I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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sabato 28 febbraio 2009

Parliamo di cancro (senza paura) - 2 - La biologia

Sull’origine del cancro, a livello biologico sappiamo molte cose, e però parziali, da lì a lì e, soprattutto, a senso unico (potremmo dire: di male in peggio…).
Mi proverò a riassumere quello che attualmente si sa, anche se non potrò naturalmente essere completo: non sono un oncologo.
Il cancro viene definito come una crescita anarchica e tumultuosa di cellule devianti dal loro normale metabolismo e da un armonioso rapporto comunicativo con l’organismo.
Cellule, quindi, prive di finalità coordinate e subordinate, se non quella di riprodursi e dare metastasi invasive nell’ecosistema interno.
Cellule che avrebbero perduto uno dei meccanismi naturali di controllo del loro stesso sviluppo, incapaci d’invecchiare e di darsi una dignitosa e doverosa morte auto-programmata (apoptosi), alla fine del loro ciclo naturale.
Per alcuni aspetti, quindi, molto simili alle cellule “eterne” in senso filogenetico, le cellule riproduttive, ed alle cellule staminali, eternamente giovani nell’individuo, e potenzialmente capaci di multiple differenziazioni.
Questi due tipi di cellule, tuttavia, a differenza di quelle cancerose, normalmente fanno parte di un progetto armonioso e coordinato, che si chiama vita dell’individuo…

Recentemente, ricercatori anche italiani, avrebbero scoperto che alcuni tipi di leucemia avrebbero alla loro origine delle cellule staminali per così dire devianti, a lungo quiescenti e con scarsa tendenza sia alla riproduzione che all’apoptosi programmata, la quale le eliminerebbe in modo naturale.
In più, la normale terapia con chemioterapici antimitotici, capaci d’eliminare le comuni cellule leucemiche in rapida riproduzione, finirebbe per avere, paradossalmente (?!), un effetto selettivo sul queste cellule staminali, divenute resistenti perchè scarsamente tendenti a riprodursi, e quindi serbatoio ad orologeria di sempre nuovi cancri.
Si pensa già di rivolgere la terapia verso un attacco a queste ultime, inducendole ad uscire allo scoperto, ossia facendole riprodurre, per poi colpirle (il che mi sembra ad alto rischio).
Non staremo ancora confondendo alcuni passaggi biologici intermedi con la causa vera del cancro?
Bisognerebbe, prima di tutto chiedersi qual è la funzione biologica di queste cellule, e ricercare le cause per cui, ad un certo punto, si risvegliano dal letargo, per dare origine alle cellule leucemiche.
L’altro grosso filone di ricerca è quello genetico.
Viene molto enfatizzata la scoperta di numerosissimi, nuovi geni cancerogeni a sostegno dell’origine ereditaria del cancro, uno per ciascun cancro, a partire dalla scoperta dei proto-oncogeni, potenzialmente multi cancerogeni - in questo caso uno per tutti!
Quasi una follia insita nell’evoluzione in senso autolesionista...
Questi proto oncogeni, infatti, si trasformerebbero in oncogeni attivi, a causa d'accidentali (?) mutazioni, mentre, viceversa, i geni cancro- protettori verrebbero, a loro volta. soppressi da analoghe mutazioni...
Sembra invece che vengano meno ricercate e studiate altre sezioni del genoma, per scoprirne altre capacità naturali anticancro, ad es. autoriparative, e vengono inoltre poco evidenziate le capacità protettive e riparatorie, sullo stesso genoma, da parte di numerosissime altre sostanze vegetali, di cui ho già parlato .
Quasi come alla TV, dove le cattive notizie fanno “audience”, come si dice, e le buone no!
E viene ancora troppo poco fatto notare che la chemioterapia e la radioterapia sono a loro volta causa di mutazioni e danni del genoma, in senso carcinogenetico.
Altre cause del cancro, ufficialmente note, sono quelle descritte nel precedente capitolo qui.
Le conseguenze sono una una serie concatenata di eventi biologici, che porterebbero alla definitiva incapacità dell’organismo di correggere un cumulo d’errori, culminante nel cosiddetto cancro invasivo.
Se fosse proprio e solo così, che speranze avremmo di prevenire e curare il cancro, sia chirurgicamente che con la chemio, se questo è geneticamente determinato, la chemioterapia è cancerogena sulle cellule ancora sane, od uccide solo quelle in rapida riproduzione, come ho detto sopra, mentre continuiamo, contro ogni evidenza scientifica, a rifiutarci di associare in terapia i probiotici (antocianine, polifenoli ecc.).
Saremmo alla disperazione ed al fatalismo, od all’utopistica illusione che, continuando in questo modo, si sia sulla strada giusta.
Del genoma, riconosciamo una certa utilità ed intelleggibilità a circa il dieci per cento, mentre ne sappiamo determinare la sequenza per intero : non è un pò strano?
Visto che i cosiddetti proto-oncogeni sono utili ed essenziale per promuovere e coordinare un armonioso sviluppo cellulare, non c’era altro e miglior modo di chiamarli?
Perché sempre paura e negativo, per primi?

Finché non cambieremo atteggiamento ed indirizzo nel modo di far ricerca, oggi molto spesso negativi, continueremo a far colpa di tutto a tutto ed a tutti, in particolare al genoma, lasciatoci in eredità dall’Evoluzione, senza prenderci alcuna corresponsabilità personale.


Io credo fermamentemente nella saggezza della natura, che ha avuto tre miliardi d’anni di tempo per scegliere ciò che è giusto e buono ed eliminare ciò che è solo nocivo.
Ulteriori ricerche andrebbero indirizzate a studiare la vera origine del cancro ed il suo significato biologico, anche a FAVORE, e non solo CONTRO la Vita (almeno fino ad un certo punto), secondo quanto la ragione e l’esperienza già dovrebbero suggerirci…
Chi cerca nella giusta direzione, considerando la vita da un punto di vista globale ed essenziale, prima o poi troverà qualcosa di vero e di utile, anche se molto, anzi moltissimo, era già stato capito dai nostri antenati.
Ribadisco che la Natura è saggia, più di quel che crediamo, mentre noi, uomini spesso arroganti e superficiali, lo siamo molto meno di quello che presumiamo…

(continua)

venerdì 27 febbraio 2009

E' tempo di... andare per erbe selvatiche

Qui in Umbria si dice “annamo a cicoria” ma, in realtà si vanno a raccogliere le cicorie (Cichorium intybus), cicoria, cicorione, crispigni, caccialepre, grugni, raponzoli e pisciacani (tarassaco).

Si parte per prati, campi abbandonati, rive di fossati e, se possibile, per uliveti,
per recidere le cicorie con un colpetto secco e diritto, a due centimetri dall’inizio della radice,
con un coltello ed un cesto dove mettere le cicorie già ripulite dal terriccio e dalle foglie meno belle…
così a casa, saranno solo da lavare – cambiando più volte finché l’acqua resterà pulita.

Cicorie Cotte
serve una pentola molto grande e, per non perderne i sali minerali, queste devono cuocere in acqua già calda e salata. Se dovesse ridursi troppo aggiungere, per togliere tossine, ancora acqua calda.

Cicorie Crude
si possono mangiare da sole - scegliendo le rosette di tenere foglie piccole, appena spuntate -
od aggiunte ad una normale insalata.
Condire con succo di limone, sale, olio di oliva extra vergine ed erba cipollina tritata.

Ripassate in padella
Tostare dello zenzero (una fettina, tagliata poi a fiammifero),
Saltare le cicorie, bollite e ben strizzate, in una padella ed a lungo, per ossigenare, aggiungendo olio(extra vergine d’oliva) a poco a poco, direttamente sulla padella, non sulle erbe.
- salare, che il sale serve a insaporire ma anche a bilanciare l’olio -

Le più tenere, appena sbollentate, si possono mangiare aggiungendole ad un uovo strapazzato, per bilanciare le proteine, o anche su del pane tostato per una colazione salata.

Queste sono solo “le cicorie” ma, nei punti più soleggiati e protetti È ANCHE TEMPO DI….

malva, ortica, piantaggine (Plantago maior ecc.-), grisoi (Silene cucubalus), margheritine e primule (le foglie), spinacio selvatico (Chenopodio, Buon Enrico, Erba di San Giovanni, giamaita) artemisia (Artemisia vulgaris).

Per disintossicarci dalle tossine accumulate durante la eccessiva e sbilanciata alimentazione invernale possiamo prendere per 2/3 settimane - ogni giorno - 1 o 2 cucchiai di
Centrifuga d’erbe selvatiche con piantaggine, malva, artemisia, etc.

Brodo vegetale alle erbe selvatiche
Per renderlo più ricco di sali minerali si possono aggiungere ad un brodo vegetale delle erbe selvatiche sminuzzate, facendolo cuocere ancora qualche minuto.

Parliamo di cancro (senza paura) - 1 - Le cause

Le cause di cancro comunemente accettate dal mondo scientifico accademico si possono riassumere in quattro gruppi.
Inquinamento
Ce n’è di tutti i tipi: chimico ed industriale, non ultima l’industria dei farmaci, naturale (radioattività spontanea terrestre), da scorie radioattive prodotte da ordigni bellici e dall’uso cosiddetto pacifico del nucleare. Ed ancora, radiazioni solari (raggi UV ad alta energia), radiazioni cosmiche (raggi x e gamma), elettromagnetico ( da elettrodotti, onde radio e radar), ecc.
In questo gruppo inseriamoci anche il fumo di sigarette…
Alimentazione
Questa, a sua volta, sia perché contaminata dalla chimica di tutti i tipi, sia per la natura di certi alimenti, in primis prodotti animali e zucchero bianco (in seguito spiegherò perché), sia per la quantità -eccesso !-, che il modo di cottura.
Genetica
Incidenza maggiore in certe famiglie d’alcuni tipi di cancro e continua scoperta di geni “cancerogeni”. Su questo dovrò ritornare.
Virale, batterico e micotico
Es: aflatoxine di certe muffe, alcuni tipi di sarcoma causati da virus ecc…

E basta? Salvo errori ed omissioni, per la scienza moderna dovrei dire punto e basta.
Devo aggiungere però che così non può bastare.
Questo spiega, al massimo, le cause del cancro nel mondo vegetale.
Io stesso ho avuto occasione di vedere, a Chernobyl i nuovi “mostri” vegetali, pini a tre punte, anziché una, ed altro.
Questa spiegazione non copre nemmeno le cause del cancro negli animali domestici, figuriamoci l’uomo!
Universalmente l’uomo è riconosciuto portatore di tre dimensioni, fisico, cuore-mente e spirito, inscindibili ed unitarie.
La scienza moderna in modo molto riduttivo, riesce a vedere solo la prima (ed un pelo della seconda, ma raramente).
Dobbiamo per forza aggiungere lo stato d’animo umano, in tutte le sue manifestazioni.
E’ di comune constatazione che ci possiamo ammalare di cancro per rabbia, nodi non risolti, depressione, paura (specie quella del cancro, indotta, spesso, da informazioni a senso unico), ecc.
Ma anche per sofferenza emotiva positiva verso qualcuno: lutto grave, tentativo d’amare e voler bene, desiderio di far felice chi non ne vuol sapere, o fa solo contro, e cosí via.

L’analisi delle cause non spiega però due cose: perché ci ammaliamo e che cos’è il cancro nella sua essenza biologica umana.

Avere il cancro non significa esserne malati, giacché dalla nascita alla morte, continuamente produciamo singole cellule cancerogene, o gruppi d’esse, che il nostro organismo, se ben funzionante a tutti i livelli, ha la saggezza e la capacità di riassorbire…

Ho avuto la fortuna d’aver due cancri visibili (e chissà quanti altri, non visibili…).
Il primo, un neo al volto, fortemente sospetto: eterociclico, discromico e da ultimo sanguinante.
Era comparso dopo sette anni di grave depressione, ed è scomparso da solo, dopo aver recuperato una condizione di normale benessere, grazie anche ad un’alimentazione più bilanciata (ne parlerò un’altra volta), ad un maggiore impegno fisico ed alla non paura del cancro stesso…
Il secondo, da parecchi anni presente, è un piccolo basalioma ad una gamba.
Essendo un cancro a bassissima malignità, me lo tengo ben caro, poiché è un osservatorio prezioso.
Continuamente ne verifico i cambiamenti di dimensione, di colore, di vascolarizzazione (la cosiddetta neo angiogenesi), e le loro continue oscillazioni, dai peggioramenti alla quasi totale scomparsa, in relazione allo stato d’animo (è il più importante), all’alimentazione, all’attività fisica…
Per me costituisce un laboratorio scientifico a cielo aperto e spesso esperimento l’effetto di varie sostanze naturali.
Fra l’altro regredisce con la propolis, l’aglio, la cipolla, il peperoncino, soprattutto associati a Bayu, un classico prodotto Giapponese, della tradizione Samurai, prodotto attualmente in forma ultra raffinata dal grasso omentale del cavallo.
(Non ho mai fatto pubblicità commerciale, ma essendo altrimenti introvabile e facendo un’eccezione, informo che è importato da Life Stream srl, di Pesaro).

Concludo questo primo capitolo sul cancro sfatando un mito negativo, a sua volta induttore di cancro: che esso sia il male del secolo…
Non è così, non tutto il cancro vien per nuocere.
Io stesso ne sto studiando il possibile e probabile significato biologico positivo, soprattutto nell’ontogenesi delle sue prime tappe biologiche...
Vi prego, smettiamo d’averne così tanta paura, di considerarlo il nostro nemico peggiore, perché, alla fine, siamo noi stessi causa e strumento di guarigione del cancro e dal cancro…
Meglio convincerci che il vero male del secolo è l’egoismo, vero cancro della società umana…

(Continua…).

giovedì 26 febbraio 2009

Mondo vegetale (e mondo animale)

Mi reco spesso in Brasile, per validissimi motivi familiari ( fra l’altro, i bei disegni che decorano questo Blog, sono tutti prodotti in Brasile).
Ebbene, sui pacchetti di sigarette di quel paese, la pubblicità anti fumo è molto più variopinta, per non dire cruda e macabra della nostra.
Vi compaiono, infatti, foto di feti morti, sotto alcool, immagini di persone moribonde all’ultimo stadio del cancro, e così via…
I buoni brasiliani, evidentemente, sono meno impressionabili di noi, infatti, nonostante questa macabra pensata del Ministero della salute, continuano a fumare.
Perciò, hanno dovuto aggiungere due vignette alla galleria degli orrori.
Una mostra una giovane coppia, a letto, che si volta la schiena. L’altra una sigaretta che, bruciando, s’affloscia sempre più.
Su entrambe la scritta: il fumo provoca impotenza sessuale, messaggio al quale i Brasiliani sembrerebbero dover essere particolarmente sensibili, ma anche questo non li ha dissuasi.
Dato che la causa che porta al vizio del fumo è soprattutto lo stress (in Cina e Giappone si fuma molto più che altrove), la cosa più probabile che, almeno da noi, farebbe un fumatore, alla vista di immagini così shoccanti, sarebbe di accendersi un’altra sigaretta…

Non fraintendetemi, fumare di sicuro non fa bene e, oltre una certa misura, farà sicuramente male, come moltissime altre cose, del resto: zucchero bianco, burro, cibo tipo fast food, pesticidi della frutta ecc, ma sui pacchetti che avvolgono questi prodotti nessuno scrive niente…
Smettiamo di fumare il più possibile, che sicuramente farà anche del bene a tutti (tanto lo stato sicuramente penserà a tassarci in altro modo, per compensare le perdite).
Una cosa, però, mi ha fatto quasi arrabbiare. Su alcuni pacchetti sta scritto: ciò che state fumando contiene oltre 9000 ( novemila) sostanze tossiche.
Sarà anche vero, e lo sarebbe anche se ci fumassimo zucchero, bistecche e qualunque altra cosa.
Ma perché novemila, perché tanto puntiglioso accanimento d’analisi chimiche, quando nessuna rivista al mondo s’è mai sognata di fare un altrettanto lungo elenco delle novemila sostanze, in buona parte utili e sinergiche, della verdura selvatica, ad esempio?
Perché tanta enfasi, a senso unico, quasi che il tabacco fosse la sintesi del male chimico universale, una specie di demonio travestito da vegetale…il nemico numero uno dell’umanità?
L'industria farmaceutica produce, da sola, oltre novemila molecole di sintesi, le quali, pur se utili, allorché correttamente impiegate, sicuramente non sono prive di tossicità (basta leggere qualche foglietto illustrativo, altra galleria degli orrori!).
Il prontuario terapeutico è, forse, l’unica pubblicazione che riesce ad elencare altrettante sostanze, (tutte sempre utili?), di quante ne vengono attribuite al tabacco, che, anche se sicuramente dannoso, avrà pure qualche componente utilizzabile e buona, fra tante...
So riconoscere la differenza fra le due cose, ma non posso non vederne anche le convergenze.

Piuttosto, come mai quasi nessuno si è mai chiesto perchè il mondo vegetale produca così tante sostanze chimiche, pur avendo un metabolismo e delle esigenze ben minori di quelle di noi, “animali” a sangue caldo?
Sembra che la gran parte di queste sostanze siano ridondanti, rispetto alle necessità vitali d’una pianta.
Molte, inoltre, sono prodotti di rifiuto ma, guarda caso, spesso sono utilissime alla nostra stessa vita, basti pensare, ad es., all’ossigeno.
Infatti, siamo complementari: i prodotti anabolici (di sintesi),e quelli catabolici (d'eliminazione) dei vegetali quasi sempre ci sono utili, mentre non sempre i nostri cataboliti fanno bene al mondo vegetale.
Si pensi che, sia la nostra urina, sia il nostro cadavere sono, attualmente, tra i peggiori inquinanti ambientali, solo per il fatto che siamo diventati una specie di pattumiera dell’industria chimica, in tutte le sue molteplici sfaccettature…

Tornando al mondo vegetale, dobbiamo renderci conto che esiste un complesso ecosistema, in mirabile bilancio, in cui ciascuno, se vuol sopravvivere, deve offrire e trarre vantaggio da tutti gli altri.
E tutto questo le piante non lo fanno con le chiacchiere, le teorie od il business, come spesso facciamo noi, ma nell’ unico modo loro possibile: tramite lo scambio e la comunicazione, basati sui messaggi della chimica e sui principi della fisica.
Ecco uno dei motivi per cui una pianta produce così tante sostanze: perché deve comunicare con così tante altre ecosfere, se vuol giungere a dare semi e frutti…

Proviamo ad imparare qualcosa di più dal mondo vegetale, soprattutto a rispettarlo, ammirarlo ed utilizzarlo bene.
Smettiamola di calpestarlo, inquinarlo e distruggerlo più di quello che ci è strettamente indispensabile, se non vogliamo distruggere noi e lui insieme, mondo animale e vegetale, appunto, ma ancora umano?

mercoledì 25 febbraio 2009

La paura, come capirla e vincerla

Stamani, alle quattro, dopo due orette di lavoro, sono uscito per andare a bere un caffé alla vicina stazione di servizio, sulla E 45.
Tirava un vento gelido, il buio era pesto, così ho confermato le buone ragioni della teoria dei cinque elementi, quando collega i reni all’inverno, al freddo, all’acqua, al nero, al salato, alla paura ecc.
Infatti, mai come d’inverno ho visto tante lombaggini, sciatiche e problemi alle ginocchia…
I reni sono collegati, inoltre, ai figli. Quanti, oggi, non hanno paura per i figli e dei figli, soprattutto di metterne al mondo?
In realtà, mai come oggi abbiamo paura di tutto: delle malattie, vecchiaia e morte, dell’economia, del terrorismo e della guerra ( solo quella che potrebbe toccarci direttamente, però...).
Ed ancora, la peggiore di tutte, la paura di vivere che, assieme alla perdita delle emozioni, contrassegna il male del secolo, la depressione.
Voglio subito dire che dalla depressione si può e si deve uscire, non (solo) con espedienti farmacologici, che sempre inducono tossicità e dipendenza anche grave, ma eliminandone le cause. Ma di tutto questo parlerò un’altra volta.
Avete visto quanti oggi vestono completamente di nero? Paura di vivere e relazionarsi... e dire che basterebbe un tocco di giallo o rosso!
Il nero è anche il colore: del lutto (in occidente), dei preti (in occidente), dei giudici (ovunque). I simpatici carabinieri, invece, sono tali anche per la banda rossa dei pantaloni…
La paura, se non il terrore, sono da sempre gli strumenti del potere assoluto, di molte religioni, di sette che pullulano in nome dello “spiritualismo”, di fattucchiere, sedicenti maghi, predicatori catastrofisti ecc.
Ma anche, purtroppo, di una certa medicina basata sulla paura delle malattie, primo fra tutti il cancro, che con la paura ci va a nozze (un’altra volta parlerà anche di questo).
Insomma, da sempre la paura è anche il miglior sistema per battere cassa.
Ancora, sulla paura della morte: tuttora non sappiamo con certezza il momento esatto in cui avviene.
Dopo tutto quel bordello mediatico, politico e pseudo religioso sul caso d’Eluana, in molte parti del mondo, anche adesso, si continuano ad espiantare cuori che ancora battono, per dir così “a cuor leggero”, giacché l’EEG è piatto, in nome della solidarietà umana, per trapiantarli poi, a persone che talora hanno fatto di tutto per distruggere il proprio.
Non sono contro i trapianti in generale, ma contro queste aspettative, spesso egoistiche, che qualche giovane muoia ( si spera almeno non ucciso all’uopo), per dare il proprio cuore, forse, anche a qualche vecchio, incapace di morire con dignità e rispetto degli altri… So che questo è duro, ma lo è purtroppo in sé e per sé e non solo perché sono stato, come si suol dire, un po’ nudo e crudo.
Almeno, chieder scusa e ringraziare!
Voltiamo pagina.
Come si supera la paura? Semplicemente eliminandone le cause, o la causa prima, che è l’ignoto, ciò di cui non abbiamo esperienza.
Quindi, facendo più esperienze, fin da giovani (genitori, smettete di castrare i vostri figli, con la scusa di - super- proteggerli!).
Ed ancora, facendo luce, sia in casa che fuori, la notte.
Anche se con più alto senso, Gesù diceva “buio chiama buio, luce chiama luce…”
Ma buio non vuol dire sempre mancanza di luce, ma soprattutto incapacità a vederla nel buio…non è forse vero che di notte, al buio, facciamo sogni colorati, ad esempio?
Ancora, indossando colori che riscaldano, quelli del sole vanno tutti bene, specie quando si è depressi. Credetemi, il tutto nero, specie se mal portato, non aiuta né sé, né gli altri, né tanto meno i bambini.
Smettetela, per favore, di dire che è per moda: cominciamo a capire che è a causa del nostro stato d’animo.
Poi, riscaldando, specie i reni ( ne parlerò un’altra volta).
Usando, specie d’inverno cibi ben cotti, preferendo quelli che ricaricano, come quelli rossi od arancio…verranno date alcune ricette.
Rafforzando la stabilità fisica ed il baricentro. (in seguito).
Utilizzando il respiro. Ad esempio, seduti, con lombari ben presenti, ascoltare il respiro per cinque minuti, e poi aggiungendo, con solo suono interno, la parola “armonia “, o “luce”, lentamente, lettera per lettera. Prima provare, poi crederete.
Facendo risata, o facendo ridere sé e gli altri, ( meglio non con spirito “di patata”, però, che raffredda anziché scaldare…).
Utilizzando la voce, specie il mantra ( a seguire…).
Ed infine, con un po’ di pazienza: dopo la notte è sempre, almeno fino ad ieri mattina, spuntato il sole…(adesso son solo le cinque e trenta, ancor presto), … dopo l’inverno son sempre sbocciati i mandorli… e dopo ogni morte c’è stata, sempre, qualche altra nascita!

martedì 24 febbraio 2009

Conscio ed inconscio

Uso questi due termini, derivanti soprattutto dalla cultura psicoanalitica, perché ormai universalmente noti, anche se, pur ammirandolo, non considero Freud come vangelo…
Dicendo questo so che alcuni storceranno il naso, ma devo ripetere, con gli antichi, “amicus Plato, sed magis amica veritas”…
Il mio interesse più grande è lo studio della vita in tutti i suoi aspetti, inclusa la salute, perché penso che la vita è tutto e vorrei cercare di capirne di più, anzi, il più possibile, prima di andarmene.

Darwin e Freud

Non ritengo d’identificare tout court, come fanno alcuni, il nostro mondo dell’inconscio più profondo con l’anima: mi sembrerebbe eccessivamente categorico e dogmatico, anche se qualche relazione deve pur esserci.
Ritengo, infatti, più utile ricercare che cercare di definire, almeno in questo campo…
Tuttavia, cercare di comprendere un pò di più questa dimensione ed entrarvi un pò più a fondo, m’interessa molto e spero interessi anche voi.
La nostra essenza, fisica e mentale, si basa su quello che abbiamo ricevuto in eredità, sia come patrimonio genetico personale che come informazioni universali, depositate per miliardi d’anni nella memoria cosmica.
Ma si basa, inoltre, su tutto ciò che vi abbiamo aggiunto, dalla nostra nascita in poi, come memoria e patrimonio personali, inclusa la famiglia, la società, la cultura e tutto il resto.
A ben guardare è un patrimonio enorme, che però se ne sta in gran parte sepolto dentro gli strati, essi pure enormi, dell’incoscienza più o meno profonda.
Strati che noi stessi abbiamo contribuito a creare, a causa della scarsa o assente consapevolezza con cui viviamo.
Questo patrimonio rimane inutilizzato, finché non vi sappiamo attingere e finché molte delle nuove esperienze quotidiane continueranno a passare nell’oblio dell’inconscio in modo semi- automatico.
Ricondurlo alla coscienza serve, oltretutto, a smantellare un pò il poderoso strato di sedimenti del nostro mondo interiore, che ogni istante continua ad influenzare il nostro comportamento, soprattutto in modo negativo.
Aveva ragione Dante, quando diceva che “non fa scienza senza lo ritener l’aver inteso”.

Questo lavoro di recupero dovrebbe essere selettivo, salvando solo quello che è buono ed utile e lasciandovi riposare ciò che è inutile o dannoso, possibilmente dopo averlo bilanciato e neutralizzato, tramite il ringraziamento, l’accettazione, il perdono ( a noi ed agli altri) ed anche con la pratica che descrivo più sotto.
Anche se impegnativo, è un doveroso compito personale, il quale ci aiuta a renderci degni della nostra dimensione umana, evolvendo con essa.
Volendo un po’ scherzare, dato che sto usando un computer, dovrei far tesoro di quella domandina “salvare ora” e “salva con titolo”, che così spesso, quasi ossessivamente, mi viene rivolta.

Prendiamo in considerazione l’inconscio più arcaico, quello che conserva depositate le esperienze e le tappe della vita prima della nostra nascita, fin dai suoi albori arcaici.
L’embrione, nelle prime fasi del suo sviluppo, le ripercorre tutte, in una sorta di ripasso accelerato, non a ritroso, che non gli servirebbe, bensì ab inizio, che invece gli è indispensabile.
Sembrerebbe quasi di assistere, in contemporanea, al dispiegamento sia del DNA, che per riprodursi e codificare deve srotolarsi, che della memoria cosmico-ancestrale.
Osserviamo bene: che cos’é l’ovulo, se non un protozoo, capace di lunghi spostamenti e con grosse riserve nutritive…?
E lo spermatozoo, se non un batterio flagellato, anche se eucariote ( cioè con nucleo distinto dal citoplasma), che, per fecondare l’ovulo, deve ridiventare virus, ossia puro materiale genetico, spogliandosi della ormai inutile codina e di quel po’ di citoplasma che gli servivano solo a raggiungere lo scopo…?
Per inciso, sapete che ereditiamo per via patrilinea solo la metà del patrimonio genetico, e per via matrilinea tutte le altre componenti cellulari, (mitocondri, ribosomi, RNA ecc), che ad ogni nuova generazione cellulare raddoppiano e si suddividono nelle nuove cellule?
( Verrebbe da dire: women power, come sempre! ma lasciamo stare…).
Allo stesso modo, anche le successive tappe, incluse quelle di pesce, anfibio, rettile e mammifero, sono indispensabili per creare la nostra base anatomica, che, inglobando tutte le passate esperienze, ci consente, finalmente, di farci uomo, depositario ed erede di un cervello e di una mente unici al mondo.

Vi ricordate, Giovanni? "Et verbum caro fatctum est – il verbo si fece carne"?
Penso che si riferisse non solo a Gesù, modello umano per eccellenza, ma a tutti noi.
Ciò dovrebbe bastarci per capire la nostra potenzialità unica e le responsabilità che ne conseguono, anche se i dogmi che circondano questa persona, così profondamente umana, ed in questo senso anche vero figlio di Dio, in un modo o nell’altro finiscono sempre per de-responsabilizzarci…

Tornando al cervello umano, esso è la base materiale, nonché lo strumento della nostra mente, la quale è ben lontana, però, dall’esaurirne le potenzialità intrinseche, e tuttavia è capace, talvolta, di trascenderlo nella dimensione di ciò che chiamiamo ispirazione…
Per com’è comparso, quasi d’improvviso e già così evoluto, qualche centinaio di migliaia d’anni or sono e, soprattutto, per quanto ne è ancora poco conosciuto e poco utilizzato (si dice che lavori fra l’uno ed il dieci per cento, ma io penso, mediamente, meno dell'uno per mille…), sembrerebbe aver saltato molti anelli della cosiddetta catena evolutiva.
Il cervello, per questi ed altri motivi, basterebbe a mettere in difficoltà lo stesso Darwin, che pur lo seppe utilizzare - e così bene - nel costruire la sua splendida, anche se imperfetta, teoria dell’evoluzione.

Prima di concludere vorrei proporvi, traendolo dal libro Meiso Shiatsu, del M° Yahiro, un esercizio di bilancio tra ipofisi ed epifisi, che traduce in pratica la possibilità d’operare un positivo bilancio tra conscio ed inconscio.
Seduti con busto ben eretto, rilassare la mente ascoltando il respiro…
Portare quindi pollice ed indice della mano destra alla radice del naso, un po’ lateralmente sulle arcate orbitarie, dove si percepiscono due punti sensibili, ed il pollice della sinistra puntato sull’apice della mastoide sinistra, dietro l’orecchio, ove origina il tendine dello sterno-cleido- mastoideo.
Questi punti corrispondono, rispettivamente, ad ipofisi ed epifisi.
Dare buona pressione, che tenga svegli, ed immaginare di far circolare respiro ed energia da mastoide (epifisi), ad orbite (ipofisi), concentrandoci, nella inspirazione, sulla prima e, nell’espirazione, sulla seconda.
Dopo qualche minuto, quando sentiremo freschezza, concludere l’esercizio.
Ripetere per più giorni di seguito, e poi di quando in quando.
Serve, come dicevo, a bilanciare conscio ed inconscio ed ipofisi ed epifisi, anche in caso di patologie specifiche di queste ghiandole (si pensi al così frequente prolattinoma).
Ed inoltre, sistema nervoso ed ormonale, ritmo sonno-veglia, simpatico e parasimpatico…

Per oggi credo che basti così, sia perché l’ulteriore analisi dei rapporti fra conscio ed inconscio, fra mondo interno ed esterno, fra mente e cuore, meritano un ulteriore approfondimento, sia anche per non stancarmi e non stancarvi troppo.
Buona giornata da Giuseppe e staff.

lunedì 23 febbraio 2009

Influenza e consenso informato

Visto che siamo ancora in periodo influenzale, penso che sia opportuno dare alcune informazioni sul modo corretto d’impostare una terapia ragionata del problema.
Ciò per due motivi, il primo perché ormai da tempo alcuni rimedi sintomatici dell’influenza sono venduti liberamente nelle farmacie ( e con libertà ancor maggiore circolano negli spot pubblicitari in televisione).
Il secondo perché, in base alla quotidiana esperienza, sembra che le persone siano tuttora pochissimo, se non male, informate.
Voglio dire subito che non sono contro l’uso dei normali rimedi farmaceutici, purché se ne conoscano benefici e danni con chiarezza.
L’influenza circola in forma epidemica, spesso mescolata e confusa con sindromi analoghe (dette parainfluenzali).
L’agente che causa l’influenza è un virus a rapida modificazione e con differente gravità e diffusione epidemica, che ciclicamente si manifesta con epidemie mondiali anche gravi.
Molti ricorderanno la cosiddetta Spagnola e l’Asiatica.
Altra cosa sono le epidemie, sempre virali, note come SARS, febbre del pollo, influenza aviaria ecc., ben più pericolose ma, per fortuna, anche più rare.
I virus in generale non rispondono ai comuni antibiotici per motivi biologici.
Per questo andrebbero curate con antibiotici solo le complicanze batteriche documentate, anche per non distruggere la flora batterica intestinale e non selezionare altri ceppi batterici resistenti agli antibiotici, perché proprio non ce n’è bisogno.
Non esistono ancora antivirali sintetici così sicuri e maneggevoli da poter essere impiegati in pratica nella cura dell’influenza. Su questo c’è unanime consenso.
Esistono invece sostanze naturali attive contro virus, batteri e funghi, ben maneggevoli e senza gravi effetti collaterali. La più nota è la propolis, prodotta dalle api per la difesa collettiva dell’alveare.
Vi sono poi una serie d’altri prodotti naturali, come la vitamina C e le sostanze analoghe (antocianosidi, flavonoidi), delle quali è ben nota, fra le altre, la capacità di stimolo delle difese naturali antivirali.

Szent-Georgyi e Pauling

Ho gia accennato al loro scopritore, Szent-Georgyi, premio nobel, nel 1937, per queste scoperte.
Linus Carl Pauling, altro (doppio) premio nobel per la medicina, dimostrò l’efficacia della vitamina C a forti dosi nella terapia dell’influenza e del raffreddore, oltre che del cancro.
Nonostante i suoi lavori si basassero su ricerche rigorosamente documentate, ebbe molti detrattori, non del tutto disinteressati, che pubblicarono lavori, non altrettanto rigorosi dal punto di vista metodologico, per metterlo in cattiva luce ed irriderlo. Ciò continuò, con un accanimento difficilmente spiegabile, anche dopo la sua morte...
Va anche osservato che la vitamina C, ottenuta per sintesi, perde molte delle virtù terapeutiche presenti nei prodotti naturali che la contengono, come ad es. gli agrumi.
Tuttavia il prodotto sintetico consente più facilmente d’introdurre gli alti dosaggi (anche oltre sei grammi al giorno), necessari perché sia efficace, secondo le ricerche di Pauling.
Anche se, come sostengono i detrattori, essa fosse inefficace nel guarire le virosi influenzali, non per questo perderebbe i suoi ben noti poteri terapeutici.
Infine, la vitamina C è priva di tossicità, almeno ai dosaggi introducibili per bocca.
Devo inoltre far notare che, com’è ampiamente noto e non più discutibile, alcuni dei sintomi dell’influenza, anche se molesti, sono indispensabili per guarirla.
Questi sono il brivido e la tachicardia, che servono ad innalzare la temperatura ai livelli febbrili (38-39° C), ottimali per la produzione d’anticorpi, d’interferoni naturali ed altre sostanze utili.
La riduzione dell’appetito, la sete ed il bisogno d’agrumi sono altri messaggi della saggezza naturale dell’organismo, che dovremmo ascoltare di più.
In caso d’una normale influenza non facciamoci prender dal panico, anche nel caso dei bambini.
I vecchi rimedi: riposo al caldo, sudare, bere di più, mangiare meno ed eventualmente fare inalazioni caldo-umide che riducono la tosse irritativa, sono sufficienti nella maggior parte dei casi.
Meno utili dal punto di vista razionale sono i fluidificanti del catarro, almeno nella prima fase, nella quale l’epitelio dei bronchi, con le cellule ciliate, che fanno risalire il catarro verso la bocca, e le ghiandole mucose, che lo producono, sono in gran parte distrutte dal virus.
Possono invece essere d’utilità il vapore caldo-umdo, associato eventualmente a balsamici, dotati di proprietà antivirali e stimolanti delle difese naturali (come ad es. l’eucalipto).
L’aspirina, pur essendo un ottimo sintomatico, produce facilmente lesioni allo stomaco ed è sconsigliata nei bambini perché potrebbe causare sindromi immuno-tossico-allergiche anche gravi.
Nel dubbio consultatevi con il medico.
Anche il paracetamolo, buon antifebbrile ed antidolorifico, non è privo del tutto d’effetti dannosi, specie sul fegato.
Nel caso di febbre molto elevata (oltre 39,5 negli adulti, ma anche meno nei bambini più piccoli, i più a rischio di convulsioni febbrili - nel complesso piuttosto rare ), sarebbe opportuno associare impacchi o spugnature con acqua fredda, secondo le indicazioni del medico.

L’ultimo episodio influenzale che ricordo, risale ad oltre vent’anni fa.
Mi misi a letto con una certa gioia (potevo riposare beatamente), ma, ahimé, fu di troppo breve durata…
Ascoltavo tutto quello che il mio organismo faceva automaticamente: febbre, aumento della circolazione, produzione d’anticorpi, ben contento di lasciare il comando a lui…
Guarii dopo poche ore.

Concludo con una ricetta naturale per ottenere un succo concentrato d’arance, ricco di vitamine del complesso C e di tutti i probiotici dell’arancia.
Spremere un chilo o più d’arance biologiche. Filtrare e mettere in una pentola di coccio larga, con spargifiamma e fuoco al minimo. Questo per ridurre il più possibile la distruzione delle sostanze termolabili.
Far cuocere per ore, senza che nemmeno produca vapori visibili, finché il tutto sarà sufficientemente concentrato e denso, senza però cristallizzare.
Riporre in bottigliette di vetro scuro, in frigo.
Due o tre cucchiai al dì, anche diluiti in acqua, dovrebbero esser sufficienti.
Auguro di cuore a tutti quelli che dovessero ammalarsi, una buona influenza…

PS. Perché non tutti, anzi solo pochi s’ammalano, visto che il virus circola pressoché dappertutto?
Buon argomento di riflessione per tutti!

domenica 22 febbraio 2009

Come e perchè

Forse il limite più pesante alla scienza moderna non lo ha posto il principio d’indeterminazione di Heiseberg, ma risiede piuttosto nell’uso, per così dire parziale, che facciamo dei nostri strumenti cognitivi.
Da quando Cartesio, forse giustamente ma riduttivamente, dettò le regole del metodo scientifico per evitare che la scienza cadesse nella ciarlataneria, gran parte degli scienziati hanno ritenuto che l’investigazione dei fenomeni dovesse ridursi all’analisi del come.
Certo, fu un grosso passo avanti rispetto all’ “ipse dixit” o al dogmatismo aprioristico.
Ricordate Dante? “State contente umane genti al quia – Che se possuto aveste saper tutto – Mestier non era partorir Maria”.
(Ma allora perché Tommaso D’Aquino ha scritto la Summa Teologica, in cui si spiega tutto, soprattutto l’inspiegabile?).


San Tommaso e Dante


Oggi, forse, sappiamo un po’ di più rispetto ad allora, anche se dieci o ventimila anni fa i nostri antenati avevano anticipato e compreso più profondamente quasi tutto ciò che oggi conosciamo.
Prendiamo ad esempio lo studio dell’embriologia.
Questa spiega molto bene i meccanismi della fecondazione e dello sviluppo embrionale, ma in maniera parziale.
Non vi siete mai chiesti perché, oltre che come, l’ovulo venga fecondato nella tuba e vada ad annidarsi proprio nella zona dell’utero più adatta al suo sviluppo?
Ed ancora, perché da una sfera di cellule identiche, cloni dell’ovulo fecondato, ad un certo momento alcune di queste scelgano un percorso diverso da altre, verso una specializzazione e differenziazione sempre più radicali?
Perché poi l’embrione, nelle prime settimane di vita, compie un percorso che ricorda le tappe evolutive degli ultimi due o tre miliardi d’anni? (Dato che siamo nel centenario di Darwin).
Molti scienziati, ma non tutti, inorridiscono di fronte a questo tipo di domande, affermando che travalicano i limiti della scienza… ma e proprio così, o non piuttosto un’abdicazione di fronte a ciò che è scomodo, ma sarebbe pur sempre spiegabile se solo ci sforzassimo ad integrare conoscenze note ed accessibili, anche se appartenenti ad ambiti diversi?
Un giorno chiesi ad un docente di fisica teorica dell’università, qual era secondo lui il fenomeno fisico elementare, il principio unitario dell’universo in tutte le sue multiformi manifestazioni.
Mi rispose male, accusandomi d’atteggiamento antiscientifico, ed affermando che domande simili sono inutili.
Eppure, una risposta, rigorosamente scientifica, oltre che filosofica, la sappiamo già da tempo, ma preferisco non darla, lasciandovi il piacere della scoperta, nonché la libertà di trovare risposte diverse.
Solo colui che ha saputo porsi molte più domande delle risposte, ce l'ha fatta, anche se con fatica, a scoprire qualcosa di più…
Ritornando all’embriologia, sappiamo che fino ad una certa epoca ciascuna cellula è in grado di riprodurre un individuo completo, dopo non più.
Ma come mai alcune cellule, in una certa posizione, decidono di dar vita ad una linea di sviluppo differente da altre, in altre posizioni? Come fanno le cellule a sapere in che posizione si trovano, e rispetto a che?
Non rispondete come fanno alcuni pigri e dogmatici: “ mistero della vita”, perché sarebbe un po’ troppo presto.
Per quanto riguarda il riconoscimento della posizionale cellulare nel proto embrione, valgono di sicuro i principi scientifici basati sulle leggi elettrochimiche note. (Polarità, forze di Wanderwals, legami idrogeno, legami covalenti e coordinati).
Ma come avviene in pratica?
Io immagino che la porzione d’utero in cui avviene l’annidamento dell’ovulo emetta un forte segnale elettrochimico polare (indotto per via ormonale), il quale, a sua volta, produce sulle cellule embrionali rivolte verso la nicchia della parete uterina, un’opposta polarità attrattiva…
È il caso di dire che, quando mamma chiama, il figlio risponde!
Così, alcune cellule embrionali, sapendo di essere in una certa posizione, informano il proprio patrimonio genetico di ciò che sta avvenendo, inducendolo ad operare alcune scelte ed a reprimerne altre… e viceversa.
Ma allora, come fanno i pesci, gli anfibi, le galline che non hanno utero?
Divertitevi pure a darvi delle risposte ed a porvi nuove domande, perchè la ricerca, per fortuna, continua!
Solo così la vita – quella umana – diventa divertente, senza lasciare un (ipotetico) Creatore a divertirsi da solo…
Io, per oggi, mi fermo qui, dato che è domenica e bisognerebbe far riposo, rinviando ad un’altra volta il discorso sul percorso a ritroso della ontogenesi nella filogenesi, esso pure molto interessante.
Vorrei solo concludere, provando ad andare un pò oltre a quanto ho esposto finora, oltre anche a ciò che dice la legge di Bell sullo scambio istantaneo d’informazioni fra particelle e megacomposti di particelle, (legge che molti scienziati si permettono di snobbare, ignorandola come se non esistesse).
Oltre a tutto ciò, io credo che esista una legge della vita che “ama la vita” (più che mai…), facendo tutto il possibile, e forse qualche volta anche l’impossibile, per offrirla da una cellula ad un’altra, da una generazione alla futura, da un universo al prossimo venturo…

sabato 21 febbraio 2009

Lombaggine: un percoso di auto guarigione

Propongo, in modo schematicamente sintetico, questo percorso di auto guarigione dalla lombaggine, come il più efficace per questa comunissima patologia, alla cui base si trovano sempre scorretti atteggiamenti posturali, mentali, respiratori ed alimentari.
Naturalmente è solo una proposta fra le tante. Ciò non toglie che, per chi vuole veramente guarire, prima o poi questo, od analoghi percorsi, siano ineludibili.

1) Torsioni da seduto, appena appeso ad una sbarra,
utilizzando l’espirazione lenta e piacevolmente andando da blocco a piacere.
Pochi secondi per parte.

2) Bagno caldo ai piedi (fino a che si comincia a sudare o compare lieve tachicardia: + 10 battiti), alternato con bagno freddo (1 minuto circa). Ideale acqua con peperoncino (o zenzero), e sale. Mantenere l’acqua ben calda e terminare con breve immersione in acqua fredda. Per 15 minuti

3) Stimolo forte del 1° dito del piede (collegato con l’atmosfera addominale) e del 5° (collegato con le lombari). Iniziare dal dito meno dolente.

4) Aggiungere sale nella dieta (per scaldare reni). Grattugiare daikon o ravanelli, salare e unire olio: per 1 tazzina di olio 1 cucchiaino di sale. Bere ½ tazzina al giorno. In alternanza con questo, ogni secondo giorno, bere un rosso d’uovo crudo con due cucchiai di salsa di Soya concentrata (tamari)

5) Scaldare la zona lombare direttamente (strofinamento- sale caldo- uso del ferro da stiro, con uno strato di 4 asciugamani- impacchi di zenzero- impacchi con peperoncino- massaggio caldo con olio di ricino ed olio d’iperico). Solitamente tale zona è più fredda dal lato dove c’è dolore o ernia discale.

6) Correttivi per sciatica.
Prono – ginocchia flesse: esegui lentamente delle flessioni dorsali e ventrali (cioè nei due sensi) dei piedi.

a-) scegli il piede che si muove più piacevolmente. Contro resistenza lieve (di appoggio), fare dorso-flessioni verso la direzione piacevole: qui mantenere per un po’- con espiro lungo ed alla fine rilassare (questo è uno dei pricipi generali degli esercizi correttivi, secondo l'insegnamento del M° Oki).

b-) raccogliere le ginocchia flesse con le mani e portarle verso il petto e, con lo
stesso principio del punto a), fare anche una piccola torsione verso il lato più piacevole.

c-) ginocchia flesse, piedi uniti: fare torsioni a ds. e sx, scegliendo il lato più libero e con lo stesso principio di sopra.

d-) ginocchia estese: allungare le gambe, alternando ds e sx, con movimento a basculo del bacino e con lo stesso principio di sopra.

e-) supini: portare prima un ginocchio, poi l'altro, in flessione verso l'ascella omolaterale, applicando lo stesso stesso.

7) Preparazione della cinghia di lattice o di un tubolare di bicicletta adattato allo scopo.

Un tubolare di bicicletta (ideale quello della Moutain bike), a cui va asportata la parte contenete la valvola, va tagliato per lungo seguendo le due pieghe dello stesso. Le due parti vanno collegate fra loro sovrapponendone gli estremi per circa 15 cm. e incollandoli o graffettandoli con l’apposita graffettatrice.
Si posiziona ora la lunga cinghia, tenendola nel punto centrale con le due mani, sopra la parte alta del sacro, all’incirca dove di solito si trova la cintura dei pantaloni (non quelli moderni, che arrivano a stento a metà dei glutei!).
Si mette la cinghia in tensione non troppo forte e la si passa davanti e verso il basso, seguendo la svasatura del bacino, fino al pube, su cui le due metà si incrociano. Importante mantenere una giusta tensione (rifare molte volte, finché si capisce).
Si passano ora i due capi della cinghia orizzontalmente sopra l’articolazione dell’anca (flettendo la gamba si capisce!).
Si procede posteriormente fino a coprire la parte bassa del sacro, in modo che, fra giro superiore ed inferiore, restino circa dieci cm.
Si incrociano nuovamente i due capi e si ritorna davanti, esattamente sopra il precedente giro anca-pube.
Si adatta la lunghezza, se eccessiva, in modo che resti abbastanza cinghia per annodarla sopra il pube.
(ideale rivestire in velcro madre-figlio le due estremità per fissarle tra loro).

8) Uso della cinghia.
Indossarla il più possibile, anche di notte, evitando che una eccessiva tensione danneggi la circolazione od i tessuti molli. Compiere con la cinghia i normali atti della vita quotidiana e aggiungere il più possibile lunghe passeggiate.
Utilizzarla nella pratica degli esercizi correttivi, ad esempio quelli sopra, ed altri ancora, distesi, in seiza, cioèseduti sui calcagni con busto ben eretto, posizione di per sé già curativa. Sei Za significa, infatti, seduto corretto. Ed infine in piedi.
Molto utili, in piedi, le rotazioni del bacino, dapprima piccole e lente, poi sempre più ampie e con velocità variabile, scoprendo la direzione di rotazione più piacevole e ripetendola almeno 50 volte, per poi passare all’altro senso facendo un numero di rotazioni da 1:10 a 5:10 rispetto al lato più libero ed a seconda del grado di libertà motoria e del piacere provato.
L’uso della cinghia correttiva è il risultato di decenni di ricerche e prove,a partire dall’esperienza di un paziente giapponese che non ha accettato le gravissime ed invalidanti conseguenze d'una sciatica dichiarata incurabile.
Ora, specie in Giappone, centinaia di migliaia di pazienti la usano, anche in esperienze di gruppo, aumentando e migliorando continuamente la conoscenza ed i modi di utilizzo dello strumento.
L’OMS ha dichiarato la cinghia in lattice uno dei migliori presidi terapeutici della medicina naturale presente e futura.

Molte di queste informazioni derivano dall'esperienza del signor Yuji Yahiro, che ringrazio di cuore.

venerdì 20 febbraio 2009

Ricette secondo natura. E' tempo di...Impacchi di zenzero

E’ tempo d’impacchi di Zenzero
Dovrei dire che è - ancora – tempo, viste le temperature polari di questi giorni, ma in realtà lo zenzero è prezioso sempre.
Questo tubero si può trovare in polvere nelle erboristerie ma ormai -importato dal Brasile e dalla Cina – anche fresco nei supermercati.
Preferisco dare unicamente indicazioni di cui ho personalmente sperimentato l’efficacia.
Lo utilizzo per riscaldare il corpo, per rilassare, ma anche per cambiare lo stato d’animo: tensione, paura, nervosismo…

Preparazione
-Scaldare l’acqua in una pentola alta e grande, in modo che rimanga calda più a lungo.
Grattugiare cinquanta grammi di radice fresca di Zenzero e metterli in una garza o sacchettino di stoffa (o, in assenza della radice fresca, un cucchiaio da minestra colmo di polvere di zenzero secco).
Quando l’acqua bolle ricordarsi di spegnere subito e aggiungere lo zenzero preparato (se è quello in polvere, mescolare perché si distribuisca in modo uniforme).
-L’ambiente deve essere ben caldo, servono 2 asciugamani da ospiti, uno grande e una coperta.
Anche se la zona da trattare può essere specifica, l’impacco va fatto su tutta la schiena, iniziando sempre dal basso: sacro, lombari, sotto le scapole, spalle.
-Mettere un 1° asciugamano asciutto, piegato in 4 direttamente sulla pelle, e sopra quello caldo - dopo averlo immerso nell’acqua con zenzero e averlo ben strizzato.
Coprire bene con un secondo, grande asciugamano e una coperta.
Sostituire sempre quello sotto evitando di mettere quello bollente a contatto con la pelle.
Quando la pelle inizia ad arrossarsi cambiare zona – può essere dopo ¾ cambi, ma dipende dalla condizione d’ogni persona -
Quando è finito rimanere a rilassarsi al caldo.

SEMICUPIO con Zenzero, sale e peperoncino

Per riscaldare – per problemi ‘femminili’- per stanchezza – depressione.
Il sale per non perdere sali minerali – Il peperoncino per aumentare la circolazione – Lo zenzero per scaldare.
Acqua calda, in quantità da potersi immergere con :
3 pugni di sale – 5/6 peperoncini rossi– 2 cucchiai di zenzero (in polvere o grattugiato fresco e messo in un sacchettino).
Immergere il bacino in una bacinella grande, ove si possano coprire anche i reni,
per 15/20 minuti, tenendo vicino dell’acqua molto calda da poter aggiungere, perchè se l'acqua diventa tiepida non scalda, ma anzi raffredda.
Ripetere per due o tre giorni con pausa di uno o due giorni, anche per un mese.
La prima volta che l’ho sperimentato per alcuni giorni, anche se le gambe mi diventavano molto rosse, non sentivo calore dentro.
Dopo una settimana ho cominciato a sentire la pancia, sotto l’ombelico, che si scaldava e non era più fredda al tatto e mi sono sentita finalmente piena di energia, di ottimo umore.

In cucina
E’ preferibile utilizzare la radice fresca. E’ leggermente piccante, ma tostata è accettato anche
dai bambini.
Preparazione: togliere la buccia, tagliare a fette e poi a fiammifero e tostare.
Si può conservare, a lungo, in un vasetto di vetro.
lo utilizzo per il suo potere riscaldante: nelle zuppe, nel the, nelle mele cotte.
E per il suo potere disintossicante: nelle salse, con le carni.

Marilisa

La diagnosi globale

Per chiarire il significato di diagnosi globale, a puro titolo d’esempio, voglio riferire un episodio di molti anni fa.
Facevo il medico nelle Dolomiti, in una località che si avviava a diventare conosciuta per il turismo della neve.
Un giorno comparve sulla porta uno sconosciuto, mi lanciò un’occhiata e disse: ho saputo che lei fa diagnosi con facilità. Mi dica allora che cosa ho…
Mi stava invitando a nozze ed, allo stesso tempo, ad un duello all’ultimo colpo.
Così risposi: faccia un passo avanti, uno solo!
Dopo che lo fece, iniziai:
Lei ha una distorsione al legamento collaterale esterno del ginocchio destro…(silenzio), e se l’è procurata sciando, verso le due e trenta del pomeriggio, subito dopo aver pranzato nel tal rifugio, cadendo quasi da fermo nel tal posto, su falsopiano, alla fine d’una discesa ripida…
Silenzio…sembrava mezzogiorno di fuoco.
Dopo un lunghissimo minuto, finalmente è un po’ sbiancato ed ha mormorato: ma come ha fatto?
Se si accomoda glielo spiego. Mi scappava di dirgli: elementare Watson, elementare…
Vede, quando ha fatto il passo, ho notato che ha appoggiato male il piede destro, e sul bordo interno.
Ho capito che lei, essendo turista, molto probabilmente era caduto sciando…Ora, se fosse caduto in discesa era quasi impossibile che si procurasse quella lesione, che invece succede quando si è quasi fermi e del tutto stanchi…perciò non poteva succedere di primo mattino, ma di pomeriggio, a muscoli freddi e dopo un pasto abbondante. L’unico posto con ristorante è nel punto che le ho detto. Il resto va da sé… Se ha bisogno d’una richiesta di RX e visita ortopedica, gliela faccio subito…
Mi deve 7000 lire, grazie ed auguri.
Non l’ho più rivisto.
Devo dire d’aver avuto un pizzico di fortuna.
Per un pelo non ho aggiunto che solo gli stupidi si fanno male in quel modo, perché mi sono ricordato in tempo che anche a me era accaduta la stessa, e quasi identica cosa…
Questo episodio serve solo per introdurre, in modo un po’ spiritoso, il significato di diagnosi globale.

In medicina, ma anche in tutto il resto, esistono tre livelli di diagnosi.
Il primo livello è quello scientifico e si basa sulla valutazione fisica del fenomeno. Questo vuol dire chiedere informazione ed osservare con i cinque sensi, utilizzando eventualmente gli strumenti diagnostici, che sono un prolungamento dei sensi. Si basa naturalmente, anche sulla conoscenza scientifica della materia e sulle esperienze precedenti.
Il limite estremo di questo livello si basa sul principio d’indeterminazione di Heisenberg, che quando lo comunicò era un giovane e brillante fisico delle particelle, estremamente corretto e profondo.
Sebbene nessuno osi più metterlo in dubbio, molti fisici lo rifiutano in pratica, perché scomodo e, per certi aspetti frustrante.
Il principio dice così: non possiamo conoscere sia la quantità di moto (prodotto della massa per la velocità d’una particella), che la sua direzione perché, nell’osservare l’una interveniamo sul fenomeno osservato, alterando l’altra.
Il principio di Heisenberg non ha vie d’uscita, ha un altissimo valore filosofico sul limite della scienza ed invita alla umiltà ed alla meditazione.

Aristotele, Galileo e Heisemberg

Il secondo livello è quello filosofico. Si basa sulla logica deduttiva od induttiva, e serve ad inquadrare il fenomeno in un più vasto ambito di rapporti causa effetto, cogliendo il fenomeno in un’ottica unitaria più ampia. Un suo fondamento è l’intuizione.
Lei si è fatto male non solo così, ma anche perché era stanco ed aveva mangiato troppo, ad esempio…
Il limite di questo livello avviene quando, per eccesso di razionalismo, si vuol fare a meno dell’osservazione scientifica, privilegiando il puro raziocinio.
Esempio tipico è la definizione del moto dei gravi in caduta libera, formulata dal grande Aristotele sulla base di pure speculazioni mentali, e mai sottoposta a verifica, fino a Galileo: era totalmente errata.
(Anche se la fisica più moderna ha qualcosa da ridire sull’equivalenza tra massa inerziale e massa gravitazionale, ma non per merito d’Aristotele…).

Il terzo livello di diagnosi è quello religioso: senza domandare, senza pesare ed osservare, senza dedurre, porta al cuore più profondo della diagnosi e può quindi offrire la soluzione essenziale del problema. Si fonda sul sentire e sull’ispirazione, attingendo alla più profonda conoscenza interiore.
Era il modo di far diagnosi d’uno dei più grandi medici e profeti dell’umanità: Gesù.
E di pochi altri.
Se fatta con calcolo e malafede, porta al dogma e spesso alla truffa violenta dell’altro, basata sul giudizio, la paura e la minaccia.

Il buon medico dei tempi andati, specie il medico di famiglia, cercava di usare tutti e tre i livelli.
Quando la conoscenza scientifica non bastava, faceva ricorso alla filosofia spicciola della vita quotidiana, e quando entrambe non bastavano, utilizzava la religiosità, anche tramite un atteggiamento sincero d’inadeguatezza o tramite la preghiera, rivolta al proprio mondo interiore, nelle situazioni più tragiche.
L’esempio con cui ho iniziato è molto parziale, ma abbastanza simpatico, ed è per quest’ultimo motivo che l’ho utilizzato.
Quante altre volte, invece, sono andato in crisi, mi sono spaventato ed ho sbagliato.
Ma il Dio che abita dentro di noi, per fortuna è misericordioso e sa perdonare…

P.S. un’atra volta, forse, cercherò di esporre come la diagnosi occidentale, cosiddetta scientifica, e quella orientale, cosiddetta filosofica, possano integrarsi fra loro e completarsi in modo utile.
Buona giornata da Giuseppe e lo staff del blog.

giovedì 19 febbraio 2009

Metamorfosi di primavera

Dieci giorni fa ho potato il pesco e l’albicocco. Erano già carichi di gemme, per fortuna ancora chiuse.
Infatti, subito dopo è arrivato il gran freddo, dopo un inverno con molta pioggia ma poco freddo.
Questa ondata d’aria polare ci fa sognare la primavera, il momento magico in cui gli alberi – peschi, ciliegi, mandorli, susini ecc., metteranno i lori splendidi fiori color pastello, per poi riempirsi d’una cupola verde sempre più folta ed intensa…
Sembra quasi una magia, anche se si ripete puntualmente ogni anno.
Il buio, il freddo, la paura dell’inverno ( bilanciati solo dal candore luminoso della neve, quando questa ammanta la natura), si trasformano quasi per incanto, allorché il primo tepore fa la sua timida comparsa, entrando nel freddo, nella festa di luci e colori dei petali, per poi virare nel verde intenso delle chiome.
Così dice anche la teoria dei cinque elementi, saggezza e vanto dei nostri antenati cinesi, secondo la quale poi seguirà il caldo pieno dell’estate ed il rosso, il rosso di che?...Forse quello degli incendi? Uhmmm, scusate, ma comincio a capirci poco, e poi, che c’entrano reni, fegato e cuore con queste tre stagioni?
C’entrano, c’entrano, ma bisogna fare un passo o due indietro.
Osserviamo un albero, formato da radici, fusto, rami e foglie, come tutti sanno.
Guardate ora un fegato nella sua interezza, in qualche atlante d’anatomia (ottimo fra tutti il Netter, di cui un giorno vi racconterò la storia).
Schematizzando, ha una forma a cupola, con cellule poligonale molto simili a quelle delle foglie d’un albero, ed anche le funzioni sono simili: trasformazioni chimico-metaboliche di tutti i tipi, in particolare con la produzione d’un amido animale, chiamato glicogeno, nonché elaborazione dei costituenti chimici del sangue, (plasma e globuli rossi -appunto-, che poi verranno messi in circolo dalla pompa cuore…
Ed ancora, disintossicazione da tutti i veleni che ingeriamo o produciamo, almeno fino ad un certo limite.
Osserviamo ancora: la cupola epatica sembra quasi sorretta da un grosso fusto, la vena porta, la quale affonda le sue radici in quella specie di terreno nutritivo ( ahimé anche molto tossico), che è il nostro intestino.
Lì inizia il ciclo, che poi culmina con la produzione dei componenti essenziali del sangue, come dicevo.
Nel suo complesso il fegato è rosso mattone, mentre l’albero è verde, perché i due pigmenti, clorofilla ed emoglobina, entrambi figli della luce, sono bensì frutto d’un unico percorso evolutivo- generazionale che si manifesta, però, in due modi diversi: mondo vegetale ed animale.
Il secondo, isotermico con l’ambiente, autotrofo (che si nutre d’acqua, terra e luce), verde-foglia.
Il primo, omeotermico al proprio interno, eterotrofo ( si nutre di vegetali ed animali, prodotti biologici), rosso-sangue,
La separazione filogenetica fra questi due mondi- e modi d’essere della natura, sebbene molto antica, ha però lasciato in vita forti collegamenti…
Il fegato si ricorda, in un certo senso del suo antico antenato verde, producendo la bile, verde appunto.
Il legno non può fare altrettanto, per l’esistenza d’una freccia temporale unidirezionale, se non quando brucia…
Ed ancora, quando il fegato non ce la fa più perché oberato da veleni, basta che chieda aiuto al suo vecchio antenato, la foglia della verdura selvatica, che essendo complementare alla cellula animale, l’aiuta a disintossicarsi (sempre che il tiranno che sta al comando di tutto, il cervello, glielo consenta!).
Così, l’acqua accumulata questo inverno, fornirà, assieme al terreno ed alla luce del sole, il nutrimento alla vegetazione, che si ammanterà di verde, per poi produrre i frutti al calore estivo, di cui noi, tramite il nostro albero interno -fegato- ci nutriamo…
Ci sarebbe ancora molto altro da dire, ad esempio sui reni, ma mi fermo qui.
A proposito, ma allora la prostata presenile, che obbliga ad alzarsi alle tre del mattino per vuotare la vescica, avrà qualcosa a che fare con il cervello, che si mette a ruminare pensieri proprio in quell’ora e sente altrettanto bisogno di …svuotarli?
Che c’entrano fra loro, che c’azzeccano ( come dice Di Pietro)?
Questo la Medicina Cinese forse non lo dice…

mercoledì 18 febbraio 2009

Proposta per una terapia della cefalea

Destinato in particolare a chi pratica lo shiatsu come base terapeutica.

DA UN PUNTO DI VISTA GENERALE:
la testa è collegata e influenzata, particolarmente, da
1- CONDIZIONE DELL’INTESTINO: stitichezza con tossicità cronica e conseguente BASSA ATMOSFERA ENERGETICA DELL’ADDOME
2- CONDIZIONE DELLA NUCA: tensione mentale eccessiva con stress cronico muscolo-tensivo.
Qualunque sia il tipo di cefalea (carattere personale del paziente e suo stile di vita), queste due condizioni sono base comune a tutte.

COLLEGAMENTI DELLA TESTA
Le altre quattro estremità
Gli organi interni: va ricercato l’organo che manifesta, con la cefalea, la propria condizione patologica (es: disturbo di vista, condizione del fegato, condizione dei denti e della masticazione).

DIAGNOSI E TRATTAMENTO
Suture craniche
Nuca
Arcate orbitarie
Articolazione della mandibola e muscoli connessi: zona tempie e masseteri (muscoli masticatori)
Zona dietro l’orecchio
Zona della mandibola e della base della lingua
Nuca e base del collo
Clavicole e scapole con centro scapola
Regione lombare
Mani e piedi
Occhi: vanno trattati per ultimi, con cauta pressione su quello meno teso

In caso di attacco grave in corso, è molto opportuno ed efficace partire dai piedi.

CONSEGUENZE PRATICHE TERAPEUTICHE
Combattere la stipsi.
Aumentare i cibi ricchi di fibra, esercizi fisici specifici etc (vedi schema di trattamento per la stitichezza).
Aumentare l’atmosfera addominale tramite respiro, postura, pratica sul baricentro, correzione delle scapole etc.
Trattamento delle quattro estremità (es: massaggio con sale) - Pediluvi e maniluvi con peperoncino-Autotrattamento di mani e piedi-Rotazione di caviglie e polsi).
Ricerca e trattamento dell’organo coinvolto.
Trattamento generale di meiso shiatsu di armonia (a scelta).
Pratica di risata.
Pratica di meditazione e ringraziamento.

TRATTAMENTO SPECIALISTICO

Per punti vitali: Ten Chu alla base nucale sciogliere a lungo e collegare i due punti (zona fegato), con altre zone corrispondenti sul dorso, fino ai piedi.
Agopuntura su nuca, colli spalle (secondo esperienza)

Tisana di PRIMULA, ORTICA, ARTEMISIA
La primula anche in caso di attacco, ogni tre-quattro ore, le altre come terapie di base.
Primula Vulgaris
( tratto in parte da Meiso Shiatsu, del signor Yuji Yahiro).

martedì 17 febbraio 2009

Principi per un'alimentazione umana

Quando si parla di principi, bisognerebbe capire cosa veramente significa questa parola.
Il principio di base per una alimentazione umana potrebbe riassumersi così:
Assumere quello che è necessario ed adatto a sé, lasciando agli altri ciò che non lo è, avendo la sensibilità per riconoscerlo (M° Oki).
I principi generali alla base di qualunque dieta sono, inoltre:
Mangiare di meno, scaricare meglio, bilanciare ciò che mangiamo (acido con alcalino, animale con vegetale, frutto con radici, sale con olio etc).
Solo il numero di calorie e la categoria (grassi, carboidrati, proteine,ecc.), non coprono neanche per una alimentazione animale...
Una enorme influenza, infine, viene dal modo di cucinare (es. fritto, lesso, bollito, saltato, crudo, al forno etc), dallo stato d’animo di chi cucina e di chi mangia… La prima digestione avviene in bocca, noi siamo quello che mangiamo e così via, sono espressione d’una antica saggezza sempre valida.
Non esistono quindi diete collettive per sintomi o patologie, ma principi, e nemmeno esistono un fa bene ed un fa male in assoluto.

Sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, i principi per una alimentazione salutare, in particolare per diabetici, ipercolesterolemici, malati di cancro, ma non solo, potrebbero essere così riassunti.

Usare possibilmente prodotti Biologici perché quelli trattati contengono sostanze che danneggiano il Pancreas (Pesticidi!).
La dieta deve essere a base di cereali integrali, legumi, vegetali, farine integrali (pane e pasta), tutti ricchi di fibra, che rallenta l’assorbimento intestinale degli zuccheri, riducendo il fabbisogno di insulina.
Povera di prodotti animali e di grassi animali, perché causano aterosclerosi.
Assente di zucchero bianco, (ammesse piccole quantità di zucchero integrale totale: Mascobado)
Caloricamente adeguata a riacquistare il peso ideale.
Alcolici: usabili moderate quantità di vino rosso per il benefico effetto antiaterogeno e la ricchezza in polifenoli (anti radicali liberi).
Caffè: solo amaro
Supplemento: FIBRA GREZZA NATURALE: 50/60 GRAMMI AL GIORNO, visto che il fabbisogno quotidiano di fibre è di circa 80 grammi al giorno, un po’ difficile da coprire anche con la dieta che presento.
CONDIMENTI: OLIO EXTRA VERGINE spremuto a freddo. E’ OTTIMO, purchè aggiunto a crudo o poco cotto. Si ossida molto meno degli altri oli, che spesso sono estratti chimicamente (tossici e cancerogeni!), anche se ricchi in polinsaturi. Per l’alto potere calorico va usato in quantità moderate.
Per analoghi motivi e perché è ricco di polinsaturi, è pure ottimo l’olio di sesamo.

2) Quali sono i cereali integrali (ricchi di fibra e carboidrati):
RISO (semintegrale o integrale) : è il più importante – base dell’alimentazione.
Inoltre: FARRO – ORZO – AVENA – MAIS – QUINOA –MIGLIO - AMARANTO – BOULGUR
Integrano il riso, e si possono aggiungere al riso – cucinati soli o con minestre vegetali

3) Quali sono i legumi raccomandati (ricchi di fibra e proteine):
LENTICCHIE – CICERCHIE – FAGIOLI NERI (O FAGIOLI PICCOLI in genere) – CECI – SOIA Rossa(Azuki), Verde, Gialla – FAVA (con buccia) - FAGIOLINI – Bacello fresco dei Piselli
Piselli e fagioli borlotti solo raramente perché troppo calorici.

4) Verdure raccomandate: tutte (crude e cotte), in maggior quantità possibile,
le più ricche di fibra CARCIOFO SEDANO CAROTA FINOCCHIO
TUTTE LE ERBE SELVATICHE (SPECIE: ORTICA – PIANTAGGINE -TARASSACO)
Le più salutari LE SEVATICHE CIPOLLE PORRO ERBA CIPOLLINA AGLIO SCALOGNO RAVANELLO CRESCIONE CAVOLO e VERZA (Solo crudi) POMODORO (purchè ben maturo) RUCOLA, DAIKON.
Buone anche: SPINACI BIETA CICORIA RADICCHIO LATTUGA ZUCCA.
PATATE: biologiche, in piccole quantità e con buccia. Purtroppo le patate, oltre che caloriche, sono trattate con pesticidi, che concentrano ai più alti dosaggi fra tutte le verdure.
ALGHE: Altamente raccomandate per ricchezza di Omega 3, Sali minerali, vitamine e perché ipoglicemizzanti.
FUNGHI: es. shitake ricchi di probiotici anticancro.

5) Prodotti Animali
Ridurre al minimo: Maiale - Manzo - Salumi - Burro - Latte - Formaggi: favoriscono l’aterosclerosi.
Va bene: un po’ di PARMIGIANO, anche quotidianamente.
UOVO (che è un alimento completo specie a crudo o poco cotto).
Può essere preso in piccole quantità.

6) Carni da preferire: in quantità moderate
1-PESCE AZZURRO: Alici Sardine Sgombro (ben sgrassato: bollito o in graticola)
PESCE BIANCO GENUINO di LAGO o MARE.
No: Anguilla Crostacei Molluschi (calamari e seppie) se non raramente e in quantità
moderate, per l’alto contenuto calorico e di colesterolo.
2-POLLO CONIGLIO AGNELLO – possibilmente di casa e ben sgrassati – in piccole quantità,
specie il pollo, CACCIAGIONE: ogni tanto.

7) FRUTTA
FRUTTICINI (MIRTILLO FRAGOLETTE LAMPONE RIBES etc.) MELE (con buccia e torsolo)
AGRUMI ricchi in vitamine ed antiossidanti.
In piccole quantità: FRUTTA SECCA (PRUGNE ALBICOCCHE - NOCI e MANDORLE tostate,
con la buccia ) SEMI di Girasole, di zucca , etc. - con buccia. Evitare il più possibile la
frutta troppo zuccherina, PERE PESCHE CILIEGIE FICHI.
Va bene invece, in quantità moderata, l’ UVA NERA RACCOLTA DALLA PIANTA (fare una
cura autunnale).

8) BEVANDE
ACQUA IN ABBONDANZA – THE BANCHA – TISANE . di NESPOLO – ORTICA – EQUISETO (Coda cavallina) - MIRTILLO (foglie) etc., ricche in Sali minerali e principi probiotici.
Abolire bevande zuccherate e succhi di frutta del commercio tranne MIRTILLO UVA RIBES (purchè non zuccherati), il primo perché contiene anche un principio simil-insulinico.
Inoltre: POMPELMO - CENTRIFUGATI di MELA CAROTE e VERDURE MISTE. Questi ultimi sono eccezionalmente benefici per la salute e andrebbero consumati ogni giorno, specie da chi consuma poche verdure.

9) Fra i tantissimi vegetali antidiabetici va ricordato lo PTEROCARPUS MARSUPIUM, pianta tropicale dell’India. Contiene elevate quantità di EPICATECHINA, unica sostanza finora conosciuta in grado di rigenerare le cellule Beta del pancreas danneggiate o distrutte.
In dosi più basse, la stessa sostanza si trova anche nelle verdure di cui ho parlato sopra.

10) Il cromo trivalente, un metallo pesante presente in tracce anche nel lievito di birra, avrebbe dimostrato la capacità di ridurre glicemia, colesterolo e trigliceridi, ma questi studi sono un po’ controversi. In particolare, essendo molto tossico, è meglio accontentarci di quello già presente negli alimenti.


MASTICARE BENE – MANGIARE MENO – SCARICARE E MUOVERSI DI PIU’ - RINGRAZIARE

QUESTI 4 PUNTI SONO I PIU’ IMPORTANTI DI TUTTO.

lunedì 16 febbraio 2009

Ricette Secondo Natura - é tempo di... farfara

É tempo di raccogliere i fiori della Farfara per preparare lo sciroppo per la tosse.

Sulle rive dei fossi, ai margini dei prati, sulle scarpate argillose , mentre l’inverno sta per finire e il verde della primavera ancora non compare, troviamo uno dei primi fiori che compaiono: la Tussillago Farfara. Come promette il nome, dal latino tussim ago (caccio la tosse), sono da utilizzare quando c’è tosse, per sedarla e sciogliere ed il catarro.

Mia nonna quando mi sentiva tossire mi ripeteva sempre: “Tutta cattiveria, tutta cattiveria che viene fuori, il catarro bisogna farlo uscire e mandarlo via!”

In centro-Italia comincia già a comparire, al Nord bisognerà aspettare ancora un po’. Nelle Dolomiti - dove ho imparato a preparare questa rimedio – compare nelle chiazze dove si è sciolta la neve.
Il fiore è piccolo come una margheritina, di un giallo caldo, in gruppi sparsi. E’ riconoscibile perché non ci sono ancora le foglie - che compaiono invece a fine primavera, in estate – e per il gambo di un verde-rosso composto da squame.

Per la tosse, nell’erboristeria, viene consigliata anche l’utilizzo di fiori e foglie in tisana ma preferisco dare unicamente indicazioni di quanto ne ho personalmente sperimentato l’efficacia.

Per la preparazione dello sciroppo
Raccogliere i fiori con cura scegliendo i più belli, schiusi ma non già passati.
Si possono sciacquare ma solo velocemente e senza lasciarli nell’acqua.
In una pentola mettere la quantità di fiori che contengono le vostre mani unite a conca, 4 manciate.
Coprire con un litro di acqua fredda e portare - quasi - a bollore.
Lasciare riposare tutta la notte.
La mattina strizzare i fiori, filtrare e versare il liquido ottenuto in una pentola bassa di coccio .
Unire un chilo di zucchero di canna (meglio ancora se “mascobado”) e mezzo limone (possibilmente biologico) a fettine.
Dovrà cuocere lentamente e a lungo - senza coperchio per evaporare senza mai bollire.
Mantenere sempre la fiamma bassa - togliendolo da fuoco se tende ad arrivare a bollore -
Dovrà diventare sciroppo, non troppo denso per non cristallizzare. E’ pronto quando provate a versarne un po’ in un piatto e cola in una goccia.
Ne vanno presi tre cucchiaini al giorno.

Marilisa

Olio d'Iperico


L’Iperico, pianta erbacea della famiglia delle Ipericacee, fiorisce in pieno a fine giugno. Per questo è chiamata erba di S. Giovanni, ma anche erba di millecroci, per il succedersi di ramificazioni dicotomiche del fusto, alla cui estremità spuntano numerosi boccioli fioriti, d’un luminoso giallo oro.
Guardata contro luce, tutta la pianta è punteggiata di numerosissime ghiandolette traslucide, per cui la più nota delle varie specie è stata denominata Hypericum Perforatum.
E’ abbastanza comune e diffusa in tutt’Italia, spesso ai bordi delle strade di campagna. Da tempo immemorabile è usata popolarmente, sotto forma d’olio d’iperico.
Io l’ho conosciuta in montagna, nelle dolomiti, dove, trenta e più anni fa non mancava mai in casa una boccetta di “olio de mille cros”.
Eccellente antidolorifico, cicatrizzante ed antisettico, l’ho usata spesso per curare le ustioni, di cui lenisce quasi di colpo il dolore e ne riduce abbondantemente i tempi di guarigione.
I principi attivi più noti sono un pigmento rosso-rubino brillante, Ipericina, presente nelle ghiandole. È un antocianoside con effetto antinfiammatorio, antiradicali liberi, antiossidante (l’olio d’iperico, anche dopo anni non irrancidisce), sedativo del dolore.
Un secondo pigmento, giallo, del gruppo dei bioflavoni, è contenuto nei petali, ricco anche di quercetina.
Contiene inoltre resine, che gli conferiscono il tipico, gradevole profumo, vitamine del gruppo C, tannini ed ancora molto altro.
L’uso classico è per massaggio, anche se di recente la medicina ne ha evidenziato effetti antidepressivi (sarebbe un naturale inibitore del reuptake della Serotonina).
Io che l’ho provato, in piccole dosi, per tisana, non mi sento di consigliarne l’uso indiscriminato, perché gli effetti disforici non sono di poco conto. Può inoltre provocare fotodermite.Per uso cutaneo, invece, in soluzione d’olio d’oliva, non presenta tali ultimi effetti.
Usabile con successo nelle mialgie, discopatie, ustioni, infiammazioni, nevralgie, piaghe ecc…Io lo faccio di solito precedere da una profonda pulizia locale disintossicante con enzimi naturali (di cui parlerò un’altra volta), e seguire da una stirata con ferro caldo, che ne completa l’assorbimento cutaneo.

Preparazione

In una bottiglia di vetro verde, riempita di piante d’iperico, aggiungere olio extravergine d’oliva (ne vale la pena, per l’ottimo sinergismo e potenziamento reciproco).
Tenere al sole una diecina di giorni, finché prende un bel colore rosso rubino, filtrare, tappare, riporre al buio.Spalmato sulla parte, la riscalda e la rende rosea. Ciò significa che ha aumentato la circolazione e stimolato il metabolismo: questa è la vera essenza del suo effetto, perché non dobbiamo dimenticare che la guarigione è iscritta nelle capacità della forza vitale, che basterebbe assecondare, anche solo un pochino…
Raccomando, last ma non least, di istruire il paziente sui necessari cambiamenti dello stile di vita: mangiare meno e meno tossico, muoversi con più consapevolezza, fare esercizi correttivi individuali e, se vuol proprio guarire, lamentarsi di meno e ringraziare di più.

domenica 15 febbraio 2009

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:
- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa -Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo. Si pensi, ad esempio, alla nostra Scuola Salernitana, o ad Avicenna, forse il più grande medico della storia umana.
Il terzo è il punto culminante di una vera guarigione umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

Dopo molti anni di esperienza pratica di questi tre principi, originariamente formulati da Masahiro Oki, da anni defunto e che ringrazio di cuore, posso confermare in pieno la validità assoluta del terzo, e, pur con qualche riserva, quella dei primi due.
 Il primo principio, quello della guarigione forzata, anche se a volte necessario, non parla di guarigione, ma di sostegno solo esterno (se utilizzato a prescindere dagli altri due). Prego invece di non confondere il secondo, validissimo, con la guarigione apparente prodotta dalle cosidette medicine alternative (naturopatia, omeopatia, agopuntura eccetera). Pur essendo assolutamente meno tossiche della medicina contemporanea, spesso rendono il paziente ancora più dipendente dal terapista, facendolo diventare un cliente fisso. Ho abbandonato definitivamente lo studio della omeopatia quando un illustre clinico presentò il caso di una paziente-cliente ormai dipendente da lui (e dai suoi costosissimi rimedi e sedute) da oltre trent'anni ...

Osservando un po’ più a fondo, il primo tipo di guarigione, che pone come unico target il sintomo e come strumenti (esterni) la diagnosi strumentale, la chirurgia ed il farmaco (o i rimedi), può essere necessaria in situazioni urgenti che mettono in pericolo la stessa vita ( si pensi alla medicina rianimativa, ma non solo).
Il secondo tipo pone al centro la forza vitale, ossia la saggezza originaria accumulata dalla Vita in oltre tre miliardi d’anni d’esperienza, e fa fulcro sulla capacità d’auto guarigione e sull’educazione.
Il terzo tipo si basa sul valore sacro della vita e sul servizio agli altri come interesse centrale. Si pensi ad esempio ad alcune grandi figure del passato, come Gesù o Gandi, che vivevano e praticavano con questo principio.

Quello che è importante sottolineare è il ruolo centrale del medico nel campo della medicina.
Ciò sembrerebbe ovvio, ma per vari motivi, oggi non è più così.
Per tanti motivi assistiamo al radicamento di due atteggiamenti opposti e complementari.
Da parte del paziente: io ti pago, tu guariscimi ma non interferire con le mie abitudini di vita.
Dall’altra i medici: io so tutto, tu non sai niente, quindi fai quello che ti dico (spesso ciò significa prendi questo farmaco) senza chiedere oltre…
In questo modo si realizza un rapporto divergente e non collaborativo, che spesso finisce per portare lontano da una vera e durevole guarigione.
Manca la componente essenziale: l’educazione e la correzione dello stile di vita, causa prima del problema- sintomo del paziente.
Si perde così un’occasione unica, quella di risvegliare ed utilizzare l’enorme saggezza della forza vitale, escludendola dal processo di guarigione, cioè dall’inevitabile percorso di recupero d’ uno stile di vita naturale, in senso umano, che il sintomo ci indica con perentoria chiarezza.
Dare tutta la colpa alla genetica, ai microbi, al caso od agli altri non copre nulla e non serve affatto a guarire. Eppure, pare che, sui due fronti, oggi si stia facendo esattamente così.

Su queste basi teoriche, ecco quali sono le implicazioni pratiche in un percorso che porti dal sintomo alla salute, ossia alla condizione originaria d’armonia di corpo, cuore e mente, caratteristica di un vero essere umano. Gli strumenti sono gli stessi che costituiscono la base della vita quotidiana dell’essere umano: respiro, movimento, alimentazione, esercizio correttivo, stato d’animo e, ove necessario, trattamento. Ne ritornerò più e più volte su questo stesso blog.

Nel ribadire che tutti e tre i modi di guarigione citati sono in sé accettabili e buoni, devo ripetere che la vera guarigione si basa innanzitutto su se stessi, e non sull’appoggio altrui, ma piuttosto sul doveroso e necessario sostegno del terapista, purchè il paziente sia disposto a fare la propria parte.

Voglio concludere riferendomi alla mia esperienza quotidiana di medico, ormai quarantennale.
Tutto ciò, anche se faticoso, difficile, a volte duro e occasione di malintesi e sofferenze pressoché quotidiani, è tuttavia degno d’essere perseguito con pazienza ed umiltà, senza mollare quando le difficoltà (spesso interne), consiglierebbero, per calcolo o comodità, di gettare la spugna. Non voglio proporre l’ennesima visione d’una medicina alternativa che, sotto il nome di globalità, natura od altro, finisce per far contro, o mettere tutti contro tutti, e soprattuto per fornire comodi appoggi… Non ce n’è bisogno e, soprattutto, non serve a guarire. Propongo invece di utilizzare tutto nel modo migliore, in collaborazione e rispetto reciproci, in una visione della guarigione o della salute che non prescinda dal principio di educazione e cooperazione in modo umano.

Firmato: Giuseppe

venerdì 13 febbraio 2009

Cervello, cervelletto, ipofisi, epifisi


Il cervello umano è una delle più elaborate e complesse strutture prodotte dalla spinta evolutiva della forza vitale nel suo incessante percorso creativo.
La funzione più elevata riconosciuta al cervello umano è quella di produrre i nostri pensieri.
Quando l’uomo nasce, trova tutto già creato, dal numero di particelle presenti nell’universo alle galassie, al sistema solare, alla terra con i suoi tre regni (minerale, vegetale, animale- uomo incluso).
Dal mondo esterno egli trae tutto ciò di cui necessita per crescere, riprodursi, pensare, conoscere, amare. In una parola, per vivere.
L’uomo stesso, fin dalla sua comparsa, partecipa alla creazione aggiungendovi ciò che prima non esisteva: i suoi pensieri.
Questi, nella loro quasi infinita varietà e diversità, possono ridursi a due categorie: naturali ed innaturali.
Sono naturali i pensieri creativi, quelli che ricercano la verità nella sua essenza più profonda e che rendono manifesto un cuore veramente umano.
Sono innaturali i pensieri distruttivi, basati sulla manifestazione di un cuore egoistico, che perseguono il falso e si manifestano con la fissazione, l’attaccamento, l’invidia e quant’altro, fino a sfociare nell’odio e nella rabbia distruttiva, al cui apice c’è la guerra.

Il primo tipo di pensieri, che manifestano la nostra anima originale (in armonia e risonanza con la natura), contribuisce alla creazione aumentando la sfera della verità, senza però mai conquistarla del tutto (altrimenti il mondo delle apparenze materiali potrebbe dissolversi in un puff, quasi un’apoptosi programmata ed auto coerente…stiamo tranquilli!). Questo tipo di pensieri origina soprattutto dalla sofferenza, allorché questa venga trasformata in modo creativo tramite il perdono, unito alla consapevolezza, al ringraziamento, all’autoriflessione all’umiltà ed al servizio in pratica (M° Masahiro Oki).
Questi sono i quattro caratteri tipici di un cuore umano che ha percorso un cammino d’evoluzione personale e che distinguono l’uomo dall’animale.
Il secondo tipo di pensieri, all’opposto, manifesta il prevalere di un carattere animalesco, depositato nelle strutture profonde sotto la corteccia cerebrale (talamo, ipotalamo e tronco).
I due emisferi agiscono, nel produrre i pensieri, in modo coordinato e complementare, secondo le circostanze ed il percorso evolutivo od involutivo personale.
Questo percorso è fortemente collegato alla pratica di vita quotidiana di ciascuno, e si basa sul principio della libera scelta e della responsabilità personale.
Il modo di funzionare dei due emisferi è stato schematizzato spesso in due caratteri complementari: quello logico-razionale a sinistra e quello intuitivo-creativo a destra. In realtà queste funzioni, se armonicamente sviluppate, si fondano in un unicum non più separabile, quello che chiamiamo mente umana naturale (cuore incluso).

Da sempre l’essenza umana è descritta poi, secondo tre dimensioni: fisico, cuore-mente e spirito.
La prima corrisponde alla dimensione materiale pesabile e misurabile (particelle con massa, ambito scientifico), che è quindi visibilmente visibile.
La seconda ad una dimensione priva di massa, ma manifestabile (es. onda elettromagnetica, ambito filosofico), che è invisibilmente visibile.
La terza alla dimensione priva di massa, priva d’onda e fuori dallo spazio-tempo (senza luogo, senza tempo, senza materia), che è invisibilmente invisibile ed alla quale attingiamo tramite l’ispirazione (ambito religioso vero).
Se volessimo ulteriormente schematizzare (non prendendo però nulla troppo sul serio, per non cadere nella creduloneria o nel fanatismo dogmatico…), così per gioco, potremmo accostare le funzioni emisferiche di sinistra al pensiero scientifico e quelle di destra al pensiero filosofico. E il “pensiero” religioso? (Intendo non quello esteriore, formalista-spiritualista, oggi tanto di moda, ma quello dell’uomo capace di trovare ispirazione dentro di sé, nel dialogo sincero interiore).

A questo proposito, consideriamo cos’è il cervelletto, che in antico era chiamato “albero della vita”.
Le sue funzioni note sono abbastanza limitate: equilibrio e fine coordinazione motoria, in particolare.
Eppure queste funzioni potrebbero essere regolate da un organo molto meno sviluppato…
Il cervelletto è, invece, molto ben sviluppato non solo nell’uomo, ma anche negli animali più evoluti, ad es. il gatto.
E’ suddiviso in due emisferi, uniti da un grosso ponte e si protende in alto, con un velo, a terminare nell’epifisi, mentre in basso continua con bulbo e midollo.
Inoltre, è ben separato dal cervello da una grossa piega della dura madre ed occupa buona parte della fossa cranica posteriore.
Epifisi, dicevo: tanto è ridotta la conoscenza scientifica che abbiamo della stessa (solo poche funzioni vegetative), quanto è ampia la conoscenza filosofico-religiosa al riguardo, fino a definirla sede dell’anima.
Io immagino che il cervelletto possa essere il depositario di una memoria ancestrale e cosmica, profondamente inconscia.
Vi sarebbero contenute tutte le informazioni, diffuse indipendentemente dallo spazio-tempo, dal periodo primordiale, (dai primi quark), fino al cosmo attuale, e convogliate nel cervelletto tramite l’antenna epifisaria.
Qualcuno chiama questo tipo d’informazioni “anima” universale.

Il cervello, emisferico e corticale (alla cui base sta l’ipofisi), potrebbe invece essere depositario di una memoria filogeneticamente più recente, propria delle specie più evolute: primati, cetacei ed uomo.
Ipofisi… vediamola un po’ più da vicino.
Come ho detto, sta alla base del cervello, sotto i due emisferi, ed è formata da due parti, una ghiandolare d’origine epiteliale ed una neurologica. Comunica con l’ipotalamo con una rete sanguigna “mirabile”, un doppio albero venoso che le invia i messaggi chimici provenienti dall’organismo, in particolare dalle sottostanti ghiandole endocrine, che sono: tiroide, timo, pancreas, surrenali e gonadi.
A questi messaggi risponde in modo integrato, producendo una serie d’ormoni che, in parte, attivano le funzioni delle altre ghiandole endocrine.
(Per i particolari si può consultare qualunque testo di fisiologia divulgativa).
Situata, come dicevo, alla base del cranio, in stretto contatto con le fibre del nervo ottico, dista però solo pochi centimetri dalla epifisi, alla quale non risulta (a tutt’oggi) direttamente collegata da fibre nervose.
Però, sicuramente, è strettamente influenzata dai forti messaggi elettromagnetici di quest’ultima…e viceversa.
Nell’uomo, bipede sui generis a stazione eretta, nelle ore diurne l’ipofisi (in posizione frontale) riceve, per via diretta od indiretta, i forti impulsi della luce visibile, attivandolo alla veglia, all’azione ed al pensiero…funzioni emisferiche.
L’epifisi, invece, è rivolta verso l’alto, verso l’universo, sotto l’influenza delle radiazioni cosmiche. Queste sono la radiazione “fossile”, ubiquitaria e primordiale, ritenuta residuo dell’ipotetico big bang, ed inoltre i raggi X ed i raggi gamma.
Dispone l’uomo al sonno ed al dialogo con il proprio inconscio più profondo, che alcuni chiamano anima personale... (funzione cerebellare?).

In conclusione, ho cercato di esprimere con le parole una sorta d’intuizione di stamani alle due, quando mi è balzato (si fa per dire) in testa, “cervelletto”, che peraltro da sempre vi è ben radicato…
Così, un po’ per gioco e un po’ per non morire…(come dice il buon Puccini).

giovedì 12 febbraio 2009

Clorella

La clorella è un’alga unicellulare altamente nutriente. Contiene il 58% di proteine, tutte le vitamine del gruppo B, C ed E, bioflavonoidi, sali minerali, inclusi gli olgoelementi, acidi omega 3 e mucopolisaccaridi.
E’ dimostrato che aumenta le difese immunitarie nelle persone trattate con chemio e radioterapia e che possiede un effetto antitumorale …. La clorella, inoltre, stimola la crescita della flora batterica utile, che a sua volta migliora le capacità di difesa dell’organismo.
Aiuta pertanto l’organismo nella lotta contro virus e cancro.
Nel 1980 venne documentata l’efficacia della clorella, nel ridurre o fermare la crescita tumorale, e di uccidere la cellule cancerose negli animali, in somministrazione endovenosa. Successivi studi ne dimostrarono l’efficacia anche per via orale.
Uno studio Giapponese del 1992 dimostrò un’efficacia impressionante della Clorella nell’aumentare i globuli rossi, quelli bianchi, le piastrine, l’emoglobina e l’albumina (che spesso, nei pazienti cancerosi è bassa, aggravandone la prognosi).
Clorella al microscopio elettronico
Altre dozzine di studi, su animali, hanno dimostrato la capacità della clorella di promuovere risposte immunitarie anticancro in animali in cui venivano trapiantati tumori.
Nel 1990, nel collegio di medicina della Virginia, venne sperimentata la somministrazione di clorella, in polvere o liquida, alla dose di venti grammi al dì e per due anni, in 15 pazienti con glioblastoma cerebrale, alcuni dei quali avevano ricevuto anche chemio o radioterapia.
Il risultato, sorprendente, fu di un aumento di quattro volte (4oo%), del numero di pazienti ancora in vita dopo due anni, rispetto ai non trattati, od a quelli che avevano ricevuto solo chemioterapia.
*Va notato che il glioblastoma è un grave tumore originato nel cervello dalle cellule della Glia. Nelle sue forme più gravi, cioè con cellule altamente sovvertite rispetto a quelle normali e generate da diversi ceppi progenitori, è una delle più aggressive forme di cancro, con una sopravvivenza a due anni, in tutti i casi ( che siano cioè trattati nei vari modi tradizionali o non trattati), intorno al 10%, e con una qualità di vita molto triste…
I pazienti in trattamento con clorella hanno inoltre goduto di una qualità di vita nettamente migliore.

Disegno di clorella e foto al microscopio a piccolo ingrandimento


Non dobbiamo riporre sulla clorella nessuna aspettativa miracolistica di tipo comodo e gratuito Essenziale, sempre, è la correzione dello stile di vita e dell’atteggiamento, (cause prime del cancro), ma rifiutarsi di prenderla in considerazione nella pratica terapeutica anticancro, significa rinchiudersi in una specie di limbo della medicina, negando in molti casi al paziente non solo una grossa opportunità terapeutica, ma soprattutto il godimento di una migliore qualità di vita, qualunque sia la durata della malattia ed il suo esito.
Esistono anche altre alghe benefiche, come la spirulina, ed altre piante super ricche in clorofilla, ma la clorella è ritenuta superiore a tutte, soprattutto nei pazienti con cancro associato a costituzione debole.
La clorella, oltre che nel cancro, è utile in numerose altre patologie croniche debilitanti, come si può intuire dalla sua composizione e meccanismo d’azione.
E’ importante notare che la clorella è un esempio illuminante del valore e della preziosa saggezza della natura anche nelle sue forme primordiali.
Il gruppo delle alghe unicellulari pigmentate (alghe verdi-blu, rosse, brune etc.) è vecchio quasi come la vita stessa, ed è sopravvissuto con successo fino ai nostri giorni.
La clorella, in particolare, vive in acque dolci, nutrendosi di luce, acqua, aria e sali minerali.
Da queste basi, ed in modo ancora non ben spiegabile, produce sostanze capaci di riparare vari danni cellulari, anche genetici, ad esempio rigenerando l’integrità dei geni tumore-soppressori e contribuendo a ricondurre gli onco-geni, divenuti cancerogeni, alla loro primitiva funzione di regolatori dello sviluppo e riproduzione cellulare armoniosa (proto oncogeni).

(In parte tratto da “Herbal medicine, healing & cancer” de Donald R.Yance).