I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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domenica 24 maggio 2020

Esperienze nell'orto ai tempi del coronavirus -2) La condivisione fa la forza

L'intervento dell'uomo nella selezione del mondo vegetale a suo 'vantaggio', ha creato nuovi e grossi problemi ...
Raramente questo intervento è stato in armonia con le leggi di natura. Spesso, invece, e fin troppo, è stato rivolto ad esaltare alcuni caratteri, primo fra tutti l'apparenza, a danno di tutto il resto.
Non possiamo pretendere che una pianta di pomodoro, tramite centinaia di ibridazioni artificiali, arrivi a produrre pomodori da un chilo mantenendo integro il suo sistema vitale globale!
Infatti, per produrre la speciosità tanto desiderata a scopo commerciale, quella pianta, mostro innaturale, ha bisogno di una infinita serie di interventi per mantenerla in vita: da concimazioni estreme, a ripulitura totale del terreno da qualunque altra specie, per poi giungere a continue irrorazioni con metalli pesanti (rame per primo) che ne garantiscano la sopravvivenza dall'attacco di funghi e batteri, ammesso che prima il terreno stesso non sia stato 'ucciso' dagli erbicidi, rivoltato in profondità, sotterrando lo strato fertile e portando in superficie quello sterile, che doveva stare in profondità ed essere usato per la riserva minerale dalle radici più profonde ...
Ed ancora: interventi chimici che livellino aspetto, peso e colore dei frutti secondo standards commerciali, producendo frutti immaturi ma all'apparenza super pigmentati, senza gusto e con caratteri nutritivi e vitaminici estremamente scadenti.
Qui non è più il caso di dire che anche l'occhio vuole la sua parte, ma che l'occhio stesso diventa asso pigliatutto.
In altre parole, il calcolo ha fatto si' che una pianta rispecchiasse le stesse attitudini scadenti della nuova umanità 'uniformata': l'apparenza a danno dell'essenza! Olfatto, gusto, assorbimento, digestione e vantaggio per l'intero organismo del 'consumatore' diventano irrilevanti: ciò che conta è 'apparire per vendere'!
Nulla in Natura avviene in base a calcolati interessi di profitto e di vantaggio solo individuale. Tutto avviene in base alla legge della condivisione e per il benessere di tutti.
Il mondo sotterraneo, che circonda le radici dei vari organismi è un grandioso circolo di informazioni e scambi reciproci per l'affermazione della vita di ciascuno: lo stadio finale adattativo, in botanica, è chiamato 'climax'. Superata la fase delle piante pioniere, in ogni nicchia ecologica si stabilizzeranno le forme di vita più adatte a quel clima, alla tipologia del suolo, ai sui componenti nutritivi; e questa fase, a sua volta, non è statica, ma in lento, continuo adattamento alle nuove condizioni ambientali dell'ecosistema ...
Allora come fare? L'unico modo è bilanciare il nostro intervento in base alle leggi della natura, assecondandole il più possibile, a meno che non ridiventiamo mangiatori erranti di erbe selvatiche.
Quindi: basta arature profonde, estirpazioni violente e distruzione chimica di tutto quello che non ci fa comodo.
La biodiversità controllata, ma non sovvertita o distrutta, è la garanzia fondamentale per il riadattamento dell'intruso artificiale (il pomodoro biologicamente modificato, ad esempio), alla natura delle cose. Deve convivere con una serie di macro e micro bionti, regolati quel minimo che basti a non farlo soffocare. La presenza di batteri, funghi, proto e metazoi, apparati radicali sinergici, in perenne scambio di informazioni nutrizionali, manterrà il terreno soffice, arieggiato, pullulante di vita. E quello che un organismo scarta diviene cibo per l'altro.
La vita, anche quella 'artificiale', si basa sul compromesso, la condivisione, la ricchezza comune, lo scambio continuo di informazioni vitali fra la pianta intrusa e tutto ciò che la circonda, finché questa, automaticamente, ridurrà alcuni dei caratteri speciosi del tutto inutili, acquistando nuovamente un valore biologico e nutritivo completo e necessario per l'unico scopo che le darebbe ragione di esistere: il bene comune, senza rinunciare a quello del consumatore finale ...
Sto cercando man mano nuovi compromessi: ad esempio quello di lasciar crescere una piccola bordura di pianticelle selvatiche, tenuta sotto controllo, attorno ed in mezzo alle piante introdotte a scopo produttivo. Inoltre riciclo tutto senza buttare via niente, neanche un filo d'erba secca, sempre buona a pacciamare il terreno alla base del mio pomodoro: non più un 'clandestino' mostro di apparenza, ma un verdissimo, pulsante organismo vivente che si è riappropriato di molte delle sue prerogative naturali.
E per oggi, quinto mese della nuova era del nuovo Coronavirus, mi fermo qui ...


 Il 'clandestino' si sta integrando ...

 L'orletto di erbe spontanee attorno a spinaci fagiolini e peperoncini

 Lo stesso orletto fra prezzemolo, porri e spinaci