I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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martedì 6 dicembre 2011

Morgagni, Adams, Stokes e ... la sindrome di Stoccolma

Ippocrate (Dis. di Piero Bagnariol)
Givan Battista Morgagni fu uno dei più famosi anatomisti e clinici del 1700. I medici irlandesi Adams e Stokes vissero, invece, un secolo più tardi.
I tre sono accomunati sotto il nome di una sindrome: la sindrome di Morgagni Adams Stokes, perchè il primo la descrisse nei suoi caratteri clinici: improvviso pallore, perdita di coscienza più o meno lunga, talvolta convulsioni, mentre gli altri due ne riconobbero la causa in un disturbo intermittente del ritmo cardiaco, di tipo bradicardico: ad un certo punto, per cause varie, il cuore rallenta estremamente e, talvolta, giunge a fermarsi per brevi periodi.
Una volta questa sindrome portava prima o poi a morte. Dopo l'avvento del pace.maker elettrico, i pazienti, in genere, guariscono e possono condurre una vita normale.
La sindrome di Stoccolma, invece, è una particolare forma di dipendenza e sudditanza che alcune persone, specie se sottoposte a lunghi sequestri, finiscono per sviluppare verso i propri sequestratori: dalla rassegnata sottomisione fino ad un atteggiamento di dipendenza, abbandono alla loro protezione, e talvolta ammirazione verso gli stessi, fino alla infatuazione o all'innamoramento.
Venne descritta per la prima volta, decenni orsono. in persone sottoposte ad un lungo sequestro a Stoccolma.

Che c'entrano i tre illustri clinici del passato, la loro sindrome, con la sindrome di Stoccolma?
Se avrete la pazienza di leggermi, ve lo spiego ...
Qualche anno fa incontrai un paziente che mi raccontò una lunga odissea di 'epilettico', in giro da un neurologo all'altro, da una cura all'altra, senza che mai i sintomi venissero meno. Anzi, dopo tanti anni di terapia con barbiturici, si sentiva sempre più confuso, mentalmente affaticabile e debole di memoria.
Una lunga ed accurata anamnesi, raccolta dai familiari, spesso presenti alle sue crisi, mi misero una ...pulce nell'orecchio (anche le pulci hanno la loro utilità!). L'anziano paziente, improvvisamente, sbiancava, perdeva le forze ed i sensi, si affliosciava al suolo, tutto sudato. Dopo poco tempo ricuperava la conoscenza e tornava normale. Mai una convulsione, mai bava alla bocca, mascelle serrate, rigidità del corpo: anzi, floscio come un cencio! Chiesi di vedere i referti dei vari elettroencefalogrammi: non ce n'è bisogno, mi dissero, erano sempre normali. Da anni ormai, il paziente veniva ogni tanto visitato da un neurologo, che confermava la diagnosi, mentre il proprio medico si limitava a ripetere la ricetta dei soliti farmaci: i barbiturici.
La cosa, dissi, assomiglia tutta ad una sindrome di Morgagni Adams Stokes. Proposi di far vedere il paziente da un cardiologo.
Il mio consiglio non venne seguito. Come seppi dopo, per una fortunata coincidenza del destino, il paziente ebbe un attacco di fronte al proprio medico, che questa volta lo visitò e risolse il 'giallo' della falsa epilessia: il cuore batteva a circa trenta colpi al minuto! Via di corsa in ospedale, ecg, pacemaker e definitiva risoluzione degli attacchhi ...
Si, ma Stoccolma, mi direte, chi c'entra? Ancora un minutino!
Tempo dopo, lo stesso paziente ritornò da me per riferirmi il tutto, ma anche perchè continuava ad essere stanco, confuso e smemorato. Gli chiesi che medicine prendesse: barbiturici! Cooome? Ancora? Perchè?
Sa, mi hanno spiegato i famigliari, il nostro medico si è consultato con il neurologo, ed hanno deciso, per il bene del papà, che era meglio che continuasse a prendere quei farmaci, perchè non si sa mai, e poi perchè è vecchio, ed è meglio non rischiare.
Sì, ma io sto male, intervenne il vecchio: una volta li tolleravo bene, adesso non più. Dottore, mi aiuti a toglirli! Certo, gradualmente e con frequenti controlli, già altre volte la cosa è andata a perfetto buon fine, in altri pazienti, con altre patologie.
Ma i famigliari mi chiesero: non potrebbe, invece, dargli qualche ricostituente per la memoria, lasciando stare i barbiturici? E perchè? ... Silenzio. Finalmente, uno dei famigliari si decide: sa, non vorremmo scontentare il nostro medico, che è così bravo e buono, e noi anche in futuro avremo ancora bisogno di lui ...
Non ho più visto il paziente, nonostante gli avessi proposto di curarlo gratis: lui era d'accordo, ma i famigliari no.
Se nel frattempo non è morto, penso che stia ancora inghiottendo barbiturici ...
Eccola la 'Sindrome di Stoccolma', diffusa, in campo medico, enormemente di più della sindrome di Morgagni-Adams-Stokes, specie in campo oncologico, ma non solo.
Paradossalmente, ne ho visti già molti, per varie patologie, arrivare a morire per non mettersi contro il proprio medico!
La speranza è che anche in Italia, prima o poi, si formino delle associazioni mediche per la corretta informazione del paziente, per dire quali sono le cure inutili o dannose, gli interveti chirurgici fatti solo per fare cassa, e via dicendo, associazioni che sono molto diffuse in America e Germania.
Sarebbe un primo passo verso l'applicazione di quella perentoria ed assoluta norma deontologica, scrtta da Ippocrate oltre duemila anni: "Primum non nocere!" ... Se vivesse oggi, sicuramente, aggiungerebbe un 'secundum', questo rivolto al paziente: "SVEGLIATI!"

PS: io, a mia volta, invece, e senza abbandonare il latino, direi ad entrambi: 'Errare humanum, perseverare diabolicum!'