I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

I principi fondamentali e le conseguenze pratiche per una medicina globale umana

Volendo un po’ schematizzare, vi sono tre tipi di guarigione:

- Guarigione forzata - Fa fulcro sul sintomo, si basa su farmaco e chirurgia.
- Guarigione armoniosa - Fa fulcro sulle cause alla base del sintomo e sulla loro armonizzazione con la legge di natura.
- Guarigione senza guarigione - Fa fulcro sull’impegno di vita, indipendentemente dal sintomo.

Ancora schematicamente, il primo tipo appartiene prevalentemente alla medicina moderna nelle sue varie forme.
Il secondo è tipico della medicina tradizionale, ad es. orientale, ma non solo.
Il terzo è il punto culminante di una vera medicina umana.

Tutti e tre i modi di guarigione sono accettabili e necessari per l’uomo moderno e costituiscono un percorso di evoluzione personale basato sul principio d’educazione alla salute in modo umano.

A distanza di molti anni, in base alla esperienza fatta su me stesso, posso confermare la validità pratica di questi principi, particolarmente del terzo, originariamente formulati, anche se in modo diverso, dal maestro Masahiro Oki, che ringrazio di cuore
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martedì 7 aprile 2009

Mamma Africa 2- I giorni della locusta

Qualche giorno fa ho piantato l'artemisia che avevo portato dall'Italia e che, quasi per miracolo, non era morta durante il viaggio.
Le piccole pianticelle erano però agonizzanti.
L'ultimo trauma, tremendo, erano state le sette ore di viaggio da Lomé a T., con temperature di oltre quaranta gradi.
Messe a dimora la sera, il mattino dopo parevano riprese, ma la sera era tutto scomparso.
Inspiegabilmente, il mattino dopo c'era qualche germoglio, spuntato dalle radici ancora vitali.
ma la stessa sera più nulla.
Mi ero quasi rassegnato, quando, due giorni dopo, non uno, ma tre o quattro germogli spuntavano di nuovo dalla rossa e fertile terra d'Africa-
Cosa stava succedendo? Ho capito quando ho visto una verde e graziosa locusta pasteggiare con i germogli.
Perché proprio con quelli, quando intorno aveva foglie ben più succulente? Semplice, anche le locuste si curano con l'artemisia. Così ho capito d'essere sulla strada giusta!
Ho anche piantato la soia verde ed il peperoncino, ed ho acquistato un pò di miele delle grigie e forti api selvatiche dal vicino di casa.
Io e Shafer siamo diventati amici. Ha viaggiato in Europa, conosce le piante medicinali con buona scientificità ed è una...simpatica canaglia!
Con l'artemisia già secca, portata dall'Italia e gli altri rimedi che ho detto, era pronta la base per curare la malaria e non solo.

La malaria, qui, si chiama paludismo, è endemica da sempre, quasi tutti l'hanno avuta, in forma più o meno grave, ma pochi, nel complesso, ne sono morti.
Soprattutto i bambini malnutriti, e quando si associa ad altre malattie, tifo e tubercolosi, soprattutto.

Il ciclo vegetativo dei plasmodi malarici, fra zanzare, uomo e zanzare, è stato scoperto dall'italiano Giovan Battista Grassi, nell'ottocento.
Penetrati nel sangue con la puntura di una zanzara "Anofeles", i parassiti in un primo tempo entrano nel fegato, ove maturano il loro sviluppo.
Da lì, invasa la circolazione sanguigna, penetrano nei globuli rossi, di cui si nutrono, riproducendosi fino a causarne la rottura.
Escono,dopo 24-72 ore, causando un intenso attacco febbrile, per invadere altri globuli, e così via, causando una anemia sempre più grave, impegnando milza e fegato,a fare da spazzini.
Questi organi sono, infatti, sempre più o meno ingrossati, specie nelle malarie croniche.
Alcuni parassiti, invece di invadere i globuli. iniziano a differenziarsi in due sessi distinti: i gametociti.
Sono questi, succhiati dalla zanzara, a dare origine ad un nuovo ciclo vegetativo, fecondandosi nello stomaco, producendo nuovi individui che, dalle ghiandole salivari, arriveranno all'uomo.
Quindi, sia la zanzara che i plasmodi, hanno bisogno del sangue dei mammiferi. La prima per maturare le proprie uova, i secondi per nutrirsi e riprodursi.
Ma l'uomo, a sua volta, ha un qualche bisogno dei plasmodi?
Apparentemente no, anzi, talvolta ne viene ucciso, ma solo dal tipo "falciparum", a forma di falce.
Gli altri tre tipi, invece, probabilmente più antichi, hanno ormai perso il potere mortale, poiché l'uomo si é adattato e ne guarisce sempre.
Però, non tutti soccombono al falciparum, il quale per essere letale deve incontrare nell'organismo un ecosistema già compromesso da cause multiple.
Forse un giorno scopriremo che anche il falciparum aveva una utilità per il gruppo sociale umano, nel suo complesso, e non solo per eliminare i più deboli.
L'ecosistema vita, nel suo complesso, è ancora poco e male conosciuto, e spesso solo per essere giudicato buono o cattivo a seconda del nostro punto di vista, superficiale, calcolatore ed egoista.
Ma le cose non stanno così!
La ricerca scientifica stessa, nonostante i grandi personaggi, come Grassi, che hanno fatto compiere veri progressi a suon di sudori e sacrifici, spesso procede in modo parziale e calcolato, secondo gli interessi del committente, in questi casi quasi sempre una multinazionale del farmaco.
Si veda, ad es., Fleming che, scoperta per caso la penicillina, si limitò alla ricerca sulle muffe, tossiche, riproducendo a basso costo una serie di farmaci, a partire dalla penicillina, che hanno dato a lui ed alle multinazionali enormi profitti.
Se milioni di vite, nei primi tempi, sono state salvate, è soprattutto grazie alla muffa, più che a lui.
Poi sono comparse le resistenze, i danni da tossicità e la ormai prossima perdita della battaglia, giacché il singolo composto chimico non ce la fa a battere in velocità gli adattamenti mutazionali dei batteri.
E così è anche per la malaria, ormai spesso resistente ai sempre meno efficaci e più tossici prodotti di sintesi (si veda, ad es., il Lariam, che ne ha uccisi più di quanti ne ha guariti).
Ma non è così, invece, per l'artemisia, che di antibiotici naturali ne ha centinaia, in gran parte ancora da scoprire, ed efficaci anche su virus, batteri, miceti etc.

Ma torniamo a mamma Africa.
Ho fatto il bagno nel fiume, assieme ai bambini, che ridevano a vedere la mia pelle bianca.
Una giovane, generosa (e bellissima) ragazza mi ha aiutato a portare i secchi colmi, per le necessità quotidiane.
E' una vicina di casa, ed ho fatto amicizia con lei, come con tutti gli altri, offrendo quello che avevo: caffè, sardine in scatola e maionese!

Così i giorni passano, al suono delle cicale che continuano a divorare i germogli d'artemisia, che però ricrescono sempre più numerosi.
I miei beveroni guariscono malaria, tifo e polmoniti.
I bambini mi salutano: bonjour docteur!
I vcchi mi stringono la mano con entrambe le loro...
Solo il capo del villaggio mi chiama, con disprezzo "quel massaggiatore", ma c'é un perché, e questo lo racconterò un altro giorno.

(continua).