aminoacidi solforati, abbondantemente presenti nell'uovo, facilitando la creazione del coagulo. Sono questi gruppi che danno il caratteristico odore alle uova marce.

Mescolando e frantumando il grosso coagulo, l'acqua dispersa nel Gel comincia a liberarsi sotto forma di vapore.
Questa fase, in cui i tuorli virano da un bel giallo - uovo al bruno sempre più scuro, dura molto a lungo, oltre un'ora.
Verso la fine di questa fase, quando la temperatura raggiungerà in tutta la massa i 100°C, l'acqua residua entrerà in ebollizione, formando una nube di vapore chiaro, che solleverà i residui d'uovo frammentati, in una prima bolla, la bolla di vapore.
Ora la temperatura potrà salire oltre i 100°c, ed i frammenti d'uovo coagulati cominceranno a gemere le prime tracce oleose: colesterolo, trigliceridi, fosfolipidi (fra cui lecitine ed altri).
A questo punto la fiamma va abbassata, per non provocare la friggitura dell'olio che va formandosi.

La fase dell mosche impazzite.
Quando il calore ha cominciato a liberare i primi residui sulfidrilici, dal tipico odore, ho cominciato a sentire ronzare le mosche.
In poco tempo, dai quattro angoli del mondo, migliaia di mosche, di tutte le forme, dimensioni e colori, hanno formato una vera nuvola, tutto intorno al paiolo, gettandosi come impazzite a succhiare i frammenti e i micro spruzzi fuoriusciti dalla pentola.
Fra l'altro, in pochi minuti, hanno fatto piazza pulita dei residui rimasti nei gusci.
Non avevo mai visto nulla del genere: venivano a nutrirsi e curare le loro malattie...
Ho capito d'essere sulla strada giusta...
Intanto, la piccola nube azzurrina di vapore d'acqua, cominciava ad essere sostituita dai primi fumi dell'olio, sempre più scuri.
L'odore, la mescolanza di odori: zolfo, petrolio, olio che comincia a bruciacchiare, impregna ogni cosa, ed un puzzo degno dell'ultimo girone dell'inferno si legherà, quasi indissolubilmente a tutto: maglietta, capelli, perfino i sandali...In confronto, la sigaretta sembra aria d'un mattino di primavera...
Il tutto, ora, comincia a gemere e sfrigolare: "Come d'un ceppo verde ch'arso sia da l'un dei lati, dall altro piange e geme, per fumo che va via" (Dante, Inferno).
Abbassare ulteriormente la fiamma, sempre rimescolando, nel mentre si formerà la seconda bolla, quella dell'olio in ebollizione.
I residui solidi tendono di nuovo a riunirsi in un secondo coagulo, sempre più pastoso, filante e leggermente vitreo, come il caramello.
L'olio comincia a separarsi in massa.
Facilitate la separazione, inclinando un po' la pentola e portando la ganga in formazione da un lato, lasciando lo spazio per la bolla oleosa che si forma.
Alzare al massimo la fiamma, per mezzo minuto e spegnere il tutto. Sollevando il mestolo, la massa solida verrà via del tutto, pietrificata in carbone puro.


Attendere che il tutto raffreddi, quindi filtrare e travasare in boccette di vetro scuro, con contagocce.


Ecco l'olio d'uovo, perenne, incorruttibile, pronto a guarire anche i casi più gravi di tubercolosi...


Ma di questo parlerò un altro giorno.

sabato 9 maggio 2009

Parliamo di Einstein

In queste torride notti Africane, tormentato dal sudore che non cessa mai e dalle punture delle zanzare, moleste e potenzialmente pericolose (è impossibile evitarle ma, ad ogni modo ho l'artemisia), mi alzo molto presto, nel cuore della notte, e leggo.

Ho portato con me un solo libro: "Come io vedo il mondo - La teoria della relatività", di Albert Einstein, Newton Compton, 2006.
Non posso nascondere la fortissima ammirazione e simpatia che provo per questo grande personaggio, non solo sul piano scientifico, ma anche su quello umano.
Lo accosto, come valore, a quello di altri grandi personaggi della storia: Socrate, Leonardo, Giordano Bruno, Shopenhauer, solo per citarne alcuni.
Nella sua gioventù fu travagliato da sofferenze economiche, incomprensioni ed isolamento imposto dalla società dell'epoca.
Forse anche grazie a questo decise di dedicare tutta la sua vita alla ricerca della verità, della bellezza e del giusto (sono sue parole).
Quasi nessuno, ancor oggi, lo ha veramente capito, non solo per quanto riguarda la teoria della relatività, ma anche per le ultime, geniali intuizioni, ancor oggi rifiutate, nonostante l'evidenza scientifica. In particolare la teoria del Campo Ondulatorio Universale e quella della quinta forza repulsiva, oggi ben dimostrata, ma volutamente ignorata, perché troppo scomoda...(la scienza non è sempre neutra ed obiettiva).
L'attuale corrente "vincente" della fisica teorica fa capo a Bohr ed alla sua scuola di Copenhagen, ed ha prodotto, per limitarmi all'Italia, fisici quali Fermi e Rubbia.
Questa stessa corrente giunse ad umiliare il genio di Einstein, nei suoi ultimi anni, facendolo passare per semi infermo di mente e forzandolo a ritrattare le sue grandi, ultime intuizioni, di cui ho detto prima.
Purtroppo, quella stessa scuola ha prodotto, fra l'altro, la bomba atomica ( A ed H) e le centrali nucleari.

Tornando ad Einstein, cito una sua frase che ne documenta l'alto valore umano e morale: "Il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura ed in che senso egli é giunto a liberarsi dall' io".

Tuttavia, non posso accostare Einstein a figure quali Budda, Gesù o Gandi.
Forse il suo più grave errore, di cui poi ebbe a soffrire per il resto della sua vita, fu quello di spingere il presidente Rooswelt, con tutta la forza della sua autorevolezza, a liberare gli ingenti fondi economici per costruire, prima di Hitler, la più terribile delle armi di distruzione di massa: la bomba atomica.
Quella stessa che nel 1945, distruggendo centinaia di migliaia di vite umane (ancor oggi continuano a morirne) di Hiroshima e Nagasaki, pose fine alla seconda guerra mondiale.
Al tempo stesso, però, diede anche inizio all'era del materialismo consumistico, rapace ed egoistico che ha caratterizzato, anche se in modo diverso, il mondo capitalista e marxista, ed oggi, dopo la caduta del muro di Berlino, continua ad improntare, ahimè, il momento storico in cui viviamo...

Io penso che il male non si possa combattere e sconfiggere con il male stesso, ma Einstein, anche se per motivi comprensibili, era disperatamente angosciato dall'idea che Hitler potesse vincere la guerra e conquistare il mondo...

Poco prima di morire scrisse un altissimo testamento morale contro la guerra.
Dopo la sua morte Bertrand Russel lo consegnò a coloro ai quali era destinato: i potenti della terra ed i cenacoli scientifici più importanti.
Ma purtroppo, si sa, queste persone, anche se ascoltano, non hanno mai messo in pratica tali consigli...
Per questo motivo, penso, Gesù lanciò il suo messaggio ai puri di cuore ed ai poveri in spirito, e Gandi testimoniò, fino a morire ucciso, la sua filosofia pratica, basata sulla non violenza.

Nonostante questo, tuttavia, Eistein sarà a lungo ricordato come uno dei più grandi geni della recente storia della'umanità.
E giustamente.

giovedì 7 maggio 2009

Notizie dall'Africa

Sono ritornato in Africa, nel villaggio di T., anche se con qualche piccola difficoltà di percorso.
Voglio rassicurare tutti gli amici che seguono il blog: sto bene, e così pure l'artemisia che avevo piantato il mese scorso.

L'ho trapiantata, ed ora una decina di piantine sono la nuova sfida alla malaria e la nuova, piccola speranza per il futuro.
Non sta per niente bene, invece, la cavalletta, quella che ogni notte distruggeva i nuovi germogli d'artemisia.
Avendo completato il suo ciclo vegetativo, è morta stecchita ai piedi dell'artemisia, e così l'ho fotografata...

Ah, cavalletta, cavalletta, tu che innocentemente, ogni notte, ti mangiavi le speranze degli africani, forse non saprai mai quante cavallette a due gambe, forse per gelosia od invidia o, forse solo per avidità, fanno la stessa cosa!

Fra qualche giorno preparerò ancora l'olio d'uovo, per curare la tubercolosi.
Ho rivisto l'uomo che tre settimane fa ne stava morendo.
In pochi giorni, grazie all'olio d'uovo, ha ricuperato energia, appetito e forze.
Ha ripreso a vivere, muoversi, lavorare... e sorridere, come si vede bene nella foto.

Anche la bambina che rischiava di morire per malaria, dopo la cura con artemisia e la trasfusione di sangue da suo padre, è guarita del tutto.

Mi sento un po' più tranquillo e rasserenato.

Contro il buio del cielo, i primi chiarori dell'alba disegnano il profilo di lontane colline, avvolte da una nebbia leggera.
Un nuovo giorno sta per cominciare, come ogni giorno, da sempre e come sempre...
L'alba di un nuovo mattino africano, antica come le montagne, giovane come i nuovi germogli d'artemisia, spuntati nel cuore della notte, disegna, sullo sfondo del cielo terso, trame geometriche di palma, avvolte dal silenzio, ad incontrare la luce.

Buon giorno a tutti


A proposito della epidemia d'influenza A H1N1, vi informo che la soia verde si è già dimostrata efficace nel debellare la malattia (vedi nel blog soia).
L'allarmismo, invece, serve solo a deprimere ulteriormente il sistema immunitario.
D'altra parte, visto che la malattia non è così pericolosa, è gia passata in secondo piano, nei media.
Il vaccino sarà pronto fra mesi, quando il tutto sarà già dimenticato, ed il virus, forse, non più lo stesso...