I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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domenica 22 febbraio 2009

Come e perchè

Forse il limite più pesante alla scienza moderna non lo ha posto il principio d’indeterminazione di Heiseberg, ma risiede piuttosto nell’uso, per così dire parziale, che facciamo dei nostri strumenti cognitivi.
Da quando Cartesio, forse giustamente ma riduttivamente, dettò le regole del metodo scientifico per evitare che la scienza cadesse nella ciarlataneria, gran parte degli scienziati hanno ritenuto che l’investigazione dei fenomeni dovesse ridursi all’analisi del come.
Certo, fu un grosso passo avanti rispetto all’ “ipse dixit” o al dogmatismo aprioristico.
Ricordate Dante? “State contente umane genti al quia – Che se possuto aveste saper tutto – Mestier non era partorir Maria”.
(Ma allora perché Tommaso D’Aquino ha scritto la Summa Teologica, in cui si spiega tutto, soprattutto l’inspiegabile?).


San Tommaso e Dante


Oggi, forse, sappiamo un po’ di più rispetto ad allora, anche se dieci o ventimila anni fa i nostri antenati avevano anticipato e compreso più profondamente quasi tutto ciò che oggi conosciamo.
Prendiamo ad esempio lo studio dell’embriologia.
Questa spiega molto bene i meccanismi della fecondazione e dello sviluppo embrionale, ma in maniera parziale.
Non vi siete mai chiesti perché, oltre che come, l’ovulo venga fecondato nella tuba e vada ad annidarsi proprio nella zona dell’utero più adatta al suo sviluppo?
Ed ancora, perché da una sfera di cellule identiche, cloni dell’ovulo fecondato, ad un certo momento alcune di queste scelgano un percorso diverso da altre, verso una specializzazione e differenziazione sempre più radicali?
Perché poi l’embrione, nelle prime settimane di vita, compie un percorso che ricorda le tappe evolutive degli ultimi due o tre miliardi d’anni? (Dato che siamo nel centenario di Darwin).
Molti scienziati, ma non tutti, inorridiscono di fronte a questo tipo di domande, affermando che travalicano i limiti della scienza… ma e proprio così, o non piuttosto un’abdicazione di fronte a ciò che è scomodo, ma sarebbe pur sempre spiegabile se solo ci sforzassimo ad integrare conoscenze note ed accessibili, anche se appartenenti ad ambiti diversi?
Un giorno chiesi ad un docente di fisica teorica dell’università, qual era secondo lui il fenomeno fisico elementare, il principio unitario dell’universo in tutte le sue multiformi manifestazioni.
Mi rispose male, accusandomi d’atteggiamento antiscientifico, ed affermando che domande simili sono inutili.
Eppure, una risposta, rigorosamente scientifica, oltre che filosofica, la sappiamo già da tempo, ma preferisco non darla, lasciandovi il piacere della scoperta, nonché la libertà di trovare risposte diverse.
Solo colui che ha saputo porsi molte più domande delle risposte, ce l'ha fatta, anche se con fatica, a scoprire qualcosa di più…
Ritornando all’embriologia, sappiamo che fino ad una certa epoca ciascuna cellula è in grado di riprodurre un individuo completo, dopo non più.
Ma come mai alcune cellule, in una certa posizione, decidono di dar vita ad una linea di sviluppo differente da altre, in altre posizioni? Come fanno le cellule a sapere in che posizione si trovano, e rispetto a che?
Non rispondete come fanno alcuni pigri e dogmatici: “ mistero della vita”, perché sarebbe un po’ troppo presto.
Per quanto riguarda il riconoscimento della posizionale cellulare nel proto embrione, valgono di sicuro i principi scientifici basati sulle leggi elettrochimiche note. (Polarità, forze di Wanderwals, legami idrogeno, legami covalenti e coordinati).
Ma come avviene in pratica?
Io immagino che la porzione d’utero in cui avviene l’annidamento dell’ovulo emetta un forte segnale elettrochimico polare (indotto per via ormonale), il quale, a sua volta, produce sulle cellule embrionali rivolte verso la nicchia della parete uterina, un’opposta polarità attrattiva…
È il caso di dire che, quando mamma chiama, il figlio risponde!
Così, alcune cellule embrionali, sapendo di essere in una certa posizione, informano il proprio patrimonio genetico di ciò che sta avvenendo, inducendolo ad operare alcune scelte ed a reprimerne altre… e viceversa.
Ma allora, come fanno i pesci, gli anfibi, le galline che non hanno utero?
Divertitevi pure a darvi delle risposte ed a porvi nuove domande, perchè la ricerca, per fortuna, continua!
Solo così la vita – quella umana – diventa divertente, senza lasciare un (ipotetico) Creatore a divertirsi da solo…
Io, per oggi, mi fermo qui, dato che è domenica e bisognerebbe far riposo, rinviando ad un’altra volta il discorso sul percorso a ritroso della ontogenesi nella filogenesi, esso pure molto interessante.
Vorrei solo concludere, provando ad andare un pò oltre a quanto ho esposto finora, oltre anche a ciò che dice la legge di Bell sullo scambio istantaneo d’informazioni fra particelle e megacomposti di particelle, (legge che molti scienziati si permettono di snobbare, ignorandola come se non esistesse).
Oltre a tutto ciò, io credo che esista una legge della vita che “ama la vita” (più che mai…), facendo tutto il possibile, e forse qualche volta anche l’impossibile, per offrirla da una cellula ad un’altra, da una generazione alla futura, da un universo al prossimo venturo…