I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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giovedì 14 maggio 2009

Il mal sottile: la TBC

Detta anche tisi (dal greco ftysis, consunzione), scientificamente tubercolosi, per i caratteristici noduli che ne costituiscono la base anatomo - patologica, é da sempre il male più temuto, che suscita orrore e vergogna, paura ed umiliazione, vituperio e desolazione.
Associata alla miseria ed ai vizi, anzi, agli stravizi, specie quelli legati al sesso, alla masturbazione, alla prostituzione, alla lussuria, ma anche al sovraffollamento, alla promiscuità, all'aria viziata delle case più malsane e povere, eccolo il male che simboleggia tutti i mali dell'umanità, dai suoi albori ai nostri giorni.
E' superata, nella cattiva reputazione, solo dalla peste, che però morde e fugge, (mentre la tubercolosi dura anche decenni), e dalla lebbra, causata da un mycobatterio, come la TBC, che però è a bassissima contagiosità, almeno nelle fasi avanzate della malattia.
Quasi tutti ne siamo stati contagiati, ma relativamente pochi se ne ammalano.
Ne muoiono ogni anno circa due milioni, più dell'AIDS, ma meno che per la fame e per le malattie del benessere: aterosclerosi, infarto e diabete.
L' acronimo usato, TBC, dimostra che il nome stesso, tisi o, più modernamente, tubercolosi, é un tabù...

Finché Redi e Spallanzani non dimostrarono che la generazione spontanea non esiste, i peggiori pregiudizi, che ho citato sopra, costituivano anche le più forti ipotesi sulla sua origine.
Poi arrivò il grande Pasteur, a dimostrare l'origine microbica di tante malattie, e Koch (nel disegno a lato), che individuò il mycobatterio nello sputo dei malati.
Lo stesso Koch scoprì anche il bacillo del colera.
Entrambi sono premi nobel della medicina.

In letteratura infinite opere hanno per protagonista la malattia stessa.
Fra tutte, basterà citare "La signora delle Camelie", di Dumas, che Verdi musicò mirabilmente con il nome, significativo, di Traviata.
Un po' per sdrammatizzare, mi permetto una piccola digressione.
La prima di Traviata, alla Fenice di Venezia, con la presenza di Verdi, fu un clamoroso fiasco, vuoi per l'argomento scabroso, vuoi perché la soprano protagonista era, secondo la moda dell'epoca, piuttosto... robusta, rubizza e compatta, suscitando ilarità, schiamazzi e fischi nel momento della tragica fine per "consunzione".
Verdi, in una notte burrascosa, se ne tornò in carrozza a villa Condulmer, presso Mogliano, ove era ospite.
Per accanimento della sorte, la carrozza, sotto un diluvio, si rovesciò in un fossato...
Presso la stessa villa, oggi "Hotel de charme" é ancora visibile il piano sul quale il maestro compose alcuni brani della sua opera, divenuta poi un successo universale.

Ma torniamo alla TBC. Il batterio che ne è causa è caratterizzato dal fatto di avere una struttura di membrana molto resistente, di trattenere la colorazione (metodo di Ziell - Nillsen) anche dopo lavaggi con alcool assoluto e acido solforico, di essere insensibile ai comuni antibiotici e di essere altamente contagioso, anche a concentrazioni ambientali minime.
Inoltre, si diffonde con le goccioline di saliva che emettiamo respirando e parlando.
Per nostra fortuna immunitaria, pur essendone (quasi) tutti contagiati, nel 90-95% superiamo indenni il contagio.
Nei paesi più poveri, invece, per molti motivi, la morbilità é molto più alta.
Acido P-aminosalicilico, Idrazide dell'acido isonicotinico, streptomicina, etambutolo, rifampicina e pyrazinamide sono i farmaci più noti e usati in terapia.
Molti, da noi, non sono più usati, perché estremamente tossici, ad es. la streptomicina, che provoca quasi sempre sordità e danni al fegato ed ai reni (ma altrettanto tossici sono anche altri).
In Africa, invece, per il basso costo, sono tuttora usatissimi.
La cura è (unico caso), del tutto gratuita, ma dura anni, i dispensari sono spesso molto lontani, non ci sono i soldi per pagare la benzina, la informazione é carente, e la vergogna fa il resto...
Aggiungi che, attualmente, stanno emergendo ceppi estremamente virulenti ed insensibili a tutti i farmaci noti, anche in associazioni multiple, ed il quadro é completo.

L'olio d'uovo, di cui ho parlato diffusamente nel precedente articolo, si é dimostrato quasi shoccantemente efficace in tutti i casi, fino agli stadi terminali...
Ben noto in Giappone, dove é nato, venduto nelle farmacie e ben studiato a livello universitario, ha subito, dopo la bomba di Hiroshima e Nagasaghi, lo stesso destino di molte altre nobili e buone tradizioni giapponesi: l'oblio e il non riconoscimento ufficiale, anche per coprire gli interessi delle multi nazionali del farmaco.
Molti altri prodotti naturali sono, oggi, allo studio, perché la malattia, vuoi per la multi resistenza, vuoi per i nuovi ceppi ultra virulenti, sta creando il panico nella comunità scientifica, ma i pregiudizi, specie quando coprono enormi interessi, sono duri a morire.

Ho lasciato al villaggio, in Togo, una scorta d'olio d'uovo sufficiente per cercar di curare tutti i casi di TBC, anche nei villaggi vicini e per molti anni.
Spero nella collaborazione dei miei amici laggiù, anche perché, forse, non tornerò più in Togo.
Voglio portare lo stesso prodotto in altri paesi, ed imparare l'uso di nuovi rimedi, naturali ed efficaci.
Non vanto nessun merito personale, non ho aspettative di nessun genere, che non siano la salute delle persone malate...

Voglio solo ringraziare e benedire quel medico, morto da tantissimi anni e sua nonna: veri umili benefattori dell'umanità.
Ma per loro e quelli come loro, non ci sarà mai alcun Nobel, solo quello della propria coscienza.

Grazie Africa, grazie di tutto ed a tutti, ed arrivederci a presto, in qualche altro indimenticabile, magnifico e terribile Paese!